“Apprezziamo la coraggiosa obiettività del Tribunale Amministrativo, specie in un contesto sociale e mediatico che, troppo spesso, è portatore di pregiudizi generati dall’esasperazione del concetto di antimafia”. E’ quanto affermano gli avvocati Stefano Pellegrino e Giuseppe Bilello, legali dell’imprenditore Giovanni Sciacca, datore di lavoro di Maria Concetta Riina (da dieci anni segretaria della concessionaria “Mondo Auto 3” di Petrosino), dopo la sospensione cautelare, da parte dei giudici amministrativi di primo grado, dell’efficacia dell’informativa antimafia interdittiva del prefetto di Trapani che aveva, di fatto, costretto l’imprenditore a licenziare la nipote di Totò Riina, nonostante questa sia incensurata. “Del resto – proseguono gli avvocati Pellegrino e Bilello - l’atto interdittivo rappresentava un’ingiustificata e grave limitazione al libero svolgimento delle normali attività della società dello Sciacca”. Quest’ultimo ha proposto ricorso al Tar come rappresentante legale della sua società immobiliare, non a nome della “Mondo Auto 3”. Anche la società immobiliare, infatti, era stata citata nell’interdittiva del prefetto Falco. I legali dell’imprenditore, infine, ribadiscono “il grave rischio sociale derivante dall’eccesso di potere legittimato dal nostro legislatore attraverso una produzione legislativa sconsiderata, affidando competenze sanzionatorie al potere esecutivo senza le garanzie della giurisdizione”. Senza che la difesa possa, insomma, mettere lingua. Il Tar, con provvedimenti quasi fotocopia (stesse motivazioni), ha accolto sia il ricorso di Sciacca, che quello presentato dalla figlia di Gaetano Riina, fratello di Totò “u curtu”, anch’egli già condannato per mafia. I giudici amministrativi hanno spiegato che “l’informativa impugnata, da cui è scaturito il licenziamento di Maria Concetta Riina, risulta adottata senza adeguata istruttoria ed esclusivamente sulla base di legame parentale con noti pregiudicati della ricorrente”. Nel merito dei due ricorsi il Tar deciderà nel giugno 2016.