E’ ormai passato troppo tempo dall’epoca dei fatti. La prescrizione ha ormai azzerato tutte le contestazioni. Come ha rilevato lo stesso pubblico ministero, costretto a chiedere il “non luogo a procedere” per l’estinzione dei reati per i quali si procedeva. In fumo, dunque, tutto il lavoro svolto dalla Guardia di finanza di Castelvetrano e dalla magistratura. E’ quanto accaduto nel processo riguardante il caso della contestata truffa ai danni dello Stato - commessa, secondo l’accusa, attraverso i meccanismi della legge 488 del 1992 - nel corso della realizzazione del “Selinunte Beach Hotel”. I legali della difesa hanno, comunque, chiesto al Tribunale di Marsala di pronunciarsi “nel merito” con un’assoluzione. In caso di prescrizione, infatti, gli imputati, evitata la condanna penale, rischiano però di andare incontro a una serie di conseguenze di natura amministrativa. In subordine, la difesa si “accontenta” della prescrizione. La sentenza, dopo la replica del pm alle ultime arringhe dei difensori, dovrebbe essere emessa il 9 novembre. Otto, alla sbarra tra imprenditori, commercianti e artigiani fornitori di beni e prestazioni d’opera che avrebbero emesso quelle “false fatture” necessarie per incassare gli “indebiti” finanziamenti. Contestati, a vario titolo, anche i reati di false dichiarazioni ed evasione fiscale. Imputati sono i castelvetranesi Giovanni Cascio, di 68 anni, Girolamo Grande, di 61, Eugenio Brillo, di 64, Mario Aldo Brillo, di 60, e Giacomo Fundarò, di 70, e i marsalesi Antonino Titone, di 57, Salvatore Ciaramidaro, di 61, e Girolamo Bartolomeo Castiglione, di 53. Artefici della truffa, secondo l’accusa, sarebbero stati Cascio, amministratore della Seven Turist, Grande, amministratore della Grande Immobiliare (con Eugenio Brillo) e della Costruzioni immobiliari, Amedeo Brillo, direttore dei lavori della Seven Turist, e Fundarò, amministratore della A.S. Costruzioni. I finanziamenti concessi furono di oltre due milioni e mezzo di euro. La struttura alberghiera, prima sequestrata e poi dissequestrata, è tutt’ora in funzione. E’ composta da tre corpi di fabbrica (per 88 camere, su due piani e cantinato). False fatture e false dichiarazioni, secondo gli investigatori, indussero i funzionari del ministero delle Attività produttive ad autorizzare, nel maggio 2005, l’erogazione di un finanziamento di 934.704 euro (a carico del bilancio nazionale) e 400.586 euro (bilancio regionale) e poi, nel novembre 2006, di 1.335.292 euro.