Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
22/09/2015 07:45:00

Marsala, processo all'ex direttore del carcere. Venerdì la requisitoria

 E’ stata fissata per venerdì prossimo la requisitoria del pubblico ministero nel processo che in Tribunale vede imputato, per peculato d’uso, l’ex direttore del carcere di Marsala Nicolò Raimondo. Secondo l’accusa, Raimondo, il 19 marzo del 2009, insieme ad altre due persone – e cioè l’ex comandante delle guardie della casa circondariale marsalese, Giuseppe Bellomo, e l’ispettore della polizia penitenziaria Leonardo Giacalone, accusati di peculato e truffa allo Stato (ipotesi di assenteismo), ma poi assolti - sarebbe andato ad un pranzo in un ristorante, a 11 chilometri dal centro cittadino, con l’auto in dotazione alla polizia penitenziaria. Nell’ultima udienza, gli avvocati difensori Maurizio D’Amico e Stefano Pellegrino hanno depositato le dichiarazioni già rese da Bellomo. Questi disse che il motivo dell’incontro “istituzionale” e non aveva a che fare con la festa di Sa Giuseppe. Così aveva dichiarato anche l’ispettore della polizia penitenziaria Leonardo Giacalone, ricordando che quel giorno avrebbe dovuto partecipare anche l’allora dirigente del commissariato di polizia di Marsala Gianpaolo Cassandra, che però al ristorante non si presentò. Già ascoltato dal Tribunale (presidente del collegio Sergio Gulotta, giudici a latere Pierini e Moricca), Cassandra ha detto di ricordare quell’invito, ma non se fosse connesso a fini istituzionali. E non ricorda nemmeno se quel giorno avvertì che non sarebbe andato al pranzo. La centralinista del carcere ha, poi, dichiarato di non ricordare se il vice questore Cassandra chiamò per avvertire che non sarebbe andato. “Era un pranzo di lavoro – ribadiscono gli avvocati D’Amico e Pellegrino – e che quindi non sussiste il reato contestato. Non c’era la volontà di ledere la pubblica amministrazione”. L’indagine è della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura. Per questa vicenda, nel 2010, Raimondo fu condannato (processo con rito abbreviato) dal gup Caterina Greco a sei mesi di reclusione per peculato e falso ideologico. Per il falso, la condanna è ormai definitiva, con sigillo della Cassazione, mentre l’imputazione di peculato è stata riformulata e tramutata in peculato d’uso con rinvio del processo in primo grado.