L’avviso conclusioni indagini preliminari (atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) è stato notificato dalla sezione di pg della Guardia di Finanza della Procura di Marsala ad Antonio Ignazio Correra, 35 anni, agente di commercio marsalese, nell’ambito del procedimento penale che lo vede accusato di bancarotta fraudolenta, patrimoniale e documentale, e truffa in danno dello Stato. Altro processo in vista, dunque, per un personaggio che in primo grado è già stato condannato a tre anni e 8 mesi di reclusione per truffe in danno di aziende che producono e commercializzano fertilizzanti agricoli, a un anno e 4 mesi per ricettazione assegni rubati e a 8 mesi per calunnia. L’accusa di truffa allo Stato è scattata perché Correra, affermando “falsamente”, secondo la Procura, di essere vittima di usura ed estorsione, avrebbe tratto in inganno la prefettura di Trapani, riuscendo ad accedere al relativo “fondo di solidarietà”, incassando quasi 200 mila euro. E con una parte della somma (158 mila euro) ha comprato un’abitazione nella frazione Acquaviva di Montepulciano (provincia di Siena), che lo scorso 8 giugno, quando Correra fu posto agli arresti domiciliari, fu sottoposta a sequestro preventivo. In calce al provvedimento restrittivo e a quello di sequestro dell’immobile toscano c’era la firma del gip del Tribunale di Marsala Vito Marcello Saladino. L’inchiesta della sezione di pg delle Fiamme Gialle è stata diretta dal procuratore Alberto Di Pisa e coordinata dal sostituto Nicola Scalabrini. L’accusa di bancarotta fraudolenta è stata formulata perché, a giudizio degli investigatori, Correra avrebbe depauperato sistematicamente il patrimonio della fallita “Kemical Green”, di cui l’arrestato era legale rappresentante, prelevando dalle casse della società oltre 212.749 euro, nonché incassando una somma leggermente inferiore mai registrata nella contabilità delle entrate relative a crediti vantati dalla società nei confronti di molti clienti. In luglio, accogliendo l’istanza dell’avvocato difensore Francesco Messina, Correra fu rimesso in libertà, per “impossibilità di reiterare i reati di bancarotta e truffa allo Stato”, dal Tribunale del Riesame, secondo il quale però “sussistono i gravi indizi di colpevolezza”. Nel 2008, Antonio Correra denunciò e fece arrestare dai carabinieri il ristoratore Massimo Bellitteri e il suo socio in affari Antonino Salvatore Sieri, accusandoli di estorsione, usura e lesioni personali. Lo scorso 22 giugno, però, accogliendo sostanzialmente le richieste del pm, il Tribunale ha assolto Bellitteri e Sieri dalle accuse di usura ed estorsione, condannandoli a soli 5 mesi, nonché a 500 euro di risarcimento danni, per esercizio arbitrario delle proprie ragioni e lesioni.