di Dino Agate - Sul Corriere della Sera di domenica é stato recensito da Antonio Ferrari, su un'intera pagina, il libro di Giulia Maria Crespi, che uscirà oggi 3 novembre nelle librerie per le edizioni Einaudi. "Il filo rosso. Il Corriere ed altre storie della mia vita" é un libro autobiografico, ed é il primo libro scritto dall'autrice in novantadue anni, quanti ne ha.
Giulia Maria Crespi é stata la proprietaria del Corriere negli anni di piombo, quel periodo oscuro e violento della società italiana che va da dalla fine della rivoluzione sessantottina agli inizi del fango della corruzione. Anni di transito e di sequestri, attentati e rivoltellate, targati in primo luogo Br e Prima Linea, ma anche, in minor misura, centri di destra. La signora Crespi fu quella che decise il licenziamento del direttore del Corriere Giovanni Spadolini e l'ingaggio di Piero Ottone. Era insofferente al liberalismo spadoliniano, ed infervorata dalla nuove pulsioni sinistrorse della società. Voleva un giornale più legato a sinistra, e come proprietaria della testata trovò il nuovo direttore adatto alla bisogna.
Il licenziamento di Spadolini, su due piedi e senza preavviso, deciso in una riunione segreta, cui non parteciparono alcuni capi redattori vicini a Spadolini, inaugurò la stagione delle incomprensioni e dei diverbi con Indro Montanelli, che era contrario al cambio del direttore. Con Piero Ottone, il Corriere perse la sua tradizionale linea editoriale, di rappresentanza della borghesia illuminata milanese, ed iniziò il fiancheggiamento morbido dei gruppi armati di sinistra che volevano sovvertire lo Stato. Non c'era attentato o strage che non diventasse, sulle pagine del Corriere, di matrice destrorsa, ed in tutto si scoprivano golpe di destra, favoriti da azioni dei servizi segreti deviati al soldo dei golpisti. In questo nuovo clima redazionale diventava difficile, per Montanelli ed altri giornalisti, continuare a scrivere. Nonostante tutto, Indro Montanelli riuscì a pubblicare, con l'avallo del direttore, una lettera aperta alla giornalista Camilla Cederna, in cui la sbeffeggiava alla grande. Solo che la Cederna era la pupilla di Giulia Maria Crespi, che leggendo l'articolo andò su tutte le furie, e richiamò agli ordini l'intimorito direttore. Ottone ingiunse quindi a Montanelli di dimettersi, pena il licenziamento. Non gli volle pubblicare nemmeno un breve pezzo di addio ai lettori, dopo quarant'anni di militanza nel giornale.
Nonostante la recensione adulatoria che ne fa Antonio Ferrari sul Corriere, non comprerò il libro. Intanto non é un vero e proprio libro dell'autrice. Nella sua lunga vita non ha mai pubblicato un piccolo libro, figuriamoci se abbia potuto scriverne uno di 467 pagine, quanto é questo, alla veneranda età che si ritrova. Come spesso capita con personaggi in vario modo famosi, una discreta ed anonima penna si sarà messa al suo servizio, riportando su un libro la versione dei fatti della Zarina (così fu chiamata da Montanelli). Poi, sul libro vedremo la firma Giulia Maria Crespi.
Inoltre, che un valente giornalista come Antonio Ferrari abbia scritto l'adulatoria recensione non deve meravigliare più di tanto. Giulia Maria Crespi é ancora donna ricca e potente. E' tra l'altro presidente onoraria del Fai (Fondo ambiente Italiano). I potenti trovano sempre le penne adulatorie.