Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
18/11/2015 12:06:00

Marsala, continua oggi il processo a Foderà - Sicilfert

 Continua oggi davanti il giudice monocratico Matteo Giacalone, il processo che vede imputato Pietro Foderà, 33 anni, amministratore della Sicilfert,  per truffa e falso materiale e ideologico per aver “barato”, secondo l’accusa, sul peso dei rifiuti (organico) conferiti dai mezzi dell’Aimeri per conto di diversi Comuni dell’Ato Tp1. Ad avvio di dibattimento, si sono costituiti parte civile i Comuni di Marsala e Paceco. Il legale del primo, Luigi Cassata, ha chiesto che la Sicilfert, azienda marsalese che trasforma i rifiuti in concimi, venga dichiarata “responsabile civile”. Sulla richiesta il giudice Giacalone deciderà oggi. L’indagine è stata svolta dai vigili urbani di Marsala. A farla scattare, nel febbraio 2014, è stato un esposto anonimo arrivato al comandante della polizia municipale, Vincenzo Menfi. Una lettera in cui si denunciavano scorrettezze nella pesatura dei rifiuti da trasformare in fertilizzanti per l’agricoltura. Seguirono, perciò, una perquisizione dell’impianto di compostaggio (a fine aprile 2014) e il sequestro delle carte relative alla pesatura dei rifiuti e delle attrezzature utilizzate per pesare i rifiuti arrivati con gli autocompattatori. Le bilance non erano truccate, ma è emerso che il peso lordo dei mezzi che trasportavano i rifiuti veniva memorizzato nel sistema e poi richiamato utilizzando il relativo numero identificativo, sostituendo, però, in diversi casi, il peso del mezzo in uscita con quello di un altro mezzo meno pesante. Con una “tara” minore, quindi, secondo l’accusa, il peso netto dei rifiuti in entrata risultava maggiore di quello reale. Sarebbe stato così alterato lo scontrino rilasciato agli autisti, sul quale era indicato un peso netto maggiore rispetto a quello effettivamente trasportato. E siccome la Sicilfert viene pagata a peso, gli incassi dell’azienda sarebbero stati superiori a quelli dovuti. I Comuni, e di conseguenza i cittadini, avrebbero pagato per una quantità superiore di rifiuti organici rispetto a quelli realmente conferiti. Nel corso dell’indagine, sono stati, inoltre, ascoltati autisti ed effettuati controlli a campione sulle pesature. A difendere Pietro Foderà, figlio di Michele Foderà, il fondatore della Sicilfert, è l’avvocato Diego Tranchida.