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07/12/2015 06:20:00

Papà Mattarella e la mafia, niente conciliazione tra il Presidente e Alfio Caruso

Dopo il processo sulla trattativa Stato-mafia che ha visto come testimone l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, un’altra vicenda giudiziaria vede stavolta coinvolto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha chiamato in causa il giornalista e scrittore catanese Alfio Caruso e la casa editrice Longanesi, accusandoli di aver aver scritto nel libro “Da cosa nasce cosa”, delle pagine che hanno infangato la memoria del padre Bernardo Mattarella e di aver raccontato “in maniera grossolana” quelli che sono stati i rapporti politici del fratello Piersanti, ex presidente della Regione ucciso da “cosa nostra” nel 1980. Nello specifico, visto che non ci sarà nessuna conciliazione tra il Presidente Mattarella e Alfio Caruso, e si andrà in dibattimento, il giudice della prima sezione civile di Palermo Enrico Catanzaro dovrà decidere se ammettere in aula la testimonianza di Franco Di Carlo, pentito di cosa nostra che ha raccontato nel 1996 di aver conosciuto Bernardo Mattarella come uomo d’onore.

A richiedere la citazione del pentito è stato il legale di Caruso, Fabio Repici, che ci riprova dopo una prima bocciatura, per poter così chiedere se la madre del Presidente, Maria Buccellato, fosse legata tramite alcuni vincoli di parentela ad alcuni mafiosi trapanesi. Inizia così una fase istruttoria che al Capo dello Stato vede affiancati anche i nipoti Bernardo e Maria, tutti difesi dall’avvocato Antonio Coppola che ha richiesto un risarcimento danni di 250 mila euro e il blocco della vendita del libro “Da cosa nasce cosa”. Il difensore dei Mattarella continua a ribadire, come ha sempre definito, un grande errore di persona mettere assieme Maria Buccellato e i mafiosi trapanesi che portavano lo stesso cognome.