di Dino Agate - Chiuderà oggi la mostra di Picasso al Museo Pepoli a Trapani. Chi non ha fatto in tempo a visitarla ha perso tanto ed anche niente, a seconda dei punti di vista.
La mostra espone un centinaio di opere dell'artista, tra i più celebrati della contemporaneità. Non si tratta di vere e proprie opere pittoriche, a parte un notevole autoritratto, ma di incisioni, disegni, acqueforti e ceramiche. Alcune serie di opere grafiche sono state originate dalla concomitante rappresentazione di opere teatrali, il cui autore o regista era amico o conoscente di Picasso. L'artista gli ha voluto dedicare le sue interpretazioni, spesso non collegate precisamente al testo teatrale.
Picasso é stato un autore davvero grande, soprattutto nel suo primo periodo. Il suo culmine si ha con l'opera "Guernica", esito pittorico realistico e surreale di un bombardamento durante la Guerra Civile spagnola. Poi, a poco a poco, lo spagnolo trapiantato a Parigi, oberato di successo, si avviò verso più facili sponde con nuove tecniche espressive. La sua produzione in grafica e ceramica aumentò il ritmo, e gli rese un mare di quattrini. Per fare una vaso di ceramica, apponendoci a volte semplicemente una movenza di toro, non ci voleva molto, ed i compratori erano disposti a sborsare fior di franchi.
Come capita a molti geni, dopo l'acme del successo per quello che hanno fatto, comincia l'esaurimento artistico e forse la noia del grande impegno. Possono, a questo punto, continuare a vivere bene di rendita. E' quel che é capitato a Picasso. Il senso di questa parabola si può capire guardando le sue ceramiche, piatti, vasi, mattoni, esposti al Museo Pepoli vicini alle ceramiche della tradizione e dell'artigianato locale del '600 e del '700. Se non fosse per il cartellino, posto vicino alle opere, che indica il nome di Picasso, si potrebbe pensare che si tratta di tentativi di giovani praticanti di bottega, tanta é la differenza con le vicine opere della tradizione, prodotte dagli artisti siciliani. Che sembrano davvero ed in tutti i sensi artisti, e non semplici artigiani come vengono definiti, in questo raffronto ravvicinato con l'artista per antonomasia Picasso.
Le ceramiche di Picasso sembrano collocabili, nella considerazione artistica, ad uno stato regredito e meno sofisticato, rispetto alle consorelle dell'artigianato - arte locale.
Poi, la grafica di Picasso propriamente detta, esposta al Museo, mostra i soliti tori nell'arena, che sono il simbolo del suo legame alla Spagna della natura e dei furori, da accettare come suo dato caratteristico, ma oltre non ti danno nella ripetitività della concezione. Ne avrebbe fatto, di quelle scene di toreri e toreadori, cento invece che diecimila, non avrebbe dato di meno.
Insomma, andando a visitare la mostra non si ottiene una visione catarchica del mondo e nemmeno si acquisiscono sentimenti di sopraffina bellezza. Però, si può ridimensionare l'adulatorio parlare comune che si fa di Picasso, confrontandolo con opere di sconosciuti artigiani - artisti, che non sono arrivati alle celebrità.