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10/12/2015 07:00:00

Processo alla mafia a Marsala. A gennaio il boss De Vita in aula

 E' stato un maresciallo dei carabinieri, Marco Calzolari, il primo dei testi d'accusa ad essere ascoltato, davanti il Tribunale di Marsala, nel processo scaturito dall’operazione antimafia “The Witness”, del 9 marzo scorso. Imputati, per associazione mafiosa, sono Antonino Bonafede, di 80 anni, pastore, Martino Pipitone, di 65, entrambi in passato già arrestati per mafia, e il 54enne pastore incensurato Vincenzo Giappone. Dei tre, solo Pipitone - accusato anche di intestazione fittizia di una società ad altra persona “per evitare eventuale confisca da parte dello Stato” - è tornato in libertà. L'investigatore Calzolari ha riferito in aula sulle intercettazioni e le indagini effettuate. Secondo l'accusa, Bonafede sarebbe stato il reggente della famiglia mafiosa marsalese dopo l'arresto del figlio Natale, in carcere dal gennaio 2003 con una condanna definitiva all’ergastolo. E con Giappone “provvedeva alla raccolta del denaro provento di attività illecite, poi conferito al “mandamento mafioso” di Mazara e ai familiari di affiliati detenuti, come Amato Giacomo, uomo d’onore marsalese condannato all’ergastolo”. Giappone sarebbe stato il cassiere della “famiglia” e il “primo collaboratore” di Bonafede senior. Martino Pipitone, invece, avrebbe esercitato la sua “sfera d’influenza nel centro storico”. Intanto, la testimonianza più attesa, se deciderà di parlare, è quella prevista per l’udienza del 4 gennaio. In quella data, infatti, nell'aula “Paolo Borsellino” del Tribunale dovrebbe arrivare, testimoniando come “imputato di reato connesso”, il boss mafioso marsalese Francesco De Vita, già condannato all’ergastolo per l’omicidio di “Vanni” Zichittella (guerra di mafia del 1992). De Vita, aveva sottolineato il pm Carlo Marzella nell'udienza dello scorso 16 novembre, “prima aveva chiesto di essere ammesso a programma di protezione e poi ha revocato tale richiesta”.