A distanza di dieci anni dalla conclusione del processo penale per omicidio colposo plurimo, reato che nel 2005 fu dichiarato prescritto (imputati erano l’armatore Giuseppe Quinci e l’ingegner Giuseppe Genovese, ex funzionario del Registro navale di Trapani), la terza sezione civile della Corte d’appello di Palermo ha riconosciuto un risarcimento danni di 200 mila euro ciascuno ai 14 eredi delle quattro vittime mazaresi del naufragio del peschereccio “Massimo Garau”. A pagare dovrà essere l’armatore Quinci, ormai 78enne. L’altro imputato del procedimento penale, infatti, l'ingegner Genovese, di 77 anni, ha infatti già siglato un accordo con gli eredi, ai quali ha versato 400 mila euro. Il “Garau” naufragò nel Canale di Sicilia in tempesta il 16 febbraio del 1987 e nessuno dei 19 componenti dell’equipaggio riuscì a salvarsi. In quindici, fra cui 14 africani, morirono annegati, mentre gli altri quattro furono trovati assiderati su una scialuppa. Nel 2005, il processo penale a Quinci e Genovese si concluse, in Cassazione, con la prescrizione del reato contestato. E questo, dopo l’assoluzione decretata in primo grado dal Tribunale di Marsala, ai familiari dei marittimi mazaresi deceduti (il comandante Paolo Palaino, il direttore di macchine Geo Castelli, il nostromo Matteo Asaro e Girolamo Perez) aprì la strada per la richiesta del risarcimento danni in sede civile. Ad assistere legalmente i familiari delle vittime sono stati gli avvocati Alfredo Galasso e Nicola Sammaritano.