Non ha atteso neppure la sentenza di primo grado con una eventuale condanna il Ministero della Giustizia per licenziare la 44enne palermitana Antonella La Monica, ex dirigente amministrativo della Procura di Marsala, accusata di truffa e falso ideologico, aggravati e continuati, a seguito della vicenda dei “buoni pasto”. La notizia del licenziamento, disposto negli uffici di via Arenula lo scorso 22 dicembre, è venuta fuori nella prima udienza preliminare, nel corso della quale l’imputata ha chiesto di essere processata con rito abbreviato. E il ministero non si è limitato al licenziamento (provvedimento raro nella pubblica amministrazione senza una sentenza di condanna), ha anche decurtato lo stipendio per tutti quei giorni lavorativi in cui è stato accertato che la funzionaria non si recava sul posto di lavoro, ma si trovava a Palermo (di solito, il lunedì e il venerdì). Per arrivare al drastico provvedimento disciplinare, evidentemente, al ministero della Giustizia, hanno ritenuto più che sufficienti le prove raccolte dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, il cui lavoro è stato coordinato dal procuratore Alberto Di Pisa, in pensione dal primo gennaio scorso, e dal sostituto Antonella Trainito. A seguito dell’indagine, lo scorso 29 settembre, Antonella La Monica era stata sospesa dall’attività di dirigente, quando già da sette mesi ricopriva analogo incarico al Tribunale di Trapani. Per l’accusa, l’alto funzionario avrebbe “barato” sui buoni-pasto. Nell’arco di circa un anno, a Marsala, ne ha chiesti 117 (7 euro ciascuno) senza averne, a quanto pare, diritto. Ulteriori contestazioni furono, poi, mosse nell’avviso conclusione indagini preliminari. Si tratta di analoghe contestazioni relative al periodo di servizio a Trapani. In questo secondo caso, i “buoni pasto” ottenuti, ma per l’accusa non spettanti, nel periodo marzo-aprile 2015 sono 35. In tutto, dunque, 152. Per un valore totale di 1064 euro. Altri 19 buoni pasto erano stati chiesti dalla La Monica per maggio-giugno, ma l’indagata ha revocato la richiesta dopo essere stata convocata in Procura, a Marsala, per essere interrogata (inizio luglio). Intanto, il tribunale di Trapani ha avviato il procedimento disciplinare a carico della dirigente sospesa dal servizio. L’indagine, svolta dalla sezione di pg delle Fiamme Gialle della Procura, è stata coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito. Per gli inquirenti, l’ex dirigente amministrativo della Procura marsalese, tra il maggio del 2014 e lo scorso marzo, ha chiesto indebitamente ben 117 “buoni pasto” (7 euro ciascuno) attestando di essere rimasta in ufficio anche nel pomeriggio (per almeno tre ore). Dalle indagini, però, è emerso che spesso, in merito alla sua presenza in ufficio, La Monica avrebbe attestato il falso. In diverse occasioni, infatti, è stato accertato, mediante analisi di tabulati telefonici, che nei giorni e negli orari in cui la dirigente attestava di essere in ufficio, in realtà, era altrove. Spesso a Palermo, dove abita. Dalle testimonianze di diversi impiegati della Procura, poi, si è scoperto che spesso arrivava in ufficio tra le 9.30 e le 10 e andava via intorno alle 13. Talvolta, non si vedeva proprio. Altra grave “imprudenza” è stata quella di aver buoni pasto (37) per il periodo in cui non era ancora stata immessa a Marsala (febbraio, marzo e primi dieci giorni di aprile 2014). A fronte di ciò, dopo aver preso possesso del suo ufficio di piazza Borsellino, La Monica, nell’ambito dei provvedimenti adottati per la “spending review”, dispose per i dipendenti della Procura di Marsala orari di lavoro che, di fatto, impedivano agli stessi di usufruire dei buoni pasto. Sulla richiesta di rito abbreviato il gup si pronuncerà il 25 febbraio.