Truffa in danno di ente pubblico, con l'aggravante di aver commesso il fatto con abuso dei poteri connessi alla pubblica funzione, nonché falso ideologico: sono i reati contestati a Giuseppe Barresi, 59 anni, dirigente del Comune di Castelvetrano, ex responsabile dell'ufficio anagrafe, oggi a capo deilla polizia municipale. Il processo inizia oggi. Secondo l'accusa, Barresi avrebbe falsamente attestato la coabitazione con l'anziana madre (L.B., di 90 anni), in situazione di handicap grave e bisognosa di continue cure e assistenza, allo scopo di rimanere a casa, incassando ugualmente lo stipendio, beneficiando della norma che prevede il congedo straordinario retribuito, fino al massimo di 24 mesi, per quei lavoratori che convivono con un parente disabile grave. Ma dall'indagine, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza, sarebbe emerso che Barresi avrebbe continuato a vivere con moglie e figli nella sua abitazione, in via Ammiraglio Rizzo, e non in quella della madre, in via XXIV Maggio, dove invece vive la sorella. Il formale cambio di domicilio l'avrebbe ottenuto, secondo l'accusa, proprio grazie poteri che gli derivavano dalla sua carica dirigenziale al Comune di Castelvetrano. La denuncia, nell'Aprile 2015, è stat fatta da Marco Caruso e Lio Nastasi. Un altro imputato, Domenico Finotti, accusato di avere verificato, contrariamente al vero, nella qualità di ufficiale di anagrafe, la variazione di residenza di Barresi, ed imputato dei reati di falso ideologico e di truffa aggravata in concorso, ha dimostrato, con l’intervento dei suoi difensori Avv.ti Celestino ed Ignazio Cardinale, la propria estraneità alla vicenda, ed è stato assolto per non avere commesso i fatti dal GIP di Marsala che lo ha giudicato con giudizio abbreviato. Anche Barresi è difeso da Celestino Cardinale. La retribuzione di Giuseppe Barresi oltre sempre allo stipendio base prevede 40.958,41 retribuzione di posizione e 17.462,57 euro di retribuzione di risultato, per un totale di 88.420 euro.
PANTELLERIA. Si terrà oggi il riesame per il sequesto di un dammuso abusivo a Pantelleria. Nell'inchiesta ci sono sei indagati. C’è anche la moglie di un Maresciallo dei Carabinieri in servizio a Marsala, investigatore in numerose inchieste. Il sequestro è stato effettuato dal Corpo Forestale e dalla Guardia di Finanza. L’accusa è di aver spacciato un antico giardino pantesco per un vecchio dammuso privo di copertura da demolire e ricostruire. Sei, in tutto, gli indagati. Le accuse a vario titolo ipotizzate dalla Procura per cinque di loro sono abusivismo edilizio, deturpamento di bellezze naturali, falso e truffa. Secondo la Procura marsalese, avrebbero tentato di realizzare, in località Mursia, un “dammuso” di circa 100 metri quadrati attestando che si trattava della ristrutturazione di un edificio preesistente i cui tetti erano crollati nel corso della seconda guerra mondiale. Dalle indagini, però, sarebbe emerso che i muri in pietra non erano quelli di un antico dammuso, ma più semplicemente il tipico riparo di un antico giardino pantesco dal vento. Lo avrebbe attestato il consulente tecnico del PM. Per questo, adesso, è stato notificato l’avviso conclusioni preliminari alla proprietaria, Bice Loredana Pineda, (moglie del Maresciallo dei Carabinieri Alberto Furia, difesa dall’avvocato Stefano Pellegrino) al progettista, l’ingegnere Antonello Ferrante, di 54 anni, (difeso dagli avvocati Nino Caleca e Roberto Mangano) a due anziani che per l’accusa avrebbero falsamente dichiarato che un tempo quella era un’abitazione, Francesco e Giovanna Pineda, rispettivamente 83 e 92 anni, e al dirigente del VI Settore del Comune di Pantelleria che ha rilasciato la concessione edilizia, l’ingegnere Gaspare Inglese, di 39 anni, difeso d’ufficio dall’avvocato Gaetano Di Bartolo. Successivamente, nonostante il sequestro, i lavori sono proseguiti (copertura di alcuni tetti). Per questo motivo, sono indagati, per violazione dei sigilli, sia la proprietaria che il fratello, Bartolomeo Pineta, di 51 anni. L’avvocato Nino Caleca afferma che “con documenti alla mano dimostreremo l’assoluta estraneità dell’ingegnere Ferrante”.“L’indagine della Procura si basa su prove indiziarie dichiarative. Il dammuso di cui trattasi esisteva da tanti anni e il tetto era caduto in seguito ai bombardamenti”. Lo afferma l’avvocato Roberto Mangano, difensore, insieme a Nino Caleca, dell’ingegner Antonello Ferrante progettista della ristrutturazione di un dammuso in contrada Mursia a Pantelleria per il quale la Procura di Marsala ha chiesto ed ottenuto il sequestro e iscritto nel registro degli indagati sei persone.