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25/02/2016 06:20:00

Scandalo Kepha. Monsignor Benvenuti: “Vi dico chi ha architettato la mega truffa”

 La truffa da 30 milioni di euro, relativa allo scandalo Kepha, si arricchisce di nuovi particolari. Una truffa che non ha mai riguardato la beneficienza, ma gli investimenti immobiliari ad alto rendimento.
Monsignor Benvenuti, arrestato il 10 febbraio scorso, non ci sta a fare da capro espiatorio e in una lunga nota che, attraverso l’avvocato Giovanni Miceli (direttore del Centro Archeologico Museale sequestrato dalla Guardia di Finanza) fa pervenire alla redazione di Tp24.it (che si era occupata del caso, un paio di giorni prima del suo arresto) sottolinea alcune precisazioni.
Si tratta di ben undici punti, senza la firma degli avvocati difensori, in cui Benvenuti rimarca che lo scandalo Kepha sarebbe scoppiato in Belgio nell’ottobre del 2014, grazie ad una sua denuncia alla guardia di Finanza di Roma. Una denuncia che, tradotta in francese, venne presentata anche al procuratore del re a Bruxelles.

Tutto non nasce quindi, come è stato riportato dai media nazionali italiani, dalla denuncia di suor Agnese Colz. Una denuncia tardiva, così come quella del Barone Christopher de Fierlant Dormer, amministratore delegato della Kepha Invest.
Il monsignore però, da membro del consiglio di amministrazione della stessa Invest, dice che dal 2010 non firmava più i bilanci, perché questi non venivano più presentati in consiglio.
Della parte finanziaria si occupavano società esterne di revisori di conti. Queste, secondo Benvenuti, sarebbero implicate nella distrazione di fondi. Società denunciate da lui e dagli stessi investitori belgi che hanno visto sparire i loro capitali.

La Kepha Invest non era l’ossatura della fondazione onlus, tiene a precisare l’alto prelato, ma esclusivamente di se stessa. Secondo Benvenuti, la maggior parte dei profitti doveva “rimanere alla Invest per ulteriori investimenti e così aumentare le scorte del proprio capitale immobiliare”. Anche se, aggiunge, “Era stato convenuto, con semplice impegno morale, che la minor parte dei profitti ricavati dagli investimenti sarebbe andata alla fondazione onlus per l’attuazione dei suoi scopi statutari”.

Anche il monsignore ammette quindi il collegamento tra le due realtà. Se non l’ossatura, certamente la Invest apportava l’ossigeno necessario alla vita della Onlus. Le difficoltà del CAM di Triscina di Selinunte e della villa di Piombino coincidono infatti con la sparizione dei milioni di euro in Belgio. Probabilmente l’apporto finanziario della Kepha Invest non era poi così risibile.
Ad ogni modo, secondo il religioso, il deus ex machina della mega truffa era Christian Ventisette. Una “mente scellerata” che avrebbe pilotato il barone, amministratore delegato della società.
L’ordinanza di arresto di Bolzano conterrebbe anche la testimonianza di un signore (Raphael de Looz, assunto dal barone nel 2009): “Il Ventisette aveva l’ultima parola su de Fierlant, ma comunque quest’ultimo aveva piena cognizione di ciò che stava accadendo e consentiva al Ventisette di trasferire all’estero somme di cui lo stesso avrebbe avuto la responsabilità”.

Ma chi è questo Christian Ventisette?
Titolare di due società, la Euro Info Mediation e la Euro Programmes Info, si occupava di eleborare progetti per ottenere finanziamenti europei. Ed è con la quest’ultima che la Kepha Onlus firmò un accordo nel dicembre del 2002. Un accordo fondamentale, che permise alla fondazione di mantenersi e crescere fino al 2007.
“Fu per questi benefici protratti nel tempo che Ventisette riuscì a conquistare la mia totale stima, lòa mia fiducia e la mia amicizia” ammette Benvenuti.

Don Patrizio non accetta di essere accusato di aver orchestrato questa truffa insieme al Ventisette.
“Se così fosse stato – conclude – invece di fare denunce circostanziate alle autorità italiane e belghe, rimanendo a disposizione di queste autorità stando nella mia patria e a casa mia, mi sarei preoccupato di organizzare in tempo utile e in modo prudenziale la mia fuga verso lidi sicuri e proprizi, sparendo almeno con qualche milione in tasca. Così non è avvenuto!”

 

Egidio Morici