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01/03/2016 06:25:00

Caso Giambalvo. Oggi la manifestazione in piazza. Scrivono Lo Sciuto,Turano e Calcara

I cittadini di Castelvetrano si mobilitano sul caso Giambalvo e non solo. "Tutti nel Sistema delle Piazze per far vedere al Sindaco e alla Giunta Comuale che il popolo c'è e va ascoltato", è questo l'invito rivolto ai cittadini di Castelvetrano da parte degli organizzatori della manifestazione pubblica che si terrà questa sera, alle 19:00, in concomitanza con il consiglio comunale. "Una manifestazione, un sit-in pacifico - fanno sapere gli organizzatori -, a cui invitiamo a partecipare tutte le persone oneste che si sentono offese e che intendono ribadire, con la presenza spontanea in piazza, il dissenso e l’indignazione nei confronti di tutta l’amministrazione comunale, svegliatasi solo dopo l’arrivo delle Iene e dell’onorevole Claudio Fava, della commissione anti-mafia". La manifestazione pubblica è organizzata dal gruppo Facebook "Castelvetrano Indignata", creato a qualche ora dalla messa in onda del servizio delle Iene sul caso del consigliere Calogero Giambalvo, e conta già 2366 iscritti. "Dietro a questo gruppo non c’è alcun movimento o partito politico - scrivono i responsabili -. E' uno spazio al quale possono aderire e partecipare tutti gli abitanti di Castelvetrano per confrontarsi sui problemi del territorio".

Intanto, oltre alla mobilitazione popolare si accende anche il dibattito politico sul caso Giambalvo, con diversi interventi pubblici. Tra questi c'è quello di Giovanni Lo Sciuto, esponente del Ncd, che esprime il suo pensiero a difesa dell'aministrazione Errante, invitandola ad andare avanti. Questa la dichiarazione di Lo Sciuto:

 

"Da tanto tempo, la nostra città è al centro di attacchi mediatici sol perché ha dato i natali a Matteo Messina Denaro e, su questo argomento, alcuni politici e giornalisti hanno riempito pagine su pagine, denunciando giustamente infiltrazioni e connivenze. Ma altri hanno messo gratuitamente Castelvetrano sotto una immeritata gogna mediatica per esclusivi fini strumentali e puri vantaggi personali e di bottega, anche per obiettivi elettorali. Fino al cavallo di Frisia del programma Le Iene che ha prodotto un’intervista a Calogero Giambalvo, il consigliere comunale arrestato, processato e assolto per mafia ma che comunque ci tiene a vantare la propria amicizia con il latitante numero uno di Cosa nostra. Fino a quando non era andato in onda la trasmissione delle Iene, nessuno aveva avuto contezza delle gravi e irresponsabili parole pronunciate dallo stesso Giambalvo. E, mentre l’averlo ascoltato ha provocato in tutti noi castelvetranesi un sentimento di condanna e di sdegno, nello stesso tempo, non trovo condivisibile la posizione di pochi nei confronti dei consiglieri municipali e del sindaco che considerano questi rei di non aver presentato le dimissioni per andare a elezioni anticipate. Possono forse la becera convinzione e la responsabilità morale di un singolo inficiare un intero consiglio comunale eletto direttamente dal popolo e l’operato di un sindaco che ha l’obbligo di rispondere amministrativamente e moralmente direttamente ai cittadini? D’altronde in questa vicenda non esistono responsabilità amministrative né tantomeno infiltrazioni mafiose che coinvolgano l’amministrazione del palazzo di Città. Al contrario, il sindaco Errante si è in questi anni distinto per le posizioni pro legalità e contro la mafia. È sotto gli occhi di tutti e gli atti lo comprovano. Come politico ma ancor più come figlio di questa meravigliosa città esorto Errante a andare avanti con la forza e la convinzione dimostrate fino a oggi, avendo quale faro il Patto che nel maggio 2012 ha contratto con i cittadini castelvetranesi, secondo il quale ha anche già chiesto le dimissioni a Giambalvo”.  

 

 

Altro intervento pubblico è quello di Mimmo Turano, il deputato dell'Udc trova incomprensibili le richieste di dimissioni del sindaco. Ribadendogli la stima e la fiducia, chiede, invece, rivolgendosi direttamente al consigliere Giambalvo di dimettersi.

 

 

“Appare davvero incredibile ed ai limiti del paradossale la richiesta che alcuni hanno indirizzato al Sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, del quale sono state invocate le dimissioni come se fosse la panacea di tutti i mali. Senza voler entrare nel merito della vicenda processuale legata al Consigliere Calogero Giambalvo, che è stato assolto in primo grado da un Tribunale dello Stato, senza dubbio da cattolico non posso nascondere il turbamento provocato da quelle affermazioni che lo stesso ha proferito e che, pur non essendo penalmente perseguibili, sono condannabili per la gravità e per le implicazioni che comportano. Così come le responsabilità penali sono riconducibili solo alla persona che compie gli atti contrari alla legge, anche le affermazioni esecrabili del Giambalvo non possono inficiare, né tantomeno mettere in dubbio l’onestà e il corretto operato di tutti coloro che compongono il consiglio comunale di Castelvetrano. Conosco Felice Errante da molti anni e della persona prima e del politico poi, ho sempre apprezzato la correttezza, l’integrità morale e la competenza che hanno sempre caratterizzato la sua azione. Oggi qualcuno, è inutile girarci attorno, sta provando a fermare il suo operato, forse perché infastidito dalla caparbietà nel portare avanti la sua azione amministrativa con assoluto rigore e con rispetto della legalità, al servizio della comunità. Felice Errante è stato democraticamente eletto dai cittadini castelvetranesi ed ha il diritto ed il dovere di portare a compimento il proprio mandato con assoluta certezza di essere nel giusto. Nel ribadire la piena stima a Felice Errante, mi sia consentito di rivolgere un appello al Consigliere Giambalvo perché possa addivenire ad una riflessione che lo porti a prendere la decisione giusta nei confronti di quella città che dice di amare, ma che con la sua caparbia ostinazione sta contribuendo, invece, a vituperare".

 

 

E sul caso Giambalvo si è espresso con una lettera aperta anche Francesco Saverio Calcara, ex consulente del comune per la valorizzazione e promozione dell’Archivio Storico, del Museo Civico, della Biblioteca e del Centro Internazionale di poesia “Jacopo da Lentini”, invitando il consigliere a dimettersi. Qui la lettera aperta:

 

"Signor consigliere Giambalvo,

detesto l’ipocrisia e, avendo letto attentamente la sua “lettera aperta alla città”, devo dirle innanzitutto che ho rilevato in essa l’approccio diretto e personale ai suoi (e miei) concittadini. In parole povere, la lettera è sua e non se l’è fatta scrivere; e questo mi piace. Signor Giambalvo, lei si deve dimettere. La cosa è chiara come il sole. E avrebbero dovuto dirglielo, subito, i suoi amici (o presunti tali), quelli che in piazza, prima che scoppiasse il caso, l’ abbracciavano e le davano le pacche sulle spalle, e che in consiglio si producevano in ridicoli contorsionismi verbali, piuttosto che chiederle una cosa semplicissima: “Lillo, le hai detto davvero quelle cose? Sì? E allora, anche se il giudice ti ha assolto, qui non puoi stare”. Punto.E, invece, si è fatto scoppiare il caso nazionale, con tutto il solito armamentario dell’antimafia militante in servizio permanente effettivo, che ha indotto, tardivamente e quindi inefficacemente, a cucire toppe che, come spesso accade in questi casi, sono risultate peggiori del buco. Personalmente sono convinto che ella con la mafia non abbia niente a che fare e che è stato solo uno sprovveduto – nel senso etimologico del termine, cioè un debole – a cui sono scappate dalla bocca diverse gravissime affermazioni, delle quali, se non deve pagare penalmente, come il giudice ha stabilito, deve però rispondere politicamente. E dunque, lei non ha alternative alle dimissioni.Detto questo, resta l’amaro per una città che è stata trascinata, ancora una volta, sulla pietra del vituperio nazionale: il paese di Messina Denaro, la cappa di mafiosità, l’intreccio mafia-politica, le connivenze, l’omertà, il malaffare, le coppole, ecc. ecc.; il tutto condito con le ormai rituali interviste, sapientemente ricercate e opportunamente montate, con i “servizi”, e le provocazioni alle quali, spiace dirlo, la nostra classe politica, tranne qualche eccezione, non ha saputo sottrarsi, cadendo pienamente nella trappola mediatica. Quando la troupe di Canale 5 mi ha rivolto delle domande, in Via Mazzini, sapevo benissimo che mai e poi mai avrebbero trasmesso la mia intervista, giacché ho fatto notare all’imbarazzato inviato che, nell’era del villaggio globale, era grottesco venire a cercare a Castelvetrano la “cappa” della mafia, quando oggi gli interessi di Cosa Nostra sono legati ai grandi traffici del riciclaggio, della droga, delle armi, dei clandestini, “affari” che si gestiscono per via mediatica e che hanno probabilmente la loro sede nelle capitali della grande finanza. Essere la patria di Messina Denaro non significa niente, come niente significa dire di essere la patria di Giovanni Gentile, o vantare i nostri monumenti, il paesaggio, Selinunte, Triscina e via ripetendo. Non serve a nulla, neppure, proclamare di essere persone per bene, perché, nel nostro caso, nemmeno l’onestà personale è più sufficiente. Occorre una forte ripresa della politica, che sia davvero strumento di selezione di una classe dirigente la migliore possibile e non tavolo di spartizione d’incarichi e prebende; una ripresa che passa inevitabilmente da una sorta di rivoluzione culturale alla quale le energie migliori di questa città non possono né debbono sottrarsi. Signor consigliere, al di là degli attacchi alla sua persona che ovviamente condanno, spero che il suo lodevole proposito di “lunga riflessione” la porti alla ragionevole decisione di fare un passo indietro. Ciò non salverà né il Comune né tanto meno il mondo intero, ma potrà essere un importante passo per il rilancio di questa città alla quale ella dice di volere così bene. Lo dimostri coi fatti. Un saluto".