A Marsala, mentre il sindaco pensa come sostituire il suo assessore di fiducia, si comincia a pensare come sostituire lui da segretario del Pd.
Alberto Di Girolamo è alle prese con la sostituzione di Nino Barraco, dimessosi la scorsa settimana da assessore alle attività produttive.
Le dimissioni di Barraco erano nell'aria da tempo, ma il modo in cui l'ha fatto non è passato inosservato. Nessuna polemica politica, ma un atto di critica verso il sistema, verso la lentissima macchina amministrativa del Comune di Marsala. Barraco lasciando l'incarico ha sottolineato una serie di difficoltà nel svolgere il proprio ruolo a causa delle ristrettezze economiche e di risorse umane.
Ora il sindaco dovrà trovare un suo sostituto, e in queste ore si è fatto il nome di Rino Bonomo, funzionario Eas in pensione, esperto in materia agricola. E' solo una ipotesi. Ma come accaduto con Barraco, il sindaco Di Girolamo non si sbilancerà fino alla fine, fino al momento della nomina ufficiale. “Farò le mie valutazioni e nominerò un assessore tecnico, sulla stessa linea di Barraco”, ha detto il sindaco.
Il posto vacante, quindi, da quello che fa capire il sindaco non sarà preso da un appartenente a uno dei gruppi politici che sostengono l'amministrazione Di Girolamo. Niente assessore per Democratici per Marsala, il gruppo di Enzo Sturiano, niente per Cambiamo Marsala, niente per Cittadini e non sudditi, il gruppo di Arcara e Oreste Alagna. Niente per loro, con una strategia, quella del sindaco, che sembra voler puntare a tenere fuori dalle decisioni sugli assessori i gruppi politici che fanno parte della sua maggioranza. Il sindaco in effetti dal suo insediamento ha dato poco seguito alle dinamiche politiche che si sono sviluppate in città, e ha accantonato il suo ruolo di segretario del Pd decidendo di non fare il leader politico.
Anche perchè c'è quello statuto del Pd che lo tiene con le mani legate.
Alberto Di Girolamo è segretario comunale del Partito Democratico, una carica incompatibile, per statuto, con quella di sindaco. Avrebbe dovuto dimettersi il giorno dopo il suo insediamento al Quartiere Spagnolo, aveva detto che si sarebbe dimesso a breve, però è ancora là, a fare il segretario a metà. Il Pd infatti si riunisce sempre meno, ed è un partito praticamente commissariato. A fare la madrina in questo periodo è Antonella Milazzo, deputato regionale, che annuncia che a breve si farà un congresso straordinario a Marsala. “Sì, ci vuole un segretario operativo. Abbiamo chiesto noi ad Alberto Di Girolamo di restare. Faremo presto il congresso, una volta finite le operazioni di tesseramento”. E come sono finite? A Marsala le tessere rilasciate sono oltre 400, c'è stata la convalida da parte della Commissione provinciale di controllo del Pd, e il tutto è stato trasferito a Roma per l'ok. “Finito questo fisseremo la data del congresso” dice la Milazzo. E il segretario verrà scelto tra i circa 400 tesserati per il 2015. La deputata marsalese è una papabile candidata alla segreteria del Pd di Marsala, rappresenta l'ala “gucciardiana” del Pd. Tra i nomi potrà esserci anche quello del capogruppo del Pd in consiglio comunale, Antonio Vinci, che però ha detto che non farebbe “mai” il segretario del Pd.
In questa partita potrebbe non partecipare il gruppo degli ex Articolo 4, quelli che hanno come leader Paolo Ruggirello, e che a Marsala come esponente più alto il presidente del consiglio comunale Enzo Sturiano. Il gruppo di Sturiano, quindi anche le consigliere Ginetta Ingrassia e Luana Alagna, hanno chiesto di iscriversi al Pd, ma non risultano iscritti al partito. “Non sono tesserati”, ha detto la Milazzo, che ha curato la campagna tesseramenti. E' una situazione molto ingarbugliata, perchè invece dalle parti di Sturiano dicono che tutto si dovrebbe risolvere, che è la stessa Milazzo ad avergli dato la tessera. Sturiano, Ingrassia, Alagna, e tutte le persone che sono riuscite a convincere di chiedere la tessera (si parla di un paio di centinaia, addirittura) se non fanno parte del Pd non potranno votare il segretario. A meno che i tre non aderiscano al gruppo del Pd in consiglio comunale, allora tutto può cambiare.
Ma dentro al Pd si parlano lingue diverse, e il partito “inclusivo”, per quest'anno può restare con i vecchi confini.