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05/04/2016 07:00:00

Mafia. Chieste condanne per tre arrestati nell'operazione Eden

  Il pm della Dda Maurizio Agnello ha invocato condanne tra i 12 e i 2 anni di reclusione nel processo che in Tribunale, a Marsala, per attività di favoreggiamento a Cosa Nostra vede imputate tre delle persone coinvolte nell’operazione antimafia “Eden 2”. La pena più dura (12 anni) è stata chiesta per Vito Tummarello, 55 anni, di Castelvetrano, mentre 6 anni e 8 mesi è stata la richiesta per Luciano Pasini, 28 anni, anche lui di Castelvetrano. Due anni, infine, per il marsalese Andrea Pulizzi, di 51 anni. Tummarello e Pasini sono accusati per la rapina commessa all’alba del 4 novembre 2013 ai danni dell’agenzia “Tnt” a Campobello di Mazara. Un “colpo” da 100 mila euro. Per l’accusa, Pasini, autista della Tnt, fu il “basista”, mentre il “regista” sarebbe stato un nipote del boss Messina Denaro, il 37enne palermitano Girolamo “Luca” Bellomo, già condannato dal gup di Palermo a 10 anni e 10 mesi. Un ruolo avrebbero avuto anche i fratelli Rosario e Leonardo Cacioppo, anche loro condannati con rito abbreviato a Palermo. Ai fratelli Cacioppo, ha detto il pm Agnello, Pasini “fornì notizie utili per fare la rapina”. In precedenza, in aula, l’imputato si era difeso dicendo che quando capì che i Cacioppo avevano intenzione di mettere a segno un “colpo”, lui diede loro “notizie false”. Per il pm, però, sarebbe caduto in “alcune contraddizioni”. Tummarello è, inoltre, accusato accusato, con i fratelli Cacioppo, di estorsione in danno di Giovanni Ligambi. Della vicenda, in aula, aveva parlato il “dichiarante” Lorenzo Cimarosa. “Verso aprile/maggio 2013 – dichiarò Cimarosa - venne a trovarmi un giovane che mi disse essere figlioccio di Patrizia Messina Denaro e nipote di Giovanni Ligambi. Mi chiese aiuto, dicendomi che suo zio non poteva uscire di casa perché c’erano tre persone, i fratelli Cacioppo e Tummarello, che lo volevano uccidere. Da Ligambi, infatti, pretendevano 30 mila euro. E cioè il mancato guadagno per l’inattività, per due mesi, della pizzeria che gestivano e che era stata chiusa in quanto non erano state pagate diverse tasse. Ciò per l’attività di consulenza un po’ pasticciona di Ligambi”. L’ufficio di quest’ultimo sarebbe stato messo a soqquadro, ha proseguito Cimarosa, riferendo quanto gli raccontò un dipendente di Ligambi, da tre persone, tra cui i due fratelli Cacioppo. Qualche ora dopo la devastazione, ci fu un incontro tra i fratelli Cacioppo e Giovanni Ligambi. Lorenzo Cimarosa fece da paciere. “I Ligambi – concluse Cimarosa - si rivolsero a me perché sono cugino di Messina Denaro, anche se non sono mafioso. Quindi, quello che dico io deve essere. Io chiesi a Ligambi di far riaprire il ristorante ai Cacioppo, noti in paese per essere persone molto aggressive. Poi Ligambi mi disse: ‘mi hai salvato la vita’. Seppi, comunque, che dei 30 mila euro ne diede solo 5 mila”. Il marsalese Andrea Pulizzi, infine, è accusato di essersi introdotto nel sistema informato della Motorizzazione, di cui è funzionario, per “finalità estranee a quelle d’istituto”. Secondo l’accusa, avrebbe fornito dati che potevano essere utilizzati per favorire la latitanza di Matteo Messina Denaro. Le arringhe difensive si terranno nel pomeriggio del 18 aprile.