Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
09/04/2016 09:00:00

L'inefficacia di qualsiasi risultato referendario

Si voterà "sì" al referendum sulle ricerche petrolifere, o si voterà "no", o non si andrà a votare, qualunque sia il risultato del referendum, lascerà il tempo che trova. 

Innanzi tutto é avvenuto spesso che i risultati referendari siano stati disattesi da successive norme. Poi, ammesso che vinca il "sì", e che quindi non saranno prorogate le ricerche di idrocarburi entro 12 miglia dalle coste, ne verranno meno rischi ambientali e maggiore disoccupazione. I lavoratori impegnati nello sfruttamento delle risorse energetiche sono decine di migliaia direttamente e molti di più nell'indotto.

Se vincerà al referendum il "no", e cioè se saranno consentite ulteriori ricerche e trivellazioni, un rischio ambientale, più o meno grande, sarà sempre in agguato. Non si avrebbero ripercussioni negative economiche, riguardo agli introiti derivanti dalle concessioni alle società petrolifere, ma potrebbe risentirne l'ecosistema. Dicono che nll'alto Adriatico l'estrazione del gas in mare abbia determinato l'abbassamento della costa e la scomparsa di spiagge.

Nel nostro Paese non abbiamo le centrali nucleari, che hanno invece in Francia e in Germania e in molti altri paese europei e del mondo. Questo non vuole dire che siamo garantiti dai rischi che dovessero venire da perdite atomiche delle centrali estere. Come indicazione morale del nostro paese nei confronti del resto del mondo, va bene, ma siamo costretti ad importare dall'estero energia, e dobbiamo spendere di più per approvvigionarla.

In un mondo ideale, utopico, sarebbe bello che non si facesse nulla che potesse compromettere madre natura. Purtroppo l'utopia é una speranza, non una realtà. Senza i danni che ha causato l'industria all'ambiente, la Cina non avrebbe avuto lo sviluppo economico che la pone ai primi posti della classifica mondiale. 

Ogni medaglia ha il suo rovescio. E' difficile che avvenga una rinuncia della scienza a progredire e a fare nuove scoperte in ogni campo, anche in quelli più rischiosi. Stando così le cose, vivremo ormai per tantissimo tempo, e i nostri discendenti più di noi, in un clima di incertezze e paure.

 

Dino Agate