Si sta concludendo il lunghissimo procedimento sulle misure di prevenzione a carico di Pino Giammarinaro, “sua sanità”, ex deputato regionale democristiano, e uomo al centro di tanti fatti politici e giudiziari a Salemi.
Il procedimento scatta con l’operazione Salus Iniqua, che nel 2011 portò al sequestro di beni per 35 milioni di euro nei confronti di Giammarinaro. Ora il processo sulla confisca si sta concludendo. Nell’ultima udienza, al Tribunale di Trapani, il pm Andrea Tarondo ha chiesto la confisca dei beni per oltre 30 milioni di euro e l’applicazione della sorveglianza speciale per 5 anni.
I beni di cui Tarondo chiede la confisca sono quelli già sottoposti a sequestro preventivo cinque anni fa dopo l’inchiesta coordinata dalla Divisione anticrimine della Questura di Trapani, allora guidata da Giuseppe Linares, e dalla guardia di finanza. Indagini che hanno alzato il velo su alcune presunte interferenze dell’ex parlamentare sull’attività amministrativa a Salemi e su società operanti nel settore sanitario.
Giammarinaro ha un curriculum politico e giudiziario lungo. In passato è stato sotto indagine per mafia e già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. Dal 1985 al 1990 era stato a capo dell'Asl 4 di Mazara del Vallo e dal 1991 al 1995 parlamentare regionale, fino a quando aveva fatto perdere le proprie tracce per sottrarsi alle ordinanze di custodia cautelare in carcere del 21 gennaio 1995 per associazione a delinquere contro la pubblica amministrazione e del 23 giugno 1995 per associazione mafiosa.
Il 12 ottobre 1996 aveva deciso di costituirsi; condannato il 24 marzo 1998 per peculato e concussione, e' stato assolto il 12 ottobre 2000 per associazione mafiosa. Benche' sottoposto alla misura di prevenzione, nel 2001 aveva avviato il partito del Biancofiore, per poi confluire nell'Udc, ottenendo 9.277 preferenze alle elezioni regional' del 2001.
Per anni è stato il democristiano più influente in provincia di Trapani, la sua influenza riguardava soprattutto la sanità. Nell’inchiesta Salus Iniqua gli inquirenti raccontano che negli anni le nomine dei primari non si facevano se Giammarinaro non dava l’ok.
La sua carriera politica è lunga, e l’ultimo suo impegno in prima linea è stato proprio a Salemi, quando ha sponsorizzato la candidatura del critico Vittorio Sgarbi a sindaco. Un rapporto burrascoso, quello di Pino “terremoto”, come veniva chiamato, con alcuni pezzi della giunta Sgarbi a Salemi. L’inchiesta Salus Iniqua ha scoperchiato anche l’influenza che Giammarinaro aveva nella macchina amministrativa, al comune di Salemi. Per questo arrivò poi lo scioglimento del Comune per mafia. Commissario straordinario in quel periodo fu proprio l’attuale Prefetto di Trapani Leopoldo Falco.
Oggi Giammarinaro si difende in quel processo sulla confisca dei beni. E un anno fa è finito indagato con l’ipotesi di reato di appropriazione indebita aggravata in concorso, assieme ad ad altre cinque persone, tra cui anche la moglie, Giovanna Calistro, di 57 anni. Secondo l’accusa, i sei protagonisti della vicenda si sarebbero appropriati di notevoli somme (complessivamente, circa un milione e 240 mila euro) attinte dalle casse di centri medici e di fisiokinesiterapia di cui Giammarinaro, per gli investigatori, sarebbe stato “amministratore di fatto”, mentre gli altri erano amministratori o soci sulla carta.
Il nome di Giammarinaro in questi mesi è tornato alla ribalta anche per gli affari che riguarda l’accoglienza ai migranti.
Lui però non ci sta a passare per uno di quelli che fanno affari con i centri di accoglienza per gli immigrati nel territorio della provincia di Trapani. "Sua Sanità", il ras delle preferenze di Salemi, ha smentito ogni suo coinvolgimento. Il riferimento di Giammarinaro è al recente articolo di Repubblica, che ha ripreso molte delle inchieste scritte sull'argomento da Tp24.
Intanto giorni fa la Commissione Parlamentare d’ichiesta sui centri per immigrati ha ascoltato in audizione il procuratore di Trapani, Marcello Viola, e i sostituti Sara Morri e Andrea Tarondo. I tre magistrati si stanno occupando delle indagini che riguardano il grande business dell’accoglienza in provincia di Trapani. Per il capo della Procura di Trapani “le dimensioni economiche del business dell’immigrazione lasciano ipotizzare che dietro ci siano interessi di tipo criminale”.