Più di 4 milioni di finanziamento persi per sempre. 4.244.938,32 euro, per l’esattezza.
Si tratta di fondi europei per la riqualificazione del parco archeologico di Selinunte: parcheggio, area a verde e illuminazione a basso consumo energetico da fonti rinnovabili.
A dire il vero, all’inizio il finanziamento era di 4 milioni e mezzo. I lavori, iniziati nel 2012, a giugno avevano subìto uno stop per il sequestro giudiziario del cantiere e il rinvio a giudizio di 5 persone: il materiale di riempimento delle dune in dismissione sarebbe stato riutilizzato al posto di essere smaltito. Dopo le sentenze di assoluzione e il relativo dissequestro avvenuto nel maggio del 2013, l’impresa titolare dei lavori stranamente però rinuncia a proseguire l’opera. Il Comune interpella le altre 14 ditte che avevano partecipato alla gara d’appalto, ma anche queste rifiutano in blocco l’aggiudicazione del lavori.
Essendosi resa necessaria un’altra gara d’appalto, anche il progetto viene quindi rielaborato dall’architetto Orazio La Monaca che se n’era occupato inizialmente, e ripresentato.
Nonostante alcune osservazioni e perplessità da parte del dipartimento regionale tecnico in merito ai criteri di progettazione, viene ammesso a finanziamento per il rotto della cuffia.
A non vederci chiaro è però la Corte dei Conti, che il 30 gennaio 2015 restituisce non registrato il decreto del direttore generale, “chiedendo nel contempo – così si legge dalle ultime documentazioni dell’assessorato delle infrastrutture e della mobilità – esaurienti chiarimenti e atti riguardanti le modalità di conferimento e le procedure adottate per l'assegnazione degli incarichi di progettazione e D.L. sia del progetto originario che del progetto rimodulato”.
La Regione è costretta quindi a ritirare il decreto di finanziamento oggetto delle osservazioni e procedere ad un nuovo esame. Ma tutte le precedenti criticità e perplessità vengono ribadite e così il 2 marzo scorso arriva il parere contrario da parte del dipartimento tecnico e il 15 aprile il decreto di revoca.
Insomma, l’eccessiva burocratizzazione della Regione Siciliana o i rallentamenti dovuti al sequestro del cantiere c’entravano ben poco. I motivi della revoca del finanziamento da parte della Regione Siciliana, sembrano invece molto più seri visto che c’è di mezzo la Corte dei Conti.
“Procedure e assegnazione di incarichi” sono termini non nuovi che si ritrovano anche nella relazione ispettiva eseguita nel 2012 presso il comune di Castelvetrano, da parte della ragioneria generale del Ministero dell’economia e delle finanze.
L’ispezione, della quale avevamo parlato qualche settimana fa, era stata tenuta nei cassetti dell’amministrazione comunale per 4 anni, senza che ne venisse messo a conoscenza il consiglio comunale e senza informare i cittadini.
Secondo il sindaco Errante, la colpa sarebbe da attribuire alla Regione Siciliana, “non più in grado di garantire il co-finanziamento dei progetti finanziati dalla Comunità europea” e starebbe scaricando “sugli uffici tecnici dei comuni e sulla politica locale responsabilità proprie”.
Rimane anche da chiedersi perché tutte le 15 imprese che avevano partecipato alla gara iniziale, si siano rifiutate in blocco di continuare i lavori. Difficile dire se la ritrosia sia stata dovuta al timore di altre “sorprese” collegate alla gestione di altro materiale imprevisto da smaltire, oppure ad altri equilibri ed accordi che nel corso del tempo potrebbero essere saltati.
Di fatto, non solo il finanziamento è perso, ma il comune dovrà anche restituire alla Regione Siciliana le somme già spese: 255.064,68 euro.
Errante ha dichiarato di voler ricorrere al Tar e magari chiedere anche l’intervento della magistratura per accertare eventuali responsabilità penali.
I cittadini, dal canto loro, sperano di non dover pagare ulteriori somme nel caso il ricorso si dovesse perdere e contemporaneamente attendono di sapere i rilievi della Corte dei Conti.
Egidio Morici