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09/07/2016 06:20:00

Marsala. Processo per estorsioni a dipendenti Snai: giudice “incompatibile"

 Come nel gioco dell’oca, torna al punto di partenza il processo al 53enne marsalese Marco Zizzo, accusato di estorsione, violenza privata e danneggiamento. L’avvocato difensore Antonino Rallo ha, infatti, sollevato eccezione di “incompatibilità” per il magistrato al quale è stato assegnato il processo. E cioè Vito Marcello Saladino, che si era occupato di Zizzo come gip (il rinvio a giudizio era stato disposto da gup Riccardo Alcamo). Il giudice Saladino ha accolto l’eccezione. Il processo, dunque, dovrà essere riassegnato a un altro giudice. Tra il 2009 e il 2010, Zizzo avrebbe estorto denaro a due dipendenti del punto Snai di via dello Sbarco (angolo via Verdi), a Marsala, costringendoli anche, tra settembre e ottobre 2010, a staccare il monitor di una delle “slot machine”, in modo da farle sembrare non funzionanti agli altri clienti, mentre nel febbraio 2009 con un cestino di metallo aveva mandato in frantumi i vetri di due slot. L’accusa più grave, naturalmente, è quella di estorsione (pena prevista dal codice penale: da 5 a 10 anni di carcere), contestata in relazione a due episodi. Uno del febbraio 2009, l’altro del novembre 2010. Nel primo caso, Zizzo avrebbe costretto uno dei due dipendenti del punto Snai “minacciati”, Salvatore Lo Grasso (l’altro è Bruno Claudio Manfrè), a consegnarli 200 euro, nel secondo caso 500 euro. Nel decreto che dispone il giudizio si legge che in quel centro scommesse Marco Zizzo “si recava quotidianamente da circa quattro anni per giocare alle slot machine” e che se Lo Grasso e Manfrè “non avessero aderito alle sue richieste di denaro, avrebbe distrutto tutte le macchinette per poi appropriarsi dei soldi contenuti nei cassetti”. Con queste minacce, Lo Grasso fu, quindi, sarebbe stato costretto a pagare. E sempre per il timore di subire tali danneggiamenti e furti, i due dipendenti sarebbero stati costretti “ad aprire quotidianamente gli apparecchi, al fine di controllarne il contatore interno, così procurandosi l’ingiusto profitto consistente nella possibilità di scegliere, tra le sei slot machine in sala, quella che gli avrebbe garantito maggiori probabilità di vincita”. Ad un certo punto, però, i dipendenti, per i quali Zizzo sarebbe diventato un autentico incubo, si rifiutarono di obbedire e decisero di sporgere denuncia ai carabinieri. Il difensore Antonino Rallo, intanto, dichiara: “Sembra inverosimile che un soggetto, amico delle persone offese, possa estorcere quotidianamente, per circa 4 anni, denaro ai dipendenti senza che nessuno abbia mai visto niente o notato alcunché”.