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16/09/2016 18:00:00

Marsala. Il duplice omicidio all'ex Concasio. Condannati a 20 anni i cugini Centonze

 Vent’anni di carcere a testa sono stati inflitti dal giudice delle udienze preliminari Francesco Parrinello ai cugini marsalesi Pietro e Domenico Centonze, di 47 e 41 anni, accusati dell’omicidio dei tunisini Rafik El Mabrouk, di 31 anni, e Alì Essid, di 34. Entrambi uccisi con due colpi di fucile la notte del 3 giugno 2015, in contrada Samperi, di fronte l’ex distilleria Concasio. Per i due imputati, difesi dagli avvocato Diego e Massimiliano Tranchida, Raffaele Bonsignore e Luigi Pipitone, il pm Anna Sessa aveva chiesto l’ergastolo. Nonostante gli sconti di pena previsti dal rito abbreviato. E questo perché, secondo il pm, i Centonze agirono per “futili motivi”. Il gup, però, ha escluso questa aggravante. Dopo circa un mese di indagini, i carabinieri arrestarono i due cugini, parenti del capomafia ergastolano Natale Bonafede, anche se Pietro Centonze fu rimesso in libertà pochi giorni dopo. E infatti il suo nome non venne mai reso noto. Gli inquirenti si limitarono a dire che un’altra persona era stata denunciata. Eppure, dei due, è proprio Pietro Centonze il personaggio più noto alle cronache. Fu coinvolto, infatti, nell’operazione “Peronospera II”, anche poi fu assolto dall’accusa di associazione mafiosa. Adesso, poco dopo la lettura della sentenza, Pietro Centonze è stato arrestato dai carabinieri davanti al bar di fronte il Tribunale, dove si era recato con il suo legale, l’avvocato Diego Tranchida, per bere un caffè. Un caffè molto amaro per lui. Un arresto contestato, per le modalità, dall’avvocato Tranchida, che ha dichiarato: “Si doveva evitare la teatralità dell’arresto davanti al bar”. Tranchida ha, inoltre, definito la sentenza “ingiusta”. Lo scorso anno, dopo la convalida dell’arresto di Domenico Centonze, gli inquirenti spiegarono come arrivarono alla sua individuazione. Due sono stati gli indizi che segnarono una svolta nelle indagini. Il ritrovamento nelle tasche dei pantaloni di uno degli uccisi dei biglietti d’ingresso di un night club di Mazara (“Las Vegas”) e uno squillo, verso l’una e mezza di notte, al telefonino di Rafik fatto da una ballerina romena che era nel locale dove i due nordafricani avrebbero trascorso le loro ultime ore di vita. Dall’indagine dei carabinieri, emerse che proprio quella notte, all’interno del night, Rafik El Mabrouk ebbe un violento diverbio con Domenico Centonze. E questo perché il tunisino, che poi sarebbe stato spintonato fuori dal locale dal 41enne pastore marsalese, si era intrattenuto, scambiandosi anche il numero di telefono, con la ballerina romena arrivata al “Las Vegas” con il Centonze.