di Leonardo Agate - Per quanto riguarda la politica interna degli Stai Uniti, a noi europei interessa poco. Se Donald Trump vuole costruire nuove opere pubbliche, se vuole innalzare una barriera tra il confine statunitense e quello messicano, se vuole espellere un paio di milioni di immigrati irregolari, se vuole revocare l'assistenza sanitaria gratuita generalizzata, sono fatti suoi e dei cittadini americani.
Quello che a noi europei e italiani interessa é quello che farà in politica estera , che ci riguarda.
L'amministrazione Obama ha commesso gravi errori in politica estera, e le conseguenze sono ricadute su di noi. In Libia c'era un dittatore, Gheddafi, che vessava parte del suo popolo, ma con l'Italia aveva buoni rapporti economici. Con l'accordo tra il governo Berlusconi e quel dittatore, le masse dei migranti venivano trattenute in Libia o rispedite dal dittatore ai paesi subsahariani di provenienza. L'Iniziativa franco - inglese di far cadere il dittatore libico non sarebbe potuta essere attuata senza l'appoggio degli Stati Uniti. Il risultato é stato che la Libia é piombata in una guerra civile di estese proporzioni, in cui si é inserita anche la componente terroristica dell'ISIS. Arrivano sul nostro suolo, dal tempo della caduta si Gheddafi, centinaia di miglia di migranti, che ci restano sulla pancia perché non riusciamo a ricollocarli nei paesi dell'Unione Europea.
In Siria, le diversità di opinioni tra il presidente americano Obama e il presidente della Federazione Russa Putin hanno reso più difficile la lotta ai terroristi islamici. Anche dalla Siria si sono riversati sull'Europa orde di migranti.
Le primavere arabe, che Obama e i liberal di tutto il mondo hanno voluto promuovere, non hanno portato alcun frutto benefico ai paesi europei, e nemmeno hanno fatto nascere nei paesi nordafricani e del Medio Oriente l'auspicata democrazia. Le vicende dell'Egitto dopo Mubarak insegnano.
Se la politica estera americana, nel settore nordafricano e medio - orientale, dovesse mutare, non sarebbe male per noi
Riguardo, poi, al pericolo che l'esempio che la politica interna degli Stati Uniti, con le sue nuove posizioni severe nei riguardi degli immigrati, possa essere seguito in Italia, non me ne preoccuperei più di tanto, anzi sarei felice se anche i nostri governanti capissero che l'accoglienza indiscriminata di masse enormi di extracomunitari deve fare il conto con la possibilità di mantenerli e di integrarli nel tessuto economico - sociale italiano.
E avrei pure qualcosa da dire sulla paventata deriva capitalistica del neo presidente americano in materia di assistenza sanitaria. Noi abbiamo un sistema sanitario nazionale che dovrebbe assistere gratuitamente tutti i cittadini, ma funziona sulla carta non nella realtà. Se un ammalato va al Servizio Sanitario per una visita o un intervento, anche urgente, si sente rispondere che il suo turno toccherà fra tre mesi o anche fra sei mesi. Allora, che senso ha criticare da parte nostra il nuovo sistema di assistenza sanitaria, che Trump vorrebbe approvare, quando il nostro paese non riesce a fornire un'assistenza sanitaria efficiente?