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16/01/2017 09:27:00

Spiritualità liquida

 Della scomparsa del grande sociologo e filosofo ebreo polacco Zygmunt Bauman hanno scritto in questi giorni firme ben più competenti della mia, alle quali rimando anche per ciò che attiene alla ricostruzione del complesso ed articolato pensiero dell’Autore. Quel che vorrei approfondire con le lettrici ed i lettori di MicroMega è un aspetto specifico della riflessione del Nostro, concernente l’aspetto che più lo ha reso celebre, quello della liquidità, posto in relazione con ciò che, sia pure in termini approssimativi e per ciò stesso insoddisfacenti, vorrei denominare spiritualità. Nel fare ricorso a tale termine, mi preme distinguerlo da un altro, con cui sovente esso viene confuso e al quale viene non di rado indebitamente sovrapposto: quello di religiosità. Insisto nel sottolineare la differenza, poiché i due concetti menzionati non sono sinonimi: sono difatti persuaso del fatto che sia possibile (e per certi versi persino auspicabile) coltivare una spiritualità che non possegga venature o implicazioni religiose e che non per questo cessa di essere profondamente rivelativa. 

Per altri versi, la spiritualità costituisce quell’aspetto che, assai più che assecondarla, mette in questione la religiosità tradizionale, la quale, per lo meno in seno alla cultura ed alla società dell’Occidente europeo, è ormai tramontata, sebbene qualcuno si affanni (a mio avviso invano) a volerla resuscitare. Mi spingerei persino oltre, affermando che spiritualità e religiosità sono per certi versi più antagoniste che sorelle, poiché la seconda cerca (anche in questo caso invano) di imbrigliare ed irreggimentare la prima, la quale, dal canto suo, è intrinsecamente vocata allo sconfinamento. 

La re-ligio in termini istituzionali si prefigge lo scopo di re-legare l’eccedenza (che nella vita e nell’uomo è tutto quanto vi è di nevralgico ed irrinunciabile) entro l’asfittico perimetro delle regole dogmatiche e sociali, guardando con sospetto e stroncando sul nascere ogni accenno evolutivo, ogni propensione all’interrogazione, ogni anelito al cambiamento. Al contrario, la spiritualità germoglia al di là degli argini, là dove le acque tracimano e rendono feconde le sponde e non l’alveo. 

La liquidità che Bauman ha individuato quale cifra della post-modernità a cui l’Occidente ha improntato il proprio modus vivendi mostra senza alcun dubbio limiti ed induce perplessità: ma in alcun modo è possibile ignorarla e men che meno eluderla. Se l’evoluzione spirituale dell’uomo non assumerà questa plasticità, che richiede di abbandonare le forme della religiosità tradizionale per abbracciare l’itineranza che invita allo sconfinamento verso l’ignoto, si ridurrà ad un alveo vuoto, privo di quella vitalità che la liquidità, al di là dello sconcerto a cui essa espone, possiede e stimola. 

Alessandro Esposito (pastore valdese)

11 gennaio 2017