“Sulla consegna degli elenchi ho scritto una lettera alla presidente Bindi motivando il perché la consegna degli elenchi non può avvenire. Si ritiene che consegnando gli elenchi dei 23mila fratelli del Grande Oriente si compierebbe un reato, il Parlamento ha approvato una legge sulla privacy che tutela la riservatezza dei dati sensibili”. Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, risponde così a una domanda durante l’audizione come testimone in Commissione Antimafia: “Parlamentari iscritti al Goi non mi risulta che ce ne siano”. Bisi è stato convocato dopo l’arresto dei fratelli Occhionero, accusati di aver carpito dati a oltre 18mila persone. Tra le vittime del cyberspionaggio, secondo le indagini della Procura di Roma, ci sarebbe stato anche Bisi che ha sospeso Giulio Occhionero iscritto alla loggia massonica.
Per Bisi “poteva essere una preoccupazione legittima” quella di Giulio Occhionero di vedere diffusi gli elenchi con gli iscritti al Goi, “perché in Italia c’è ancora un grave pregiudizio contro la massoneria”. Bisi ha affermato che il Goi non si era accorto dell’attività di Occhionero, “altrimenti la sospensione sarebbe avvenuta immediatamente, anzi avremmo aperto una procedura disciplinare per il fratello che ha commesso reati o altro. Non ci eravamo accorti delle attività di hackeraggio o spionaggio altrimenti lo avremmo ammonito prima e poi espulso”. “Non capisco perché spiasse i circa 300 fratelli di cui parlano i giornali. Noi siamo vittime, il motivo va chiesto a lui”.
“Nella costituzione e nell’ordinamento del Goi ci sono dei moduli da compilare – ha aggiunto Bisi – con documenti che bisogna presentare, e spero che i partiti e i movimenti politici di questo Paese possano fare altrettanto. Abbiamo dei controlli interni che ci fanno stare tranquilli, anche se non facciamo dei controlli come la polizia”. Rispondendo a una domanda della presidente Bindi, ha poi risposto che dal 1982 “non esistono logge segrete di alcun tipo come non esistono fratelli segreti. La loggia Scontrino di Trapani non era parte del Goi, non so neppure di quale comunione massonica facesse parte. Fratelli coperti non ce ne sono, a me non risulta. Dal 1982 non ci sono più i “fratelli all’orecchio”: sono tutti registrati all’anagrafe del Goi”, ha poi spiegato, aggiungendo che “tutti quelli che sapevano qualcosa non ci sono più: questo sistema sbagliato è finito nel 1982. Ormai da molti anni la segretezza non c’è più, sono note le sedi, i vertici. Se la segretezza è servita non lo so. Di segreto non c’è più niente nel Goi, non so se è così anche nelle altre organizzazioni massoniche, che, di altro tipo, ci sono”.
Bisi poco prima aveva spiegato le procedure di controllo interno. “Da quanto io sono Gran maestro del Grande oriente d’Italia, da due anni e mezzo, sono state abbattute le colonne di 3 o 4 logge: 3 in Calabria in provincia di Reggio Calabria e un’altra credo nel Lazio. Non c’era il numero sufficiente, non avevano condotta regolare rispetto a doveri e regolamenti, per problemi organizzativi o altro. Finché non c’è un certificato penale non possiamo agire come fossimo polizia giudiziaria – ha aggiunto, rispondendo alle domande della presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi fatte anche a nome degli altri parlamentari dell’Antimafia – Non chiediamo automaticamente l’aggiornamento dei certificati ma abbiamo controlli interni che ci fanno stare moderatamente tranquilli, abbiamo nelle logge gli ispettori che sono tenuti a vigilare sul comportamento dei fratelli: le attività di controllo interno sono numerose e quando intuiamo comportamenti contrari agli antichi doveri provvediamo alle sospensioni o alla demolizione della loggia. Ogni loggia ha i fascicoli personali e una storia; la documentazione, almeno una parte, viene tenuta nella struttura centrale”.
Le logge in Italia sono 850 e circa 23 mila i fratelli iscritti. Bisi ha aggiunto che la tassa di iscrizione al Goi varia: 180 euro a persona vanno per la struttura centrale, poi c’è il funzionamento delle 850 logge; in media il costo annuo di ogni fratello ammonta a 400-500 euro l’anno. Il patrimonio del Goi è fatto dalle case massoniche che sono una cinquantina. "Sarebbe stato un patrimonio più ampio – ha aggiunto – se la Repubblica ci avesse riconsegnato Palazzo Giustiniani che ci è stato confiscato dal fascismo. I dipendenti sono solo 14″.