“La mafia non spara più, ma e’ certamente e’ ancora più pericolosa; finiamola di dire che non esiste più. I mafiosi sono dei miserabili. Tutti. Non ci sono mafiosi di serie A e di serie B, non si possono dividere in categorie, sono tutti condannati per mafia. E si tenta di cambiare la dicitura tangentista in facilitatore: no, anche qui, chi ha preso una tangente e’ un tangentista, senza mezzi termini“. Intervenendo a margine della consegna delle borse di studio, finanziate dall’Ars, della Fondazione Francesca e Giovannì Falcone, a dieci giovani laureati con lode in materie giuridiche, ha invitato “a tenere alta la guardia”.
“Bisogna tenere a distanza i condannati per mafia, in particolare dalle istituzioni – ha aggiunto – i mafiosi non possono andare nei salotti televisivi e mi riferisco al caso del figlio di Riina, prima accolto nello studio Rai di Porta a Porta e che oggi torna agli onori della cronaca come padrino in un battesmo. Bene ha fatto monsignor Pennisi a prendere una posizione chiara in merito“. La mafia “si nutre di messaggi: vedo mafiosi miserabili cui e’ stato sequestrato un bene e tentano di riappropriarsene, continuando a vivere da miserabili quali sono, ma vedo anche altri mafiosi in giacca e cravatta, colletti bianchi che lanciano messaggi e tentano di affermare il loro potere e di mettere in ombra la buona politica. Anche a rischio di rimanere isolate, le persone che rappresentano le istituzioni devono svolgere il loro dovere rispondendo alla loro coscienza”.