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27/02/2017 18:15:00

La presidenza di Donald Trump e i timori degli antitrumpiani

di Leonardo Agate - Molti ce l'hanno con Donald Trump, nuovo presidente USA, tranne metà degli americani.
Ha fatto una campagna elettorale allo sbaraglio, dicendo cose politicamente scorrette in un paese in cui il politicamente corretto é un totem. Da poche settimane alla presidenza, dirige il paese più potente del mondo, o almeno non meno potente di Russia e Cina. Tenta di realizzare il programma duro e apparentemente strano che ha sbandierato nella campagna elettorale.
I circoli benpensanti erano contro di lui, e continuano ad esserlo. Le star, in massa, si sono schierati contro. Il sistema, condizionato da quasi un quindicennio di presidenze di Bill Clinton e di Barack Obama, ancora protesta che il popolo americano non l'ha più sostenuto. Secondo presunti acuti osservatori i voti ricevuti dal neo presidente sono quelli degli ignoranti. In Italia, per squalificare una parte politica, si dice che é trumpiana.
Per fortuna, la cosa buona della democrazia é che esiste un filo diretto tra il popolo che vota e chi viene eletto. Non si può dire che Trump abbia preso il potere con un colpo di stato. I voti ottenuti, e il sistema elettorale di quel paese, l'anno portato alla più alta carica. Piuttosto che dire che é politicamente scorretto, sarebbe meglio vedere cosa fa o vuole fare.
In materia di immigrazione vuole proteggere il suo paese dagli immigrati irregolari. Per questo vuole innalzare un muro al confine con il Messino, da dove transitano delinquenti e droga. Veramente l'idea del muro era stata dei suoi predecessori, anche se non fu portata a compimento. In ogni caso, il problema dei traffici illeciti e dell'immigrazione clandestina lungo il confine con il Messico continua.
Per quanto riguarda gli immigrati dei paesi musulmani, inseriti da tempo, e non da lui, in una lista nera di pericolosità terroristica, Trump vuole fare severi controlli alle frontiere, e rispedire a casa i sospetti o i pericolosi, secondo norme che sono state impugnate da alcuni giudici. Il provvedimento presidenziale, firmato pochi giorni dopo l'insediamento, é sospeso per le decisioni di alcuni giudici, ma il presidente ne sta preparando un altro, tenuto conto delle osservazioni giudiziarie. Intende proteggere gli Stati Uniti da ingressi pericolosi, com'é accaduto in Europa.
Poi, fin dai primi giorni del suo mandato, Donald Trump ha concretizzato, con alcuni provvedimenti, una maggiore protezione dell'industria e del lavoro degli operai del suo paese, messi a repentaglio dalla globalizzazione.
La globalizzazione economico - finanziaria sembrava la panacea, ma ora molti pensano che sia diventata una piovra, in mani sconosciute internazionali, che può fare il bello e il cattivo tempo in ogni paese, se lo vuole. Si ritiene, da parte di molti, che la fiducia data alla globalizzazione sia stata eccessiva, e vada regolamentata.
I provvedimenti che il presidente americano ha adottato e intende adottare per il suo paese sono peculiari a quella società, ma poiché ormai tutto il mondo é pure dentro casa nostra, con i mezzi di comunicazione di massa e con internet, quello che sta avvenendo negli Stati Uniti può essere un avvertimento su quello che si può fare da noi. E' bene farsi un paio di domande.
Per esempio, é giusta la politica dell'accoglienza indiscriminata verso tutti gli immigrati, che andiamo a prelevare appena abbiamo notizia che sono partiti sui barconi dalle coste dell'Africa, e poi ammassiamo, buoni e cattivi, profughi e irregolari, in centri di accoglienza, da dove in parte scappano, senza sapere più dove sono?
L'Italia, per la sua posizione geografica, é molto esposta alle masse migranti, ma non viene adeguatamente aiutata dall'Unione Europea. Tutti ad applaudirci per la nostra accoglienza, ma quando si tratta di ridistribuire fra i vari paesi europei la massa dei migranti, non si riesce a trovare alcun accordo con quei paesi. Non sarebbe meglio se sostenessimo lo sviluppo economico dei paesi dai quali scappano i migranti, e qua ci tenessimo soltanto i veri e propri profughi, che sono un numero limitato rispetto a coloro che vengono in Europa pensando solo di poter stare economicamente meglio?
Poi, per quanto riguarda la globalizzazione, non sarebbe opportuno proteggere anche le nostre industrie, le nostre aziende e i nostri lavoratori con un sistema fiscale e doganale che non permetta ai furbi di mantenere il marchio italiano e andare a fare manifatture in paesi dove pagano in modo stracciato la manodopera?
L'accoglienza degli stranieri e la globalizzazione sono parole fascinose, ma visti i risultati non sarebbe male se ne fossero valutate le conseguenze negative, e si intraprendessero nuovi percorsi sociali ed economici.