Nella classifica sulla Competitività stilata dalla Commissione europea, la Sicilia si colloca al 237° posto tra le 263 regioni dell’Unione. “Una maglia nera – commenta l’eurodeputato Giovanni La Via (AP/PPE) - che non rende onore alle eccezionali risorse della nostra terra, e che comunque ci mette di fronte alla mancanza di un programma di sviluppo, efficace e lungimirante”.
La terza edizione dell’Rci, l’indice di competitività regionale, dunque, è impietosa con la nostra regione, ultima in classifica tra le altre regioni del Sud Italia, e due gradini più giù rispetto al rapporto precedente. I parametri che definiscono le condizioni idonee per lo sviluppo e l’economia, ci restituiscono una Sicilia deficitaria in troppi aspetti, paralizzata dalle pastoie burocratiche, carente in infrastrutture.
La Via lancia un grido d’allarme: “Questa classifica certifica l’immobilismo economico e sociale della nostra regione, ben visibile a tutti noi siciliani. Da tempo ormai è chiaro che la Sicilia – dice l’europarlamentare utilizzando una metafora - è come una macchina ferma da tanti anni in garage. Per farla ripartire occorre cambiarne diversi pezzi, a partire dal motore. Abbiamo diversi strumenti a disposizione, il turismo, l’agricoltura, l’impresa e le grandi capacità dei siciliani: tutti pezzi fondamentali– ne è convinto La Via–per essere competitivi in un contesto economico sempre più globalizzato, ma non possiamo permetterci di perdere altro terreno”.
Gli oneri burocratici, le eccessive lungaggini, la mancanza di progettualità e la politica troppo spesso distante dalle reali esigenze di chi vive e lavora in Sicilia, da chi vuole fare impresa e scommettere sul territorio, sarebbero alla base di questa macchina che arranca. Base a cui bisogna aggiungere tutti gli altri indici, indeboliti da un sistema che evidentemente presenta delle falle: Sicilia bocciata oltre che in tema di efficienza del mercato del lavoro e in dimensione del mercato, anche in materia di istruzione superiore, formazione e apprendimento permanente, maturità tecnologica, complessità del business e innovazione.
“Occorre – rilancia l’on. La Via – sovvertire questo processo. Non possiamo più permetterci di perdere altro terreno: a partire dallo snellimento burocratico, puntando sulle nuove tecnologie, e incrementando gli investimenti per la valorizzazione e lo sviluppo del territorio, per una Sicilia che non sia più fanalino di coda in Europa”.