Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Moni Ovadia, direttore artistico dei teatri di Marsala, mossi principalmente dalla curiosità di conoscere meglio l’artista, il personaggio ma anche l’uomo. Tralasciando, volutamente, le polemiche che la sua nomina ha innescato tra alcuni artisti locali. Polemiche che, gli stessi dicono, sono rivolte esclusivamente all’Amministrazione. Sarà dunque la cronaca ad occuparsene, per ora approfittiamo dell’esperienza di un grande artista per comprendere meglio un ambito che conosce bene.
Maestro Ovadia, cominciamo con alcune domande in merito al teatro. Da oltre un secolo si parla di morte del teatro, dall’avvento del cinema, del sonoro, della televisione e ora di internet. Eppure un manipolo di persone continuano a volerlo fare, e sempre più persone desiderano vederlo, l’anno scorso il Piccolo di Milano ha avuto più abbonati di San Siro (fonte Corriere dello Sport). Perché, secondo lei, il teatro continua a vivere o, comunque, stenta a morire?
Questa forma d’arte non è sostituibile in alcun modo. È un’esperienza immediata che si rinnova ad ogni rappresentazione. Finché esisterà l’uomo ci sarà il teatro.
Il sistema legislativo che regola lo spettacolo dal vivo italiano sembra essere impossibile da regolamentare, l’ultima riforma è stata bloccata per un ricorso al Tar, poi sbloccata da un decreto del Parlamento. Secondo lei qual è il problema, perché non si riesce a trovare un accordo tra le parti?
Dipende esclusivamente dalla classe dirigente, quella che privilegia l’autoperpetuarsi non è interessata a questo medium che crea partecipazione emotiva, consapevolezza, conoscenza. Non sarà mai una priorità nell’agenda di questa politica che preferisce i grossi bacini d’utenza, come la televisione.
Si parla dello Stabile diffuso formato da dodici teatri, lei pensa che questa soluzione possa, anche per Marsala, creare una possibilità che possa sopravvivere alle varie Amministrazioni, o la sola risposta è il privato?
Intanto bisogna specificare cosa si intende per privato. Ci sono diversi sistemi per far giungere contributi ai privati, anche attraverso agevolazioni fiscali, in questo caso diventa molto ambiguo stabilire quanto ci sia di pubblico e quanto di privato. In ogni caso la Costituzione riconosce questo diritto a tutti i cittadini anche attraverso forme miste pubblico/privato.
Per quanto riguarda l’esperienza dello Stabile diffuso, diciamo che ci stiamo provando. Auspichiamo tutti che si possa fare. Dopo il 2018 io lascerò il mio incarico a Marsala e qualcuno mi succederà, come sta accadendo a Caltanissetta. Il teatro dovrebbe essere di tutti, a prescindere dall’orientamento politico dell’Amministrazione di turno.
Chi è stato il suo maestro artistico, se ne ha avuto uno, e cosa ha imparato da lui che pensa di condividere con i nostri lettori?
Posso ritenermi una persona fortunata, ho vissuto gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, quelli del teatro sperimentale, ma non solo. Ho conosciuto Grotowski, collaborato con Kantor, veri giganti del teatro contemporaneo. C’è un’opera che mi ha profondamente cambiato, La classe morta di Kantor, dopo aver visto quella rappresentazione non sono più stato lo stesso. Ma anche il teatro danza di Pina Bausch, e ancora Vita di Galileo di Brecht … ho visto cose a teatro che personalmente non immaginavo neppure si potessero fare
Cosa deve accadere ad uno spettatore quando va a teatro e cosa invece non dovrebbe mai accadere?
Il teatro deve arricchire, deve essere nutrimento interiore. Deve aiutarci nella relazione con noi stessi. Come un buon libro, deve farti venire voglia di rileggerlo, in questo caso di rivedere lo spettacolo insieme a qualcuno, un figlio, un amico… di contro quello che non dovrebbe mai accadere a teatro è annoiarsi, avvertire la sensazione di stare perdendo del tempo.
Cos’è per lei la felicità?
La felicità è per me sentirsi parte della vita, lottare per trasformarla, migliorarla. Insomma partecipare…
Ed infine ci dia un buon motivo per venire a vedere Il casellante il giorno 16 marzo al Teatro Impero di Marsala
Perché porteremo lo spettatore nel mondo camilleriano, dentro lo spasimo utopico, in una dimensione epica attraverso la forma inedita del teatro musicale. Io vestirò più ruoli, una scelta dettata anche dalla scarsità di fondi. Insomma una sfida, l’ennesima.
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Per il fine settimana il direttore artistico Moni Ovadia sarà a Marsala. Ne dà comunicazione l'assessorato alle Politiche culturali diretto da Clara Ruggieri che, prontamente, si è attivata per organizzare l'attesa riunione con gli artisti marsalesi. Questi, pertanto, avranno l'opportunità di incontrare Moni Ovadia venerdì prossimo - 10 marzo - al Teatro comunale, alle ore 15.