di Leonardo Agate - Avendo visto a La7 la trasmissione di Lilly Gruber, Otto e mezzo, in cui sono intervenuti Annalisa Chirico, giornalista del Foglio, Alberto Negri giornalista del Sole24ore e Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, ho fatto alcune riflessioni sul garantismo e sul caso Consip.
Di garantismo si parla e si scrive continuamente ormai da un quarto di secolo, da quando scoppiò Tangentopoli.
Per garantismo si intende quella corrente di pensiero per cui ogni cittadino, pur indagato o processato, deve essere considerato innocente fino a sentenza definitiva di condanna. E' un principio della nostra costituzione, ed é anche un pilastro del moderno diritto. Ma a fianco del garantismo ci sono anche, nella costituzione, la libertà di pensiero e di espressione, pure essi pilastri della civiltà occidentale. In nome del garantismo non si possono bloccare le notizie apprese e pubblicate dai giornalisti, che hanno il dovere di informare l'opinione pubblica su quello che sta accadendo in tutti i campi.
Il Fatto Quotidiano da alcuni mesi ha sollevato, quasi solitariamente per i primi due mesi, il caso della centrale nazionale degli appalti, Consip, dove presumibilmente sono avvenuti fatti di rilevanza penale nell'assegnazione degli appalti. A distanza di mesi, da quando l'inchiesta del Fatto Quotidiano é iniziata, la vicenda giudiziaria, presto diventata politica, ha invaso altre testate giornalistiche e televisive, ad esclusione di quelle legate a Renzi e al renzismo, intendendo per renzismo la cerchia delle persone molto vicine all'ex presidente del consiglio anche dimissionario dalla segreteria del Pd, Matteo Renzi.
Annalisa Chirico ha criticato il Fatto Quotidiano, che avrebbe gonfiato le notizie pervenute illecitamente dalle procure, dando in pasto all'opinione pubblica una visione diffamatoria di Renzi e del suo cosiddetto Giglio Magico. Secondo la giornalista, il sacrosanto garantismo sarebbe andato a farsi benedire.
Ma se il giornale diretto da Marco Travaglio fornisse notizie false, potrebbe essere denunciato dagli interessati lesi, e subire i processi di legge. Invece, le notizie dell'inchiesta del giornale, durature quasi giornalmente da mesi, non solo non sono state ritenute false, ma hanno trovato nelle settimane successive conferme ufficiali. Cosicché risultano iscritti nel registro degli indagati il babbo di Matteo Renzi, Tiziano, e l'amico di famiglia Carlo Russo per traffico di influenze illecite, il ministro Luca Lotti, renziano, il comandante dell'arma dei carabinieri, Tullio Del Sette, e il comandante della legione toscana dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, per favoreggiamento e violazione di segreto istruttorio. L'imprenditore Alfredo Romeo é in carcere a Roma a Regina Caeli per corruzione di un manager della Consip, di cui é amministratore delegato Luigi Marroni, nominato dall'allora presidente del consiglio, Renzi.
Secondo Annalisa Chirico, il Fatto Quotidiano avrebbe dovuto ritardare la pubblicazione dei fatti dell'indagine, evidentemente per non disturbare il manovratore Matteo Renzi, che intende riportarsi a Palazzo Chigi, e attendere l'esito degli annosi processi che seguiranno. Se il garantismo richiedesse questo sarebbe come mettere il boccaglio alla stampa.