di Leonardo Agate - Scopa nuova fa pulizia. Donald Trump, neo presidente USA, sta cominciando a usarla, a modo suo, da navigato uomo di affari e di mondo. E poiché gli USA sono la nazione più potente del mondo, la geopolitica mondiale può cambiare. Le avvisaglie ci sono tutte.
Guardando le cose dall’alto, come se fossimo su una navicella spaziale, potremmo notare sulla Terra alcune regioni di attuale interesse.
Dato che la Terra gira intorno al Sole, e a noi italiani il Sole sembra sorgere ad oriente, cominciamo a guardare verso là.
Verso nord, ad oriente, sulle coste del Pacifico c’è un piccolo stato, la Corea del Nord, che dipende dal dittatore pazzo Kim. Questo dittatore, ridicolo come e più delle macchiette dei dittatori del passato, s’è messo in testa di costruire missili e bombe atomiche. Dalle intenzioni di qualche anno fa è passato alle realizzazioni degli ultimi tempi. Possiede un piccolo ma non indifferente arsenale atomico, con il quale un paio di volte l’anno minaccia persino gli Stati Uniti. E’ un pazzo, e dai pazzi non ci si può aspettare nulla di buono.
Gli Usa, in quattro e quattr’otto, gli potrebbero dare una sberla, ma finora non l’hanno fatto. La Corea del Nord è infatti tradizionale alleata della Cina, potenza mondiale. Ma anche la Cina comincia a stancarsi dell’alleato pazzo.
Trump è un furbone di quattro cotte, altrimenti non sarebbe diventato così ricco nella sfrenata concorrenza statunitense, e nemmeno sarebbe arrivato alla Casa Bianca.
Che ti fa quel furbone di Trump? Invita il presidente cinese, Xi Jinping, a palazzo d’estate di Mar – a – Lago. In quella residenza, con a fianco le rispettive consorti, Il presidente Usa, in un intrattenimento con ostriche e champagne, avverte il presidente cinese che due sue cacciatorpediniere stanno lanciando 59 missili contro la base militare siriana dalla quale sarebbero partiti gli aerei che hanno bombardato coi gas proibiti un territorio in mano agli avversari di Assad, ammazzando 59 persone, bambini, donne e uomini .
La Sira non è alleata della Cina, è però alleata della Russia, e la Cina e la Russia non è che vadano del tutto d’accordo.
Il presidente cinese sorseggia l’ottimo champagne, e abbozza. Pensa che, alla fin fine, viene colpito un alleato della Russia, che non è propriamente sua alleata. Dopo aver gustato un’altra ostrica, il presidente cinese pensa pure di avere ai suoi confini l’alleato pazzo Kim: è una complicazione da semplificare. Nella mente fervida di Xi Jinping, epigono dell’antichissima classe dirigente cinese, si accende un luce di speranza. Spera che l’attacco di Trump ad Assad faccia impaurire il suo scomodo alleato Kim, in modo che lui possa convincerlo a calmarsi.
Spostandoci un po’ verso occidente con la nostra ipotetica navicella spaziale, potremmo guardare la Russia e, se avessimo uno strumento tanto sofisticato da poter vedere dentro il Cremlino, vedremmo un irriconoscibile Putin che non può dormire e passeggia agitato in vestaglia per le dorate camere che furono degli Zar. Non sa cosa decidere. Una protesta ufficiale, dura e forte, è scontata. Manderà pure la sua flotta nel Mediterraneo per contrastare visibilmente le navi americane. Ma poi cosa può fare? Tra l’altro da un paio di giorni, in via riservata, era stato informato da Trump che gli stati Uniti avrebbero attaccato, e per questo aveva fatto allontanare i suoi militari e le sue armi da quel maledetto aeroporto siriano. Alla fine, che gliene importa di Assad, basta che la Siria non cada sotto la diretta dipendenza degli USA. Ma questo pericolo ancora non c’é.
Putin decide, dopo una notte insonne, di fare il muso duro, ma di limitarsi a questo.
Guardando dall’alto la Terra, spostandoci verso occidente, incontriamo gli stati dell’Unione Europea. Li possiamo sorvolare senza particolari osservazioni. Non hanno armamenti concorrenziali con quelli della Cina, della Corea del Nord e della Russia. Stanno già in disagio fra di loro, figuriamoci se possano voler intervenire sullo scacchiere internazionale.
Facendo un salto di diverse migliaia di miglia verso dove ci sembra che tramonti il Sole, ci si presentano gli Stati Uniti e Trump. Questo pescecane degli affari e della politica va, in queste ore, alla grande. Dopo le prime figuracce della mancata riforma del sistema sanitario obamiano, e della impugnazione da parte di alcuni giudici delle sue decisioni sull’embargo di persone provenienti da cinque o sei paesi islamici, con il lancio dei missili contro la Siria, si trova il paese ricompattato dietro di lui, sotto la bandiera a stelle e strisce, come spesso capita quando le grandi democrazie intraprendono un’azione militare, giusta o sbagliata che sia.
Ma un altro motivo di soddisfazione può avere il pescecane della finanza e della politica americana: sta portando alla Corte Suprema un conservatore come piace a lui, e pure giovane. Non c’è pericolo che scompaia prima della fine del suo o dei suoi mandati.
Intanto il mondo gira. Fra brindisi e sorrisi al palazzo d’estate, e missili sulla base militare siriana, Trump e consorte con Xi Jinping e consorte si avviano alla fine del riuscito convivio.