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12/04/2017 07:15:00

Autostrade siciliane, il Cas nella bufera: arresti e perquisizioni della Dia

 Autostrade: terremoto in Sicilia. Una maxi operazione antimafia ha portato a 12 misure cautelari. Ma gli indagati sono oltre 50. Al centro dell’inchiesta il Cas, il Consorzio Autostrade Sicilianae, con fondi pubblici distribuiti a tavolino tra dipendenti e dirigenti compiacenti.

Le accuse sono di truffa e peculato. L’inchiesta è è coordinata dal magistrato Sebastiano Ardita e rappresenta lo sviluppo della prima operazione della Dia contro il sistema di spartizione degli appalti del Cas, basato su scambi e favori tra imprenditori e dirigenti: alcuni avevano ottenuto anche la ristrutturazione della propria abitazione in cambio di affidamenti diretti e gare truccate.

I soldi dei lavori di messa in sicurezza, secondo quanto ha documentato la Dia, finivano dritti nelle tasche di alcuni dirigenti infedeli che, senza alcun progetto, incassavano premi e benefit.

Al centro delle indagini ci sarebbe la percentuale di circa il 2% che spetta per legge a chi segue appalti pubblici, pagata alla fine dei lavori. Secondo l'accusa molti progetti per cui sarebbero stati incassati i soldi non sarebbero stati conclusi o, addirittura, neppure esistiti. I lavori finiti sotto inchiesta sono quelli relativi al ripristino delle cabine di Sos nelle autostrade, lavoro di ordinaria amministrazione ma liquidato dal Rup come straordinario, così da ottenere il 2 per cento in più previsto dalla legge. Il danno per il consorzio in due anni è stato stimato in oltre un milione di euro. “E’ stata un'indagine molto complessa durata due anni sull'amministrazione interna del Consorzio per le autostrade siciliane - ha spiegato il capo centro della Direzione investigativa antimafia di Catania, Renato Panvino - l'operazione è la prosecuzione di un’altra inchiesta condotta sempre dalla Dia nel 2015 nei confronti di imprenditori e funzionari del Consorzio per le autostrade siciliane che ha fatto luce sull'affidamento degli appalti a ditte compiacenti con modalità di corruzione".

Tra i soggetti sotto inchiesta c’è un funzionario del Cas, Carmelo Cigno, assunto pare a suo tempo come autista, e poi destinato a far carriera, residente a San Vito Lo Capo, e che già in precedenza era stato oggetto di indagini, sempre per incentivi tecnici riscossi fin troppo facilmente. Originario di Palermo, risulta domiciliato a San Vito Lo Capo. A carico di Cigno c’è la contestazione di avere riscosso compensi per incentivi tecnici pari a 112 mila euro, senza che pare avesse titolo a ricevere il “premio”, alla pari di altri indagati.