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20/04/2017 06:00:00

Scrive Sea, sulla vicenda del trasferimento della centrale elettrica di Favignana

 Ci riferiamo all’articolo di codesto giornale del 26/03/2017 dal titolo “Favignana, bloccato il progetto della centrale elettrica della Sea. Si pensa al cavidotto”.

Innanzi tutto diamo atto che codesta redazione ha seguito con puntualità le vicende giornalistiche sul problema della centrale elettrica di Favignana a volte con qualche approssimazione senza però dare molto spazio alla voce della SEA che essendo l’unica ad avere piena contezza dei fatti, vivendoli tutti e direttamente, può contribuire a ristabilire l’effettiva verità.

Oggi l’occasione è fornita dall’articolo pubblicato da codesto giornale, sempre sull’argomento, in cui si affermano situazioni e ragioni che riteniamo non vere ma soprattutto risultano tendenziosamente lesive per la nostra società.

1- Nell’articolo ci si riferisce ai due decreti di sospensione amministrativa dell’iter di modifica della destinazione urbanistica di un terreno di Favignana per un possibile insediamento di una centrale elettrica sono stati emanati dall’Assessorato Territorio. Si dimentica però di dire che le due sospensioni sono state possibili in quanto non soltanto non si trattava di una battaglia ma soltanto di uno stimolo alla valutazione del problema e soprattutto che è stata proprio SEA a proporre al Comune e all’Assessorato l’ipotesi di sospensione proponendo dei tavoli tecnici di approfondimento della questione energetica per l’isola che necessita sicuramente di un serio dibattito. Per la cronaca SEA non poteva essere d’accordo su una sospensione decisa dall’Assessorato senza che uno dei partner (cioè SEA stessa quale promotore dell’iter amministrativo) venisse interpellato e che la motivazione adottata fosse quella della “inusualità” della procedura per effetto della richiesta proveniente dall’amministrazione comunale.

2- Ricordando i passaggi salienti della vicenda codesto giornale afferma che SEA “aveva presentato il progetto di una moderna centrale da 25 megawatt con capannoni industriali in cemento armato, opere e i macchinari necessari per la produzione, sette generatori a gasolio e tre fumaioli da 15 metri su un’area di circa due ettari in contrada Fossafelle a due passi da Cala Azzurra.” Insomma un vero e proprio ecomostro.

Qui cominciano le inesattezze fuorvianti. Anzitutto non è Selma la proprietaria dell’attuale centrale di contrada Madonna così come affermato nell’articolo bensì il Comune di Favignana. SEA ne ha soltanto la gestione. Questa centrale inoltre è stata costruita negli anni 60 (e non 70) per le necessità di allora che, è pleonastico affermare, erano ben diverse da quelle di oggi e le cui necessità di adattamento nel tempo sono sempre state molto difficili se non addirittura impossibili da attuare per motivi ambientali, tecnici ed autorizzativi ed urbanistici. Da ciò nasce la necessità del trasferimento.

Le perplessità manifestate quasi subito dall’amministrazione comunale, inducono immediatamente SEA ad approfondire tutti gli aspetti controversi emersi già in un primo confronto di natura anche tecnica, che consentisse di definire ipotesi di soluzione compatibili con l’ambiente e che potesse anche incentivare gli obiettivi di sviluppo dell’isola.

3- A questo scopo SEA ha infatti rielaborato una bozza di progetto notificandola nel settembre 2016 sia al Comune di Favignana che all’Assessorato Territorio. Ipotesi da considerare (come espressamente indicato) come proposta da discutere. Nel contempo per tenere conto dei nuovi traguardi nella produzione di energia che venivano indicati dal governo proprio per le isole minori Sea ha pubblicato la sua proposta di Favignana Emissioni Zero iniziando immediatamente a rinnovare il parco auto e garantendo la presenza dei primi punti di ricarica elettrica. Vedasi sul sito web di Sea il programma emissioni zero.
Per chi non ha letto le carte comunque è il caso di precisare che il nuovo progetto non prevede capannoni industriali in cemento armato (!) bensì capannoni in tufo parzialmente interrati che riducono la fisionomia della costruzione ad altezze ad un piano fuori terra e di fisionomia simile a quelli già esistenti nell’isola (in più di un esempio). Quindi praticamente invisibili e indistinguibili dal paesaggio circostante con impatto complessivo praticamente trascurabile anzi a nostro modo di vedere anche positivo collegandosi ad altre realtà che hanno fatto la storia industriale di Favignana nel passato e quindi potrebbero anche costituire esempio da imitare. Tra l’altro senza alcuna ciminiera di 15 metri(!).
E i due passi da Cala Azzurra sono circa 500 metri di campagna aperta.
Dal punto di vista tecnico poi risulta alquanto ininfluente il fatto che la potenza massima installabile fosse stata prevista in 20 magawatt, (e non 25) in quanto ciò che comanda non sono i gruppi installabili ma soltanto quelli che possono entrare in funzione con la richiesta dell’utenza e cioè i 6 megawatt nella punta massima estiva per alcune ore della giornata ( in totale meno di un centinaio e soltanto nel mese di agosto). E ciò per un motivo semplicissimo: non è nè possibile nè conveniente porre in esercizio più gruppi di quelli necessari a soddisfare la richiesta. Prevedere una possibilità di ampliamento futura è buona norma ma per nulla condizionante.
In altre parole ogni ostacolo tecnico può avere una soluzione ottimale, se si vuole. Non si deve trascurare che esistono molti esempi nelle città del nord italia dove l’insediamento di attività potenzialmente “disturbanti” sono state invece l’occasione per realizzare ambienti modello. Esempio Bergamo zona inceneritore.
Ma tutto ciò dà comunque l’idea del modo con cui viene affrontato un problema così importante. Si infiamma la curiosità con qualunque stereotipo emozionalmente valido evitando di approfondire e discutere seriamente il problema che ha ben altri risvolti di quelli relativi all’altezza delle ciminiere, ai capanni in cemento armato, al costo del gasolio, all’inquinamento ambientale, ai trasporti e così via, trascurando invece aspetti come l’occupazione nell’isola, l’apporto delle professionalità presenti, l’attenzione del Governo per le isole minori, gli incentivi previsti per lo sviluppo del fotovoltaico, il canale aperto anche con la Comunità Europea per finanziamenti di ricerca molto consistenti ed ancora omettendo che, ad oggi, dovendo produrre comunque circa il 70% dell’energia necessaria in campo nazionale con fonti fossili, probabilmente conviene investire per ridurre l’inquinamento in loco piuttosto che esportarlo altrove con il cavo.

4- Ma tutto questo è già stato detto da SEA più volte e comunque pubblicato nel sito aziendale il 28.12.2016 nella sezione News con il titolo Considerazioni sui fondamenti dell’opposizione alla delocalizzazione dell’attuale sito produttivo di energia elettrica a Favignana proprio per fare il punto della situazione.

Oggi però per merito di queste azioni si riaccende con tutte le parti in causa il dibattito speriamo ben più ampio di quello condotto fino ad ora; anzitutto sul piano tecnico ed ambientale e successivamente, è auspicabile, anche su quello economico e di sviluppo dell’economia dell’isola nella speranza di potere chiarire ai più, politici e non, i veri termini del problema. Poi la decisione, qualunque essa sia, potrà almeno godere di una conoscenza migliore e nello stesso tempo potrà ridurre gli evidenti conflitti di interessi inutilmente sbandierati come interessi collettivi da parte di neonati comitati di cittadini non ben identificati.

Opportunamente a questo proposito oggi vengono prese in considerazione anche altre associazioni ambientaliste di Favignana sicuramente equilibrate e consolidate nella loro attività pluriennale e sicuramente portatrici di veri interessi collettivi e soprattutto senza mostrare casi di evidenti conflitti di interesse.

5- Naturalmente uno dei progetti da discutere sarà proprio quello del cavo di collegamento dell’isola alla terraferma per eliminare la centrale; opzione “casualmente” propugnata da una associazione creata opportunamente nel luglio 2016 e sostenuta principalmente per questa occorrenza ovvero impedire il trasferimento della centrale nel nuovo sito.

In proposito il vostro giornale riporta l’opinione dell’on. Giampiero Trizzino, presente nella audizione in IV Commissione ambiente dell’ARS in cui, oltre il Comune di Favignana e SEA era curiosamente invitato soltanto il comitato Green Egadi strenuo oppositore al mantenimento della centrale elettrica di produzione nell’isola. Afferma con sicurezza il parlamentare: “Con quello che la centrale costa ai contribuenti, basterebbe un solo anno di rimborsi che la Sea Spa percepisce dalla Cassa Settore Elettrico Ambientale per costruire un cavidotto sottomarino da Trapani all’isola a impatto zero". E aggiunge ancora: “... per il costo di costruzione dell’elettrodotto sommerso, da realizzare peraltro una sola volta, si spenderebbe meno di un terzo di quanto ha incassato la Sea in tre anni, ovvero circa 40 milioni di euro dal 2013 al 2016".

Nulla di ciò è vero. Sulle cifre indicate senza alcuna dimostrazione concreta, malgrado le smentite, SEA ricorda che ha già pubblicato a suo tempo precise dimostrazioni di inattendibilità su queste cifre quando sono state presentate da Green Egadi in varie occasioni mediatiche. Occorre però notare che tali cifre anche se campate in aria producono comunque un effetto condizionante ed emozionalmente negativo. Nel nostro articolo sono state riportate invece le reali cifre del costo sopportato dalla componente UC4, ovviamente riferentesi alla sola attività di produzione di energia elettrica; importi che, rapportati ad oggi, non arrivano neanche al 30% di quelli citati!. Naturalmente SEA è in posseso di tutta la documentazione che comprova quanto asserito e che comunque è possibile reperire anche nei documenti ufficiali dell’Autorità per l’energia elettrica.

Sull’argomento pertanto sarebbe più che opportuno che l’on. Trizzino potesse dimostrare la veridicità delle sue affermazioni.

6- Infine ci sia consentito ricordare ai lettori di codesto giornale che la famiglia Accardi, proprietaria della SEA, è di Favignana, ha sempre avuto stretti rapporti con l’isola dove ha la sede principale dei suoi interessi economici. Ma questo i cittadini di Favignana lo sanno bene a differenza naturalmente dei turisti che frequentano l’isola principalmente d’estate.

SEA Società elettrica di Favignana