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26/05/2017 06:00:00

La biblioteca comunale di Marsala, quello che non va. Un decalogo

Questo articolo è una opinione di chi l'ha scritto e non vuole essere una critica qualunquista nei confronti della biblioteca marsalese. Questo articolo va letto con la consapevolezza che l'organizzazione dietro al servizio è impegnativa e va lodata. La signora Milena Cudia, responsabile dal 2012 a questa parte, ha apportato con i suoi collaboratori enormi benefici alla biblioteca, ottimizzandone il servizio. Con questa critica costruttiva l'autore dell'articolo tiene a farlo migliorare ulteriormente, affinché esso possa essere al meglio delle proprie potenzialità. Così si evitano chiacchiere inconcludenti.

 

La biblioteca di Marsala è l'unico rifugio dove poter studiare, ricercare, leggere, fare cose che a casa non sono possibili per vari motivi. Il servizio deve essere di qualità. Questa dipende dai fattori seguenti:


1) Il silenzio

Esso è il presupposto che rende una biblioteca tale. Viene dato per scontato e per questo spesso lo si infrange. Senza questo risulta arduo concentrarsi nel proprio compito per il quale si è usciti si casa. Nella biblioteca di Marsala il silenzio è ad intermittenza, come una lampadina danneggiata. Questo per cause più o meno risolvibili quali il fatto di trovarsi accanto alla via più frequentata del centro, il rumore del distributore di snack, ma soprattutto gli schiamazzi di alcuni utenti e le voci che provengono dal piano di sotto, dove si trova il personale. Entrambi i soggetti compiono una contraddizione.
Basta poco per ottenere il silenzio.


2) Il vetro

Non deve stare in una biblioteca: non attutisce bene i rumori esterni, al contrario del legno. Sebbene l'architettura della sala lettura rende difficile posizionarvi porte di legno, bisogna rimpiazzare quelle di vetro. Ci vuole l'insonorizzazione.
Le scrivanie con vetro sono eleganti, tuttavia possono riflettere sugli occhi la luce delle lampade, recando fastidio. Per queste ultime è sufficiente sostituire la parte in vetro con una in legno.

3) L'efficienza delle lampade

Queste funzionano correttamente nella maggior parte dei casi. È normale che alcune non si accendano o funzionino male o siano senza lampadina. L'ostacolo diventa inevitabile quando tutti i posti sono occupati e si è costretti a leggere senza luce sufficiente o con il flash del cellulare. Basterebbe controllare regolarmente le lampade.

4) La ricchezza del catalogo

Si va in biblioteca anche per leggere gratis i libri che si potrebbero comprare. Di certo autori poco blasonati sono difficili da trovare in una biblioteca di provincia, tuttavia il cercare libri che non siano dei classici ma che comunque abbiano un rilievo, soprattutto di autori stranieri, anche di argomenti meno trattati, è un diritto dell'utente. Per risolvere questo problema è sufficiente coinvolgere i cittadini a donare, magari per iniziativa del Comune o delle librerie, affinché il catalogo dei libri possa soddisfare la voglia di sapere di chi entra in biblioteca.
Una cosa che non tutti sanno, comunque, è che la nostra biblioteca ha un archivio storico invidiabile e accessibile agli utenti, con centinaia di manoscritti secolari.

5) Il catalogo nel computer

Purtroppo capita che il servizio della ricerca del libro desiderato al pc e non tra gli scaffali faccia cilecca, ad esempio: nel caso in cui si cercasse una singola opera di un autore, il sistema darebbe come assente l'opera, anche se questa fosse all'interno di una raccolta. Questo non è un vero ostacolo nel complesso, anzi è utile per spronare a cercare manualmente, alla maniera tradizionale.

6) La separazione tra sala lettura e sala conferenze

Nella biblioteca marsalese esse sono adiacenti e separate da porte di vetro. Inutile dire che quando vi sono degli incontri si sente tutto. Di fatto sono penalizzati gli utenti della prima sala. Per risolvere il problema sono sufficienti due passaggi: rimpiazzare le porte di vetro e avvertire coloro che entrano per andare in sala conferenze di non chiacchierare prima dell'incontro, per motivi palesi.

7) Le pulizie

Questo punto è poco rilevante, poiché non è la biblioteca a decidere quando gli addetti alla pulizia vengano a lavorarvi. Tuttavia anche essi fanno rumore ed è inevitabile. È strano che la biblioteca, un'istituzione, non possa decidere gli orari: quando non è aperta agli utenti è l'orario ideale.
C'è da sottolineare che nel complesso la biblioteca è molto pulita, eccezion fatta per le vetrate esterne che sono più complicate da pulire. Nei bagni c'è la carta igienica, una cosa per niente scontata in un ambiente pubblico. A proposito, ci vorrebbe un cestino per ogni cabina, per evitare di scaricare la carta nel wc.

8) La raccolta differenziata

Nel salotto d'attesa per il bagno ci sono quattro cestini, in sala lettura due, in sala conferenze uno. Su sette cestini, soltanto uno dei primi quattro ha una dicitura, per vetro e metalli. In realtà ci sono più di sette cassonetti, ma per la raccolta differenziata ce n'è solo uno. Per trasformare un cestino basta applicarvi un adesivo. Per risparmiare spazio è perfetto il cestino con quattro accessi divisi per tipologia. Senza specificazioni, gli avvisi con scritto di rispettare la raccolta differenziata diventano inutili. Il far vedere i cestini con chiare finalità di raccolta differenziata è utile per promuovere nella mente degli utenti il concetto, nel caso in famiglia non si effettuasse.

9) Il weekend

La biblioteca nel weekend è aperta solo il sabato mattina. Organizzare eventi in questi orari sarebbe ottimo per due ragioni: risolve la questione del punto 6 e aggiunge eventi alla città, appunto.

10) Condizionatori e ventilatori

Semplicemente sono assenti. Quando fa caldo, fino ad ottobre, stare in biblioteca fa sciogliere come ghiaccioli. La loro assenza ha delle conseguenze sulla frequenza degli utenti e sulla loro concentrazione nello studio e nella lettura.

 

Questo decalogo a vantaggio di noi cittadini marsalesi, affinché ci interessiamo alla nostra propria comunità e diamo ognuno un po', specie noi giovani, per renderla bella, ché del bello abbiamo bisogno.

 

Riccardo A. Oliva