Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
05/06/2017 02:20:00

La presidente Boldrini e l’incontro “Servizio Civile. Giovani per un’Italia solidale”

 di Leonardo Agate - La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha tenuto un discorso all’incontro “Servizio Civile. Giovani per un’Italia solidale” in occasione della Festa Nazionale della Repubblica. Ad un certo punto ha cercato di spiegare il concetto di Patria. “Che non ha niente a che vedere – secondo la Presidente – con le ideologie nazionaliste. Perché il nazionalismo esclude, la Patria è inclusiva. Il nazionalismo è aggressivo, la Patria è solidale. Il nazionalismo costruisce muri, mette fili spinati; il patriottismo tende la mano agli altri. Questo, ragazzi, dovete ricordarlo”.

Il discorso, ufficiale, occasionato dall’incontro con i giovani, si rivolge naturalmente a tutti, che dovrebbero non dimenticare le sue parole.

Devo stare molto attento in questo articolo a chiamare la Signora Laura Boldrini Presidente al femminile, perché altrimenti se ne potrebbe avere a male, e ne potrei ricevere una reprimenda.
Uno ei suoi argomenti più notevoli, da quando si è assisa sulla terza poltrona, per importanza, della Repubblica, quella di Presidente della Camera, è stato quello di imporre con atti ufficiali che lei deve essere chiamata “la Presidente” e non “il Presidente”, come pure mi dice che sia più corretto un italianista, per il quale le cariche istituzionali sono tradizionalmente al maschile.
Ma il buon lessico italiano deve piegarsi alle leggi, e, dopo le disposizioni della Presidente, bisogna rivolgersi a lei al femminile.
Sarebbe bene che la Presidente, nel suo mandato che ancora dura, nei suoi interventi si dedicasse di più ai problemi reali del Paese. L’impressione che ne ho è che gli interessi più il lessico che quello che sta dietro, il suo reale riferimento.
Con il lessico, la Presidente, ha un rapporto ambiguo. Figuriamoci con i riferimenti reali delle parole.
Nel discorso del 2 giugno scorso ha scisso il concetto di Patria, sempre benemerita, da quello di nazione, che spesso demerita. Se la Presidente me lo consente, dissento.
Patria e nazione sono stati sempre sinonimi. Se la Signora Presidente volesse guardare indietro la storia vedrebbe che Benito Mussolini, il dittatore, evocava costantemente la Patria, soprattutto quando voleva fare guerre a destra e a manca. Per la Patria, i nostri soldati sono andati a combattere in Etiopia. Per la Patria i nostri padri sono andati a occupare altre nazioni, o hanno difeso il territorio nazionale nella Seconda Guerra Mondiale. Ma anche nella prima guerra mondiale, gli italiani hanno combattuto per la Patria.
Dividere il concetto di Patria da quello di nazione è arbitrario, un’operazione soltanto verbale. Come stabilire che il Presidente della Camera deve essere chiamato “la Presidente della Camera”. Dietro le parole, la realtà resiste imperterrita, con buona pace della Presidente Boldrini.