Pd sempre più in stato confusionale in Sicilia. Davide Faraone ha proposto la candidatura alla Presidenza della Regione a Gaetano Miccichè, banchiere, fratello di Gianfranco, delfino di Berlusconi e leader di Forza Italia in Sicilia. L'interessato ha detto noQuesto il commento di Pietrangelo Buttafuoco sul Foglio di oggi, 6 Luglio:
Niente male la mossa del Pd di candidare il Micciché buono, e cioè Gaetano — il formidabile banchiere — alla presidenza della Regione siciliana. Dopo aver consegnato il governo della Sicilia a Rosario Crocetta, sarebbe molto più coerente, per Gianfranco — il Micciché più famoso — far vincere per la seconda volta i piritolli renziani. La Corte dei Conti, intanto, ha sollevato un problema sullo spaventoso bilancio, e Crocetta — povero Crocetta — malinconicamente s’avvia al tramonto. Absit iniuria verbis. Accompagnato dal buco.
GRILLINI. Concluse le “Regioniarie”, il sistema di voto on line per scegliere i candidati all’Assemblea regionale siciliana del Movimento Cinquestelle è stata definita la lista per il collegio di Trapani. Cinque candidati perché 5 sono i seggi messi a disposizione per la provincia. L’hanno spuntata i due deputati uscenti Valentina Palmeri (Alcamo) e Sergio Tancredi (Mazara del Vallo), quest’ultimo subentrato a Sergio Troisi che si è dimesso in corso d’opera, si aggiungono il marsalese Stefano Rallo e l’ericina Flavia Fodale. La Valle del Belice sarà invece rappresentata dal partannese Giovanni Inglese. Non ci sarà dunque un candidato espressione della città di Trapani mentre non sono riusciti ad entrare in gioco i grillini di Castelvetrano. Il Movimento Cinquestelle, nelle Regionali del 2013, ebbe un exploit elettorale e la provincia di Trapani con 2 seggi rappresentò una delle roccaforti della politica pentastellata. Le elezione di 2 parlamentari avvenne però su 7 seggi, che ora sono scesi a 5 per la riduzione complessiva dei deputati all’Assemblea regionale siciliana.
I grillini sono pronti a governare l'Isola, vogliono inchiodare, così scrivono, “i responsabili dello sfacelo che ci circonda alle loro responsabilità, li inchioderemo ai loro sontuosi stipendi, ai loro privilegi, al lavoro che non hanno mai dato e alle strade che non hanno mai costruito né sistemato".
Il primo appuntamento è fissato per domenica 9 luglio, al Castello a mare di Palermo alle ore 19.30, i grillini insieme a Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Davide Casaleggio proclameranno il risultato delle regionarie. Saranno scelti i candidati alla carica di deputato regionale, il candidato alla presidenza della Regione e la squadra che lo affiancherà.
A sinistra, dopo il no di Pietro Grasso, si cerca di fare la quadra, sanno i dem che non possono perdere l'occasione e che se dovessero sbagliare il candidato a quel punto incasserebbero la sconfitta.
Non sono facili da dimenticare i cinque anni di governo Crocetta e proprio per questo si cerca la discontinuità.
E' Giuseppe Lupo che cerca di creare una grande alleanza che guardi a centro, il primo incontro però non è andato bene. D'Alia con i suoi e Alfano non hanno preso parte all'incontro. L'asse Lupo-Orlando pare non si fermi, il pressing a Grasso non finirà con la speranza che l'attuale presidente del Senato possa rimodulare il suo diniego. Il 10 luglio Orlando ha organizzato una convention per dare il via alla creazione di una lista con le migliori rappresentatività amministrative dei territori.
Di certo c'è che tutti chiedono la discontinuità da Rosario Crocetta, lo ha finanche dichiarato il capogruppo del PD alla Camera Ettore Rosato all'incontro voluto da Lupo a Baida. L'intervento della Corte dei Conti sul bilancio non approvato dal governo Crocetta ha mosso le acque “il governo nazionale ha fatto uno sforzo straordinario dando risorse finanziarie come mai in passato alla Regione siciliana. Se di fronte a questo non si è riusciti a rimettere i conti in ordine da parte nostra c'è una forte preoccupazione". Rosato è chiaro nel suo intervento, il PD prende le distanze da questo presidente.
E mentre a Palermo ci sono incontri politici per fare luce sul destino dei dem Davide Faraone gioca un'altra carta: andare a casa degli elettori in tutti i 390 Comuni della Sicilia.
Faraone è già stato a Messina, Barcellona Pozzo di Gotto, Trabia, Caltanissetta, Favara.
Il PD cerca il suo leader, candidato alla presidenza, ma c'è chi dice di aspettare perchè Grasso traghetterà i dem alla vittoria.
Il nome, intanto, più insistente dell'area di centro destra, contrapposto a Nello Musumeci, è quello di Roberto Lagalla. Uomo moderato, ex Rettore dell'Università di Palermo, impegnato negli ultimi mesi a presentare il suo progetto in giro per le realtà siciliane.
Lagalla potrebbe essere il candidato che metterebbe insieme le anime dei cuffariani e quelle dei forzisti, oltre ai centristi. Dalle parti di Forza Italia storcono il naso.
Lagalla sarà a Marsala oggi per presentare Idea Sicilia. L’evento con si svolgerà alleore 18.30, presso la sala convegni del Complesso monumentale San Pietro.
Idea Sicilia è il gruppo di animazione politica fondato da Roberto Lagalla, che intende portare avanti la definizione di un programma basato sul buon senso e sulla valorizzazione delle competenze.
ASTENSIONE. Se si votasse oggi per le Elezioni Regionali in Sicilia, oltre 2 milioni e mezzo di cittadini resterebbero a casa. Su 4 milioni e 600 mila elettori, si recherebbero alle urne circa 2 milioni di siciliani, molto meno della metà degli aventi diritto. È quanto emerge da un’analisi condotta dall’Istituto Demopolis a 4 mesi dal voto del 5 novembre per l’elezione del nuovo Presidente della Regione ed il rinnovo dell’ARS.
“Si avverte – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – una chiara compromissione della fiducia dei cittadini nei partiti e nelle istituzioni regionali. Una larga maggioranza dei siciliani appare convinta che la politica, anche per assenza o cattiva gestione delle risorse, non sia più in grado, oggi, di incidere sulla vita reale delle famiglie e sulle prospettive delle nuove generazioni”.
La fiducia nei partiti, come emerge dal trend del Barometro Politico Demopolis, raggiunge il suo minimo storico e crolla al 4%: 16 punti in meno rispetto a 10 anni fa.
È una regione, la Sicilia, che paga, in modo rilevante, gli effetti della crisi degli ultimi anni: il 53% di chi vive nell’Isola ritiene peggiorata, rispetto a 5 anni fa, la situazione economica della propria famiglia, che rimane invece più o meno uguale per il 42% dei cittadini intervistati da Demopolis.
“Le percezioni dell’opinione pubblica siciliana – precisa il direttore dell’Istituto Pietro Vento – coincidono pienamente con la realtà, con i dati economici, attenuati solo in parte da una solidarietà intergenerazionale che si conferma molto più forte rispetto ad altre aree del Paese”.
Durissimo è il giudizio dei siciliani sulle mancate politiche per la crescita e per il lavoro da parte della Regione. L’85% dei cittadini valuta negativamente le Politiche per lo sviluppo e l’occupazione attuate in Sicilia negli ultimi anni dal Governo Regionale.
“Il riflesso sui partiti e sulle istituzioni politiche regionali – aggiunge il direttore dell’Istituto Demopolis – è evidente e si riflette in una grave disaffezione al voto: in assenza di nuovi segnali di fiducia, l’area dell’astensione rischia, il 5 novembre, di andare oltre qualunque quota fisiologica”.
Con l’eccezione del Movimento 5 Stelle, che domenica prossima dovrebbe lanciare la candidatura di Giancarlo Cancelleri, degli Autonomisti e del Movimento “Diventerà Bellissima” di Nello Musumeci, le altre forze politiche sembrano faticare nell’identificazione del proprio candidato: la scelta, dopo la rinuncia del presidente del Senato Piero Grasso, appare particolarmente difficile per il PD su cui pesa, in modo più rilevante, l’eredità del Governo Crocetta.
“In base alla proiezione odierna – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – con un’astensione al 55%, considerate le schede bianche e nulle, si avrebbero oggi alle Regionali appena 1 milione e 900 mila voti validi. In uno scenario con tre o quattro competitor, il prossimo Presidente della Regione potrebbe essere eletto con 600/700 mila voti: di fatto gli aventi diritto al voto di una sola provincia come Messina, poco più della metà degli elettori chiamati alle urne in provincia di Palermo. A quattro mesi dal voto del 5 novembre – conclude Pietro Vento – la partita per Palazzo d’Orleans è appena cominciata…”.