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11/07/2017 06:00:00

Marsala e gli accessi al mare tra sentenze e diritti. Hanno tutti ragione?

Hanno tutti ragione. In fatto di diritti e abusivismo siamo arrivati al punto in cui hanno tutti ragione a rivendicare sentenze e articoli del Codice Civile. Di doveri ne parleremo un’altra volta, magari. Ma andiamoci con ordine.

Il diritto alla proprietà privata è sancito dalla Costituzione Italiana e tutelato dall’articolo 832 del Codice Civile, pertanto, se posso dimostrare di essere proprietario di un terreno posso decidere di delimitarlo e chiuderne l’accesso a terzi. Se poi in quel terreno costruisco abusivamente una casa, ebbene, questo è un altro discorso. Violo la legge e posso essere sottoposto a giudizio o sanzioni, fermo restando che rimango il proprietario del terreno. Il nodo del contendere, in pratica, è tutto qui. Chi ha costruito abusivamente una casa in prossimità della spiaggia, ma comunque oltre la fascia di inedificabilità assoluta, dovrà rispondere alla legge attraverso sanzioni per l’abuso perpetrato. In questo caso si potrebbe trattare anche di cittadini che hanno costruito prima ancora che venisse regolamentata l’edificabilità in quella determinata zona. Pertanto, sulla scorta della recente sentenza n° 836/2016 del Tar Sicilia, questi possono arbitrariamente chiudere i cancelli delle proprie case e vietare l’accesso al mare agli aspiranti bagnanti. E questa è la prima ragione che abbiamo individuato.

Tra questi però ci sono anche quelli che hanno costruito abusivamente anche dopo la regolamentazione sull’edificabilità lungo la fascia costiera, perché si sa, le mamme dei… furbetti sono sempre incinte. La loro ragione abita dentro quel limbo di burocrazia e carte bollate, che… tanto prima che si potrà stabilire chi ha torto e chi ha ragione… Poi ci sono quelli che hanno voluto fare le cose in grande, la casa a mare deve essere con il cancello sulla sabbia après moi le mer, per questi la possibilità, ma solo dopo essere stati scoperti, di usufruire del bene espropriato dal Comune, fino a quando non arriva la ruspa, se arriva. Proviamo ora a sentire le ragioni di quanti non hanno questo privilegio, tra questi ci sono anche quelli che non hanno avuto la possibilità economica per farlo, ed è stato il solo motivo per cui non lo hanno fatto. Lo spirito di adattamento del fenotipo, in questo caso, ha escogitato la furberia di coltivare un’amicizia con quanti hanno la casa al mare. Soluzione perfetta considerando che si gode dei soli vantaggi di tale condizione. O, per mero spirito di rivalsa, avrà realizzato il personale illecito edilizio altrove, perché si sa… chi è senza abuso scagli la prima pietra. Resta fuori, a questo punto, solo la ragione di quanti non avrebbero mai, anche potendo, deturpato la costa, quei poveri illusi che sognano ancora, anacronisticamente, una spiaggia per tutti. Ambientalisti, naturalisti e figli dei fiori attempati. Per questi il problema non si pone, cercano sempre spiaggette isolate, scomode, poco frequentate e impervie.

Tutto il resto della popolazione si arrabatta, cerca sbocchi, accessi aperti o, accede alla spiaggia dal lido per oltrepassare il segnale di delimitazione dello stesso. Stende il telo da mare e collauda l’istinto innato della prossemica. Difende il proprio spazio con occhiate feroci a quanti minacciano il territorio conquistato. Anche questi potrebbero avere la loro ragione, prima della sentenza del Tar, già citata, la legge garantiva la possibilità di accedere alla spiaggia passando dentro le proprietà private di altri grazie ad un altro articolo dello stesso Codice Civile, il n° 825 - Sono parimenti soggetti al regime del demanio pubblico i diritti reali che spettano allo Stato, alle province e ai comuni su beni appartenenti ad altri soggetti, quando i diritti stessi sono costituiti per l'utilità di alcuno dei beni indicati dagli articoli precedenti o per il conseguimento di fini di pubblico interesse corrispondenti a quelli a cui servono i beni medesimi.

Ma la giurisprudenza è dinamica, o meglio, soggetta a interpretazioni e basta una sentenza diversa dalla precedente, sulla stessa materia, per creare il precedente, in questo caso quella emessa dalla Cassazione il 6/2/2001: "Nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l’accesso la mare alla collettività se la proprietà stessa è l’unica via per raggiungere una determinata spiaggia”.

Dopo questa disamina dello stato di cose passiamo ora alle responsabilità e alle possibili soluzioni. quelle mancate, nel primo caso, e quelle che si potrebbero mettere in atto, nel secondo caso, da parte degli organi competenti. Tutto comincia con gli anni delle colate di cemento selvaggio, ed è inutile riaprire la ferita dell’italica terra, chi ci ha governato in quegli anni lo chiamava progresso, boom economico.

Proviamo ora a restringere la visuale. Guardiamo Marsala dall’alto, con Google mappa satellitare, l’esercizio è sconsigliato a quanti soffrono di claustrofobia. Battute a parte, ancora oggi a Marsala non c’è un Piano Regolatore, ci dotrebbe essere quello Paesaggistico, che, a detta di qualcuno, dovrebbe superarlo. Il Comune di Marsala ha già requisito circa cinquecento case lungo la fascia costiera, quelle con sentenza passata in giudicato, alcune di queste sono state abbattute, altre sono in lista d’attesa. Il vicesindaco di Marsala, Agostino Licari, ha dichiarato, durante un’intervista per tp24, che sono stati già inseriti in bilancio i soldi necessari per procedere con le demolizioni.

Nel frattempo a suggerire una soluzione c’è la presidente del Circolo Legambiente locale, l’avvocato Letizia Pipitone che afferma: considerando che ormai il danno è fatto la soluzione percorribile potrebbe essere quella di espropriare alcune strisce di terra privata per creare dei sentieri in terra battuta utili a quanti desiderano accedere al mare attraverso percorsi intermedi tra i lidi esistenti. Dopo la sentenza del Tar, che sancisce la legittimità della chiusura dei cancelli dentro le proprietà private, dei sedici sbocchi a mare individuati dagli uffici comunali di Marsala negli anni passati, sono rimasti solo i pali. Alcuni cancelli li abbiamo trovati chiusi, molti altri aperti. Su quei pali, ormai inuti, presto qualcuno attaccherà dei palloncini per segnalare il compleanno di qualche bambino residente, o forse il disco che indica d’imperio la proprietà privata. La solerzia inusitata degli uffici comunali, nel rimuovere i cartelli che indicavano il numero dello sbocco, ci fa ben sperare. Se solo si attivasse con altrettanta determinazione la possibilità di una soluzione percorribile, magari, il prossimo anno potremmo anche avere sedici sentieri liberi per quei cittadini sfigati, gli unici, a questo punto, ad avere torto, anzi, a subire un torto, quello di non avere né casa, né amici con la casa a mare.