Le trattative romane, in vista delle mini ferie estive, si sono quasi concluse.
Il Ministro Graziano Delrio ha avuto pieno mandato da Matteo Renzi per trattare con Angelino Alfano.
Sembra quasi dipanato il bandolo della matassa, i centristi sono considerati l'ago della bilancia per la vittoria sia del centro destra che del centro sinistra.
Alfano pare abbia ottenuto quello per cui chiedeva garanzia e cioè il posto in parlamento per lui alla prossima tornata elettorale, le elezioni nazionali del 2018.
I primi centristi ad aprire al centro sinistra sono stati quelli di Pier Ferdinando Casini, e non si è perso tempo a invitare l'altra metà del cielo: i centristi di Alternativa Popolare.
Piccole frenate in Sicilia da parte del sottosegretario Giuseppe Castiglione poi la convergenza.
Insomma mentre Forza Italia ancora è alla ricerca del candidato da presentare e proporre alla coalizione, Alfano ha già smarcato la sua posizione.
Potrebbe essere questione di poche ore. Chi smentisce l'accordo non è Alfano ma il commissario dei forzisti in Sicilia, Gianfranco Miccichè.
Per Miccichè è una trattativa ancora aperta con il centro destra e dopo ferragosto qualcosa in più si saprà.
Nel frattempo i leader romani del centro destra hanno posto un veto su Alfano, che non sarebbe ben accetto nella attiva campagna elettorale a sostegno di Nello Musumeci.
Troppi NO e troppi divieti, Alfano è già tra le braccia di Renzi, la Sicilia è un test importantissimo per le politiche della futura primavera.
Miccichè vorrebbe puntare prima sulla coalizione, poi sul nome del candidato, mettendo pertanto in discussione Musumeci, e chissà quando parlare del programma. Magari dopo il 5 novembre, quando saranno gli altri ad avere vinto.
Gli alfaniani vorrebbero lanciare, dentro la coalizione di centro sinistra, un proprio nome, da Giovanni La Via a Dore Misuraca ma il più accreditato in tutta la Sicilia è l'ex Ministro Giampiero D'Alia.
Il nome di D'Alia non farebbe scontenti nemmeno i dem che devono risolvere il loro problema interno: Rosario Crocetta.
Il presidente uscente ha già manifestato volontà a ricandidarsi, cita lo statuto e parla di numeri e primarie, troppo tardi anche solo per pensarle figurarsi svolgerle.
A pieno ritmo di campagna elettorale, in tour siciliano, è il movimento Cinque Stelle, le idee ci sono e anche i candidati, nessun inciucio e nessuna coalizione. Corrono da soli. Tappa per tappa in Sicilia incontrano i cittadini, la voce è unanime: fare fuori politicamente chi ha distrutto la Sicilia. Da soli vincere è difficile.
Di nuovo in questa campagna elettorale per la competizione regionale c'è davvero poco, volti della vecchia politica che sono cresciuti a pane e Totò Cuffaro, ognuno di loro deve a Cuffaro qualcosa. Da Roberto Lagalla, candidato in corsa senza ancora nessuna coalizione, ex assessore alla Salute, con una sanità rasa al suolo e molto politicizzata in quasi tutti gli ambienti ospedalieri, passando per lo stesso D'Alia che arrivò in Senato proprio grazie all'abilità dell'ex governatore.
Un game over del cuffarismo mai avvenuto, una tela tessuta e intrecciata dietro le quinte ma presente e decisiva.
E' la politica dei baci, abbracci e cannoli, tanti e con la ciliegina, meglio se da entrambi i lati.
Sono i nomi a tenere banco e non i programmi delle coalizioni, il rilancio di una Sicilia tanto decantato ma immobile da decenni. Un moto ondoso che riporta tutto a riva, anche i relitti.
Chi vincerà non salverà l'Isola, avrà solo tanti problemi da risolvere. In questo marasma il cittadino non se ne è ancora reso conto perchè subissato da una mai interrotta campagna elettorale.