Il presidente del Senato, Pietro Grasso, a Castelbuono per la presentazione del suo libro, ha definitivamente chiuso la partita delle regionali in Sicilia. Non si candiderà, non può. A rischio ci sarebbe la stabilità politica nazionale di questo governo Gentiloni e non solo. E allora se ancora il nome del presidente non c'è si lavora al campo largo, lo stesso Matteo Renzi chiede una coalizione che, certamente, includa gli alfaniani.
A mediare in tal senso, dopo i veti posti a Leoluca Orlando da Sinistra italiana e da Mdp verso Angelino Alfano, è Lorenzo Guarini direttamente sul territorio isolano. A Roma a trattare e chiudere l'accordo con Alfano, ritenuto indispensabile per la vittoria in Sicilia, Graziano Delrio. Tutto l'establishment del Partito Democratico è al lavoro per trovare una sintesi non solo sulla coalizione ma, soprattutto, sul nome del candidato alla presidenza.
Un nome che possa far fare un passo indietro a Rosario Crocetta. Ed è proprio l'attuale governatore che dichiara di non ritirarsi, lo stesso statuto prevede che il presidente uscente venga riconfermato candidato in assenza di gravi motivi ostativi ovvero si facciano le primarie. Insomma primarie di coalizione o Crocetta è candidato, indipendentemente da quello che si deciderà a Roma.
Sui nomi non c'è unità di intenti, da una parte si parla di Giuseppe Lupo, accreditato tra i dem, dall'altra parte Fabrizio Micari, su cui punta Orlando e lo stesso PD non ha remore di sorta sul nome del rettore, e poi c'è un ventaglio di nomi che presentano i centristi: Giampiero D'Alia, Giovanni La Via, Dore Misuraca. Tra i tre il più papabile è D'Alia, ma tutti i nomi dei centristi sono legati inesorabilmente ad un passato politico targato Totò Cuffaro. Una conciliazione con i dem che poco ha a che fare con la politica portata avanti dal PD negli ultimi anni. In fondo Renzi è un democristiano simpatico a Berlusconi, nulla di strano che in Sicilia ci possa essere un ritorno di fiamma.
Intanto a Palermo, Ottavio Navarra ha rotto gli indugi. Dubbi e perplessità a parte ma con tanto coraggio nello zaino ha deciso di candidarsi a presidente della Regione Sicilia. Una candidatura scelta e chiesta da una parte della sinistra estrema e dal mondo delle associazioni studentesche dove Navarra è ben ramificato. Un pacchetto di riforme con le quali vorrebbe rilanciare l'Isola, vari gruppi di lavoro già schierati e pronti ad ascoltare le istanze dei cittadini e le idee da tradurre in concretezza programmatica.
Navarra ha lanciato pochi focus in conferenza stampa ma importanti: dalla crisi idrica ai rifiuti, al diritto alla casa e allo studio, l'inserimento di una “lux tax” basata sul principio di eguaglianza sociale e di solidarietà. Inizia così il viaggio elettorale di Ottavio Navarra.
Fuochi incrociati dentro Forza Italia, gli azzurri, su richiesta di Silvio Berlusconi, dovrebbero sposare la candidatura di Gaetano Armao. E' questo il cavallo su cui il Cavaliere punterebbe per vincere in Sicilia, o per fare finta almeno di partecipare. La Sicilia non è più terra che interessa al Berlusca, almeno non adesso. Si tratta su Roma e sulle politiche della primavera del 2018. Non c'è convergenza su Nello Musumeci e lo stesso non si ritira da una corsa che ha iniziato mesi fa, niente ticket. Niente doppietta. Il commissario forzista, Gianfranco Micchichè, ha affermato di non temere di correre da soli con una candidatura che possa essere di attrazione per altri alleati, il riferimento è ad Ap.
C'è una levata di scudi dentro Forza Italia, alcuni forzisti chiedono che si converga su Musumeci. In rottura da Miccichè il deputato Vincenzo Figuccia: “Mi fa rabbia chi in maniera arrogante dichiara di poter correre da solo con un partito come Forza Italia, che dal nostalgico 61 a 0 si è ridotto a numeri da prefisso telefonico proprio per colpa di scelte miopi".
Dello stesso avviso anche l'ex coordinatore siciliano, il senatore Enzo Giibino, secondo cui si ripeterà l'esperienza del 2012 con un centrodestra spaccato e inevitabilmente perdente: “Chi ha fatto vincere la sinistra 5 anni fa, tenta oggi di fare vincere i Cinque Stelle . I sicilian ie la Sicilia con alcune persone non vinceranno mai”.
A difendere le posizioni di Berlusconi e di Miccichè sulla scelta, del non nuovo, Gaetano Armao è il senatore trapanese Tonino D'Alì: “Nessuno si permetta di paragonare il caso Roma con la Sicilia. Chi lo fa non è in buona fede perché sa che i leader dei soliti piccoli partiti fecero selfie con il candidato scelto dalla coalizione, salvo poi mollarlo il giorno dopo autocandidandosi. In Sicilia come nel resto d'Italia Forza Italia ha ottimi candidati sui quali il coordinatore Miccichè ha tentato un lavoro di dialogo e di compattamento sino alla fine. Non si tratta di ingoiare rospi, ma di dare un governo di qualità alla Sicilia. In Sicilia come nel resto d'Italia - continua d’Alì -, Forza Italia ha ottimi candidati sui quali il coordinatore Miccichè ha tentato un lavoro di dialogo e di compattamento, sino alla fine. Non si tratta di ingoiare rospi, ma di dare un governo di qualità alla Sicilia. La serietà della proposta e dell'intento del presidente Berlusconi dovrebbe piuttosto far riflettere l'intero centrodestra. Forse qualcuno è stato troppo abituato alla disponibilità di Forza Italia –conclude il Senatore d’Alì -, ma esiste un limite a tutto. Bene fanno Berlusconi e Miccichè a lanciare la competente, presidenza dell'avv. Armao, in grado di rappresentare tutti i siciliani, senza estremismi e prepotenze”.
L'amore è amore e per Berlusconi quello scoccato per Armao non è solo una passione estiva...