Che Forza Italia non fosse più quella di un tempo lo si sapeva, che fosse anche attanagliata dai litigi interni, mai dissipati, pronti ad esplodere sotto una competizione elettorale, anche. Il movimento azzurro, i cui tanti attivisti e quadri dirigenti ne hanno cantato, con commozione, l'inno, è imploso.
A lasciare il partito, nella giornata di ieri, il deputato regionale Vincenzo Figuccia: “Lascio Forza Italia per incompatibilità con Micciche', per dire basta ad un modello obsoleto e trapassato che ci ha regalato Crocetta 5 anni addietro.
Sono profondamente orgoglioso di aver contribuito ad un reale rinnovamento delle idee e dei progetti, attraverso la candidatura di Musumeci come Presidente della Regione”.
E mentre fiumi di parole si sprecano per una convergenza dei forzisti su Nello Musumeci è evidente che l'incompatibilità di cui parla Figuccia con il commissario regionale, Miccichè, è sottolineata da una politica che non trova la quadra e che annaspa.
A ricordare che Forza Italia non c'è più anche l'ex commissario regionale, senatore Vincenzo Gibiino: “Forza Italia non esiste più. Rimane solo l'ideologia non rappresentata dagli attuali leaders locali...Avevamo iniziato un percorso virtuoso in Forza Italia. Nel rinnovamento iniziato nel 2014. Oggi vi vedo commissariati e sottomessi”.
Silvio Berlusconi non ha il problema solamente di lanciare il candidato presidente ma anche di ricucire lo strappo in essere ovvero azzerare per ripartire, farlo adesso è cosa impossibile e soprattutto pericolosa. Forza Italia non si veste a festa, soccombe tra chi vorrebbe un' accellerazione su Musumeci e chi, invece, invoca un candidato autonomo, come Gaetano Armao.
Una lotta interna che si presenta, ciclicamente, ad ogni competizione elettorale, che tutte volte è una emoraggia di capitale umano. I forzisti elaboreranno il lutto. Ma non stanno messi in salute nemmeno quelli del PD. Lunedì Fabrizio Micari aveva dato la sua disponibilità alla candidatura per la presidenza della Regione, non è passato nemmeno un giorno che Rosario Crocetta vola a Roma, parla con Matteo Renzi, non lo soddisfa il dialogo e indice una conferenza stampa. Crocetta non ci sta, lui chiede le primarie, una scelta democratica del candidato.
Con Micari, secondo Crocetta, tutto il centro sinistra perderebbe. Le profezie di Crocetta, il titolo della prossima telenovela.
Nessun ordine da Roma, ma la legittimazione dello statuto a far candidare il governatore uscente. E fin qui il discorso di Crocetta non fa una grinza, dovrebbe, però, chiedersi cosa ci sia nella sua candidatura di inopportuno per far volare via una coalizione che, non lo appoggerebbe e che, già, da mesi gli ha voltato le spalle. Se è vero, per come sostiene Crocetta, che Micari è una candidatura autoritaria non sono ammissibili, nemmeno, le imposizioni di candidature, senza un percorso condiviso. Come la sua.
Consapevolezza vorrebbe che il presidente venga sì scelto dai siciliani i cui voti, però, nei territori, vengono mossi dai partiti. Crocetta lo sa? O i marziani ancora non glielo hanno comunicato? Attingerà alle doti di chiaroveggenza. Primarie a gran voce per Crocetta che sulla Giunta ancora non ha deciso nulla, e quasi certamente non porterà ad alcun sostanziale cambiamento.
Tra le tante cose dette centra il bersaglio parlando di Partito Democratico: “Poi vorrei sapere come faranno a raccontare di voler presentare un progetto alternativo a quello del presidente uscente, dopo essere stato cinque anni al governo e dopo esserci rimasto fino all'ultimo respiro”.
Come dargli torto. Ma il fatto è molto più semplicistico: Crocetta ha un indice di gradimento, tra i cittadini siciliani, che rasenta percentuali risicate, è necessario un cambiamento di volto e di marcia per evitare che il PD, e tutta la coalizione di centro sinistra, soccomba.
Lo capirebbe anche un bambino della scuola elementare, quando ad inizio dell'anno bisogna tornare a rieleggere il capo classe. Proveremo a farglielo capire, al presidente, con un disegnino. Ritenta, sarai più fortunato. E' l'aspetto onirico, di Crocetta, che fa sorridere: “Sono convinto di prendere più voti da solo che da alleato”. In fondo l'aspetto fanciullesco e sognatore di questo presidente si amalgama bene con quella parte di Sicilia camaleontica, che si reinventa sotto la scure di una inadeguata responsabilità politica. Nulla è deciso, nulla è certo. Micari è in attesa, Crocetta appende i suoi manifesti, qualche altro spoglia la margherita... occhio che con questo caldo i fiori puzzano, presto.