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21/09/2017 06:48:00

Processo a Michele Licata per lottizzazione abusiva a Torrazza, ascoltati periti del pm

 Tre consulenti della Procura di Marsala, e cioè gli ingegneri De Vita, Costarella e Casano, sono stati ascoltati nel processo che vede imputato Michele Licata, ex imprenditore leader nel settore ristorazione-alberghiero, con l’accusa di “lottizzazione abusiva” finalizzata alla realizzazione da parte della Roof Garden di un caseificio, nonché alla cementificazione di una “zona a protezione speciale” in prossimità della spiaggia di Torrazza.

De Vita ha confermato che l’opera risultava, per le aperture-finestre e il solaio, in difformità rispetto alla concessione. Così come per le strade che dovevano collegare le strutture.

Costarella e Casano hanno ribadito le loro relazioni, dalle quali emerge che i files tratti dai computer sequestrati ai progettisti del Licata evidenziavano progetti di un vero e proprio albergo, con tanto di camere, piscina e campo da golf.

Il 28 settembre sarà ascoltato l’architetto Vito Laudicina, attuale responsabile del settore Urbanistica e Abusivismo del Comune di Petrosino. Lo stesso dirigente, tra l’altro, che ha firmato la determina con la quale sono state annullate le quattro licenze rilasciate tra il 2003 e il 2004 alle società “Roof Garden” e “Rubi” per la realizzazione di Baglio Basile, una delle strutture sequestrate a Michele Licata per evasione fiscale e truffa allo Stato.

Nel processo per le lottizzazioni, secondo l’accusa abusive, a Torrazza il Comune di Petrosino si è costituito parte civile con l’assistenza degli avvocati Valerio Vartolo e Giuliano Pisapia.

La lottizzazione a Torrazza prevedeva uno stabilimento balneare, due grandi edifici (che poi, probabilmente, dovevano diventare alberghi), una strada e persino un campo da golf. Tra le “parti offese” c'è anche la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Trapani, che però, a suo tempo, aveva dato il parere favorevole al mega progetto. Il progetto, presentato all'Assessorato regionale territorio e ambiente, doveva essere realizzato sui terreni (18 ettari) che in precedenza appartenevano a Calcedonio Di Giovanni, imprenditore di Monreale al quale è stato sequestrato, per mafia, un patrimonio di 450 milioni di euro. Poi, questi terreni sono stati venduti a Michele Licata, che è difeso dall’avvocato Carlo Ferracane. A sostenere l’accusa è, invece, il pm Antonella Trainito.