di Leonardo Agate - Non bastano a Donald Trump, presidente degli U.S.A., i pensieri che gli procura Kim in Nord Corea, ora gli piovono addosso pure le denunce di signore e signorine che avrebbe in passato molestato.
Strano Paese questi Stati Uniti, che più puritano non si può, e così boccaccesco nemmeno. Il presidente J. F. Kennedy, pace all’anima sua , era un donnaiolo di quattro cotte, pure con la Monroe se la faceva. Qualcuna delle sue donne passò poi ai suoi non meno donnaioli fratelli.
L’ex presidente Clinton, intratteneva relazioni galanti nella Sala Ovale, tra una firma e l’altra di decreti che decidevano la sorte del mondo. Per non ritardare il suo lavoro di firma, la stagista Monica Lewinsky gli stava inginocchiata sotto la scrivania per contentarlo. Se ne uscì dall’accusa di alto tradimento della Costituzione con la trovata degli atti sessuali impropri, cui il Congresso, per la pace familiare e nazionale, sembrò di credere.
Ora tocca a Trump di difendersi.
Anche il nostro ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato al centro di scandali galanti, ma lo faceva nella sua Villa di Arcore, non a Palazzo Chigi. Almeno questo gli va riconosciuto. Quando poi ha raccontato che tentò di sottrarre alla questura Ruby Rubacuori, ritenendola la nipote di Mubarak, non gli credette nessuno. Forse perché raccontava spesso barzellette, ed è sembrata a tutti una barzelletta. Clinton, che invece era più serio, faceva con la sua giovinetta le stesse cose, ma fu creduto che avesse fatto di meno.
Intervistata da Velvet Gossip, Maria Grazia Cucinotta, nota e bella attrice italiana, ha raccontato che negli Stati Uniti gli uomini hanno paura di salire da soli in ascensore con le donne. Là vigono pene severissime per le molestie sessuali, e scandali enormi a volte nascono da accuse infondate. Nonostante le pene, i violentatori allignano pure là. Ma la stessa Cucinotta avverte le donne che bisogna saper dire di no, e che lei l’ha saputo fare senza danni. Mentre altre colleghe pensano più al successo e ai soldi che alla propria illibatezza.
Nel caso odierno del presunto “Orco” Harvey Weinstein, possente produttore hollywoodiano, tutti a dargli addosso, facendo il femminismo a buon mercato. I processi, cui tendono le accuse delle sue ormai attempate vittime, devono essere ancora svolti: dopo conosceremo le sentenze. E’ pure possibile che un buon numero delle signore, presunte violentate vent’anni addietro o giù di lì, allora volevano essere lanciate dal potente uomo di cinema, che fece loro profferte indecenti. Le presunte violentate avrebbero potuto rifiutarsi, ma il successo e i soldi le convinsero che fosse meglio sottostare alle voglie matte di quel grand’uomo. Alcune ebbero davvero successo e ottennero quel che principalmente volevano, ma ora, dopo venti anni, il declino artistico le ha spinte a rivangare il trauma della violenza subita, o per meglio dire concessa. Con le loro recenti rivelazioni hanno messo in moto un macchina pubblicitaria enorme che gli frutterà quattrini per interviste, conferenze, confessioni e libri da pubblicare. A molte signore e signorine che hanno voluto farsi violentare per raggiungere la celebrità e la ricchezza, ora che molti anni sono passati, non è passata la voglia dei soldi, che dà notorietà e successo, ed ecco che la loro natura le spinge tardivamente a confessioni di traumi inenarrabili, nuova fonte di guadagno.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio.