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28/10/2017 06:00:00

Abusivismo edilizio: demolizioni bloccate, associazioni e comitati difendono la proprietà

Le demolizioni degli immobili abusivi in provincia di Trapani come in tutta la Sicilia sono sospese da tempo e in alcuni casi non hanno mai avuto inizio. A Marsala, dopo la prima storica demolizione del 2011, quando è toccato ad una casa abusiva costruita in contrada Spagnola, ci si è fermati a 28 abitazioni su un totale di 509.

A settembre dello scorso anno era stato affidato il terzo lotto di demolizioni per una ventina di immobili, ma per un motivo o per un altro o con la scusa che non ci sono i fondi disponibili si continua a rinviare. Come abbiamo raccontato in una nostra inchiesta che potete leggere qui, i comuni possono accedere gratis presso la Cassa Depositi e Prestiti al Fondo demolizione opere abusive, indicando la somma necessaria per demolire. Basta rendicontare e non avranno costi. Il fondo rotativo di 50 milioni costituito con decreto legge del 2003 non è stato mai utilizzato dal Comune di Marsala o dagli altri comuni della provincia che sono nelle stesse condizioni.

A Triscina, definita ormai la spiaggia più abusiva d’Italia, nei mesi scorsi uno dei commissari straordinari del Comune di Castelvetrano, Salvatore Caccamo, ha accertato da una prima ricognizione che sono 177 le case costruite nella frazione balneare in zona con vincolo di inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia e dovranno essere abbattute. Ai proprietari è stato comunicato l’avvio del procedimento e la nomina del responsabile dell’ufficio, anche se si dà la possibilità di accedere agli atti e di poter presentare memorie e documenti. Ma in tutta la provincia la situazione non è da meno, a Campobello di Mazara, nella frazione di Marausa e a Trapani sono tanti gli immobili dichiarati abusivi.   

 Dai palazzi palermitani della politica regionale, dopo diversi tentativi di bloccare le demolizioni con una nuova possibile sanatoria, alla fine dal Governo Crocetta è arrivato una sorta di regalo per gli abusivi e per chi ha il compito di far rispettare le demolizioni. E’ stata approvata, infatti, una norma proposta dall’assessore al Territorio e Ambiente Maurizio Croce che solleva dalle responsabilità di vigilanza sulle demolizioni i funzionari pubblici regionali.

In tutto questo perdere tempo e non rispetto della legalità, gli abusivi cercano di difendere in tutti i modi le proprie abitazioni. Lo ha fatto a Castelvetrano un comitato spontaneo il cui portavoce Biagio Sciacchitano ha proposto addirittura il ripristino della zona B4 nella fascia dei 150 metri dalla battigia di Triscina inserita nel Piano Regolatore Generale di Castelvetrano, e lo ha fatto nei giorni scorsi l'Associazione Regionale "àKasa" che afferma che impiegherà ogni risorsa economica ed intellettuale a difesa del diritto di proprietà dei propri soci. Questa la nota stampa con la quale annuncia le inziative in corso:

"Nei giorni scorsi i soci di aKasa convinti che il trascorrere del tempo abbia un potenziale valore a favore della tutela del proprio diritto di proprietà, hanno presentato ai Comuni della Provincia di Trapani “Istanza di Revoca” dei dinieghi di sanatoria, delle ordinanze di demolizioni ed, in ultimo, delle ordinanze di acquisizione, provvedimenti emessi dalle Amministrazioni Comunali a partire dagli anni 90.
Nell’istanza i Soci evidenziano che le Amministrazioni Comunali, dopo aver ordinato la demolizione e, successivamente, acquisito i loro immobili al patrimonio comunale dopo oltre trent’anni dalla prima sanatoria, non hanno né conseguito gli obiettivi di tutela ambientale né hanno ripristinato lo stato dei luoghi, luoghi che, in quasi tutti i casi, sono stati anzi urbanizzati tramite la realizzazione di strade, marciapiedi, piantumazione di verde, illuminazione pubblica, rete idrica e talvolta anche reti fognarie.
Facendo prezioso l’esempio di alcune Amministrazioni Comunali che, piuttosto che demolire, mettono a reddito gli immobili abusivi chiedendo agli stessi ex proprietari salatissimi affitti, i Soci dell’Associazione Regionale àKasa hanno deciso non rinunciare alla loro casa e di intraprendere questo nuovo percorso legale al fine di potere ristabilire i loro diritti primari (proprietà ed abitazione) finora calpestati.
L’Associazione àkasa rifiuta l’ormai consolidata idea che i Cittadini siano gli unici responsabili di un fenomeno che si è sviluppato per quattro decenni su tutto il territorio siciliano e nazionale, e non si rassegna all’idea che, in presenza di tante evidenti responsabilità della politica e delle istituzioni, anche stavolta, debbano essere loro, e soltanto, loro a pagare il conto".