di Leonardo Agate - Lungi da me qualsiasi difesa di Berlusconi, né per l’aspetto politico né per quello privato. Anche io fin da giovane non ho fatto altro che lavorare; non certo meno di lui che ha vantato il suo “lavurà de la Madonna”. Solo che io sono un semplice pensionato e sia quando lavoravo, sia ora che prendo la pensione, ho goduto di una disponibilità finanziaria nemmeno lontanamente paragonabile alla sua.
Però, la sentenza della Corte di Appello di Milano, che ha imposto alla sua ex moglie di restituirgli una sessantina di milioni, e ha stabilito che lui non deve più corrisponderle l’assegno di mantenimento, mi dà soddisfazione come se fosse cosa mia. Un certa giustizia è stata fatta al Tribunale di Milano, nei riguardi della persona più indagata d’Italia, e tra le più condannate penalmente e civilmente.
Bisogna pure dire che non tutti i procedimenti, civili e penali a suo carico, sono finiti in condanne. Alcuni reati sono stati dichiarati prescritti, altri sono stati ritenuti insussistenti nelle successive fasi del giudizio. In galera, nella cella vera e propria non c’è mai stato, anche se per un annetto è stato assegnato ai servizi sociali. Ora attende la sentenza della Corte di Strasburgo, che potrebbe ridargli l’agibilità politica, e allora lo vedremmo di nuovo candidato al Parlamento, e alle più alte cariche elettive.
Fatti suoi, e di riflesso politicamente nostri, ma non mi fanno né caldo né freddo. Altre persone di personalità spiccata, che possano governare il nostro Paese, non ne vedo in giro. A parte l’illusione che mi dà il M5S, che rappresenta la mia rabbia e quella di alcune decine di milioni di italiani.
La sentenza che nega all’ex moglie, Veronica Lario in arte, Miriam Bartolini allo stato civile, il diritto di avere dall’ex marito l’assegno divorzile milionario, mi sembra più che giusta. Ho letto la vita che faceva la signora da sposata, e quella che ha proseguito a fare da separata prima e divorziata poi. Per più di un mese all’anno se andava sul panfilo da diporto del marito, poi ex; utilizzava per gli spostamenti gli aerei e gli elicotteri delle società del Cavaliere; teneva a sua disposizione una trentina di guardie del corpo; era servita da una dozzina di camerieri; l’allenatore sportivo la raggiungeva nella palestra privata della villa. E roba di questo genere.
Il patrimonio che l’ex marito le intestò ammonta a 104 milioni, mentre sedici milioni sono l’attuale disponibilità finanziaria della signora. E’ di dieci milioni il valore dei gioielli che ha avuto regalati.
Tutto sembrava filare per il meglio per la divorziata, finché gli Ermellini non decisero un paio di anni fa, per un divorzio riguardante l’imprenditrice Lisa Lowenstain, che il criterio dell’assegno di mantenimento non dovesse più esser rapportato al tenore di vita assicurato alla moglie dal marito, ma quest’ultimo doveva corrisponderglielo solo se la divorziata non era capace di provvedere a se stessa. Il Cavaliere, quindi, ha fatto ricorso, e la Corte di Appello, seguendo il nuovo indirizzo della Cassazione, ha troncato il flusso mensile di denaro da Berlusconi alla Lario, dato che quello che lei ha è di gran lunga superiore alle più rosee aspettative di qualsiasi persona del bel mondo, figuriamoci della altre persone comuni.
Con quello che il Cavaliere risparmierà, e con quello che la moglie dovrà restituirgli, potrà comprarsi un treno di patonze, se gli va, e gli resteranno tanti quattrini per finanziare la nuova campagna elettorale o quella dei suoi alleati. Attento Cavaliere, però, che il finanziamento politico sia rispettoso della tracciabilità, come prevedono le norme!