Dopo i recenti blitz allo Zen, a Borgo Vecchio e a Santa Maria di Gesù, oltre 200 Carabinieri di Palermo, supportati da 2 elicotteri del nono Elinucleo di Boccadifalco, da 5 unità cinofile del Nucleo di Palermo Villagrazia, da militari del 12esimo Reggimento Carabinieri Sicilia e dello Squadrone Carabinieri Eliportato "Cacciatori Sicilia", su delega della Procura distrettuale di Palermo, stanno eseguendo - nei mandamenti mafiosi di San Lorenzo e Resuttana - un provvedimento restrittivo emesso dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti di 25 persone, ritenute a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione consumata e tentata, danneggiamento, favoreggiamento personale, ricettazione, tutti commessi con l’aggravante del metodo e finalità mafiosi.
L'inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo, che all'alba di oggi ha portato all'arresto di 25 persone, ha permesso di "rivelare come Cosa nostra, per quanto depotenziata dai risultati investigativi e giudiziari - dicono gli inquirenti - dimostri ancora la sua perdurante capacità di avvalersi della forza di intimidazione e del vincolo associativo per costringere i commercianti ad accettare l’imposizione del pizzo".
L’indagine ha permesso di "ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali delle famiglie mafiose di “San Lorenzo”, “Partanna Mondello”, “Tommaso Natale” e “Pallavicino/Zen” (tutte appartenenti al mandamento di “San Lorenzo”) e della famiglia mafiosa di “Resuttana” (facente invece parte dell’omonimo mandamento unitamente alle famiglie mafiose di Acquasanta e Arenella)", spiegano gli inquirenti, e di "cristallizzare la storica riconducibilità del mandamento di Resuttana alla famiglia Madonia, evidenziando anche il ruolo ricoperto da Maria Angela Di Trapani, moglie dello storico boss di Resuttana, Salvino Madonia". Scrive Repubblica:
I vecchi padrini in carcere puntavano tutto su di lei. «Si comporta come un uomo», dicevano soddisfatti. Mariangela Di Trapani, la moglie del boss Salvino Madonia, il killer dell’imprenditore Libero Grassi, aveva ricevuto un’investitura ben precisa: riorganizzare Cosa nostra. E si era messa subito al lavoro dopo essere stata scarcerata, nel settembre di due anni fa. A Palermo, i mafiosi la chiamavano ormai in un solo modo: la padrona. «La padrona ha detto», «la padrone vuole che si faccia così». La padrona del clan mafioso di Resuttana, l’enclave di Cosa nostra (da sempre fedele a Totò Riina) nel salotto buono della città.
Aggiunge Live Sicilia:
Arrestato pure il settantenne Vincenzo Di Maio, altra vecchia conoscenza. Di lui ha parlato di recente il pentito dell'Acquasanta Vito Galatolo: “C'era Antonio Pipitone, la gestiva lui. Però Vincenzo Di Maio si gestiva anche l'Acquasanta, incontri interni, perché Antonio Pipitone si manteneva sempre più distante per avere contatti con esponenti a livello imprenditoriale, costruttori, perché loro avevano con suo cognato, Masino Cannella, uomo d’onore della famiglia di Prizzi, gestivano la calcestruzzi di cemento, e lui si gestiva di più questo lato economico, e tutto reggeva Vincenzo Di Maio”.
Nuovi guai per Giovanni Niosi, la cui scarcerazione risaliva ad anni fa, ma il suo nome è tornato di attualità con le dichiarazioni di Giovanni Vitale, uomo del racket a Resuttana. Era Niosi la longa manus del clan mafioso dentro l'ippodromo di Palermo che ha riaperto dopo avere scelto volontariamente di chiudere per forzare una bonifica necessaria dall'ingerenza del clan.
Ad un certo punto, però, Niosi avrebbe rischiato di essere ammazzato. Qualcuno lo voleva morto perché aveva patteggiato la pena. L'ex vigile del fuoco, oggi settantenne, in passato aveva avuto anche la passione per il cinema. Prima del suo precedente arresto aveva partecipato ad un documentario di Blu Notte, la trasmissione giornalistica di successo ideata da Carlo Lucarelli. Raramente una ricostruzione era stato così fedele alla realtà, visto che Niosi recitava la parte di un mafioso. Non un mafioso qualunque, ma uno di quelli che parteciparono alla strage di Capaci.
I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che, si terrà alle ore 12 odierne, presso la Palazzina “M” della Procura di Palermo, presieduta dal Procuratore Capo - Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto – Salvatore De Luca e dal Comandante Provinciale dei Carabinieri di Palermo – Colonnello Antonio Di Stasio.