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11/12/2017 06:00:00

Marsala: "Mia sorella ricoverata contro la sua volontà". Lite tra cognati

 “Mia sorella voleva morire a casa sua, nel suo letto”. E’ quanto dice A.A.M., 68 anni, una donna marsalese che tira in ballo un medico di una struttura dell’Asp (S.G., dell’Hospice “Raggio di sole” di Salemi), affermando (come scrive in un esposto inviato all’Ordine dei Medici della provincia di Trapani) che questi ha consentito che a firmare le carte per il ricovero della sorella nella struttura,  dove pochi giorni dopo morì, fosse il marito (P.S.P.) e non la diretta interessata.

Si tratta delle carte con cui il paziente viene informato sui vari aspetti della sua imminente degenza. Nel caso specifico, si legge nell’esposto, del “tipo di procedura ‘rischi e benefici’ che ne possono derivare, finalità connesse con le attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, svolte dal medico a tutela della propria salute”.

Il marito di D.L.M. firmò anche il consenso “a eventuali trattamenti che comportano procedure invasive per alimentazione e terapia”. Ed inoltre l’informativa relativa al fatto che si trattava dell’ingresso in una “struttura a bassa intensità assistenziale medica e non reparto di diagnosi e cure attive finalizzate alla guarigione”.

Nelle carte, firmate anche dal medico, si legge che P.S.P. ha firmato “in qualità di marito di paziente non in grado di scrivere per patologia secondaria cerebrale”.

Il fatto sarebbe avvenuto il 10 ottobre 2012. Ricoverata nell’Hospice “Raggio di sole” di Salemi - una struttura che offre cure palliative, anche a base di morfina, a malati terminali - la donna morì cinque giorni dopo. A poco meno di 61 anni.

Adesso, quello che la sorella della defunta contesta è proprio il fatto che D.L.M. non fosse in grado di firmare. Portando una prova che ritiene inconfutabile. A fronte, infatti, dell’asserzione secondo cui la donna gravemente malata non fosse in grado di firmare le carte del suo ricovero, la sorella porta un assegno bancario di 500 euro firmato da D.L.M. proprio il 10 ottobre 2012. Lo stesso giorno in cui il marito firmò per il suo ricovero nella struttura in cui avrebbe finito i suoi giorni.

Nel frattempo, si scopre anche che il marito qualche settimana prima della morte della moglie fa un bonifico verso se stesso di ben 100 mila euro prelevando la somma dal conto della coniuge, sul quale poteva operare in quanto aveva la delega....

Ad assistere la sorella della defunta nella sua battaglia è l’avvocato marsalese Francesco Vinci. Dall’Asp, intanto, in maniera non ufficiale, fanno sapere che il medico tirato in ballo respinge l’accusa mossa da A.A.M., riferendo che nel momento in cui il marito di D.L.M. firmò le carte necessarie per il ricovero la donna non era in grado di firmare perché sottoposta a dosi notevoli di farmaci antidolorifici e che all’apposizione di quelle firme “erano presenti anche altri familiari e nessuno, allora, ebbe da ridire”.

Sempre dall’Asp, e sempre in maniera non ufficiale, aggiungono che l’Hospice di Salemi e il medico tirato in ballo “non c’entrano nulla” e che alla base della battaglia avviata da A.A.M. ci sarebbero solo “questioni ereditarie”. Sarebbe, insomma, una battaglia tra cognati... Il medico, intanto, pare stia meditando di denunciare la donna che lo accusa.