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18/12/2017 06:00:00

L'elezione di Micciché lacera il Pd. "Diventerà Bellissima" si organizza

 Al centro destra regionale sono arrivati i primi regali di natale, glieli porta in dono il Partito Democratico.
Sono quattro pacchettini rossi, dentro ognuno di questi un voto per Miccichè. Sembrerà poco a chi per le festività è abituato a ricevere regali più opulenti.

Quattro voti del Partito Democratico, che in Assemblea regionale conta solamente undici deputati, finiscono sul neo eletto presidente dell'ARS, di Forza Italia, Gianfranco Miccichè.
Un regalo inutile, si può scrivere. Uno di quelli che quando lo scarti dici per non dispiacere chi lo ha portato: “grazie, carino”. Perfettamente inservibile.
Ecco, così sono stati questi quattro voti regalati a Miccichè: inutili.

Sarebbe stato eletto ugualmente senza alcun aiuto “rosso”, che poi, diciamolo, di rosso oramai c'è molto poco. Questi voti non sarebbero comparsi così d'un tratto, il via libera è arrivato da Roma. Una chiamata tra Miccichè e il dem Luca Lotti intanto per far rientrare i due voti di Sicilia Futura, poi pare che si sia deciso di far votare in favore del forzista anche i big del partito di matrice renziana. Caos e situazione grottesca: i voti ci sono ma nessuno lo dice, da Roma c'è silenzio assoluto sull'accaduto. Prove di un probabile Nazareno 2.0 all'indomani delle elezioni del 4 marzo.

Non reggono compatti i dem nemmeno alla seconda seduta di Assemblea, questo Partito Democratico che si è affannato a sciupare tempo nelle riunioni della segreteria regionale di via Bentivegna a Palermo non trova identità ma personalismi.

Antonello Cracolici ha etichettato i suoi compagni di partito come “quattro utili idioti”, ha sbagliato. Gli idioti sono stati precisamente inutili, pleonastici e ininfluenti.

Adesso spiegassero a Matteo Renzi, e prima ancora a Fausto Raciti, come intendono recriminare una qualunque postazione alle politiche del 2018, perchè anche lì le andate e i ritorni da Roma stanno formando un solco su per le nuvole.
Lo stupore di Cracolici, così come di altri deputati, è ozioso. Stancante per chi legge.
L'intesa, Miccichè, con il PD l'ha ricercata all'indomani delle elezioni regionali, messaggi di testo, chiamate, messaggi whatsapp. Di cosa stupirsi? Tutti indignati i deputati dem, qualcuno però mente nascondendosi dietro il voto segreto.
Ci vorrebbe una perizia calligrafica per risalire a chi abbia trascritto il nome di Miccichè. Mentono con la responsabilità sul collo di avere spaccato il partito a metà in Aula, volutamente. Seguendo una stretegia facilmente individuabile.

Amareggiato il segretario regionale PD, Raciti, che va anche oltre i quattro voti dell'Aula. Per Raciti “adesso si spiegano molte cose”, potrebbe riferirsi ad una campagna elettorale sotto traccia per un candidato presidente, Fabrizio Micari, non supportato adeguatamente da vari gruppi dirigenti e dai candidati del PD, vedasi i tantissimi voti disgiunti.

Raciti sente che quei voti hanno tradito il popolo di sinistra: “Se il capo di Forza Italia in Sicilia oggi è presidente dell’Ars lo si deve a sei parlamentari eletti tra le fila del centrosinistra. Chi ci ha dato fiducia, non merita questo trattamento”.

Mea culpa di Raciti, e occhi puntati su chi avrebbe tradito. Ma la fiducia riconosciuta al PD, da parte dell'elettore, non è data solo dal fattore voto a Miccichè.
La fiducia è una cosa seria, una volta lesa è difficile riconquistarla. L'elettore deluso si allontana, arduo da riaccompagnare all'ovile, specie se si continua a vivere una politica fatta di inciuci e poltrone, di intrighi e pseudo strategie da bar.
Condanna per quanto avvenuto all'ARS anche da parte di Baldo Gucciardi: “I quattro franchi tiratori del PD all’Ars hanno inferto un colpo mortale alla credibilità del Partito, della politica e delle istituzioni parlamentari. Oltre al disappunto per aver tradito un deliberato unanime del gruppo parlamentare del Pd anche l’indignazione per un gesto inaccettabile e ingiustificabile che mette in discussione la base stessa della convivenza all’interno del partito”.

E mentre si susseguono le dichiarazioni di disappunto a queste si aggiungono le chiamate e i messaggi tra Miccichè e il PD: c'è la vicepresidenza da occupare.

Torna a riunirsi oggi pomeriggio alle 16.30 l'Assemblea Siciliana, bisogna scegliere i due vice di Gianfranco Miccichè, i tre deputati questori e i segretari.

E nella giornata di ieri, a Mondello, si è tenuto il primo congresso del movimento Diventerà Bellissima. Pronti tutti a fare un salto in lungo verso la creazione di un partito politico che possa esprimere una proposta per le elezioni nazionali del 2018.
Arriva Nello Musumeci, presidente della Regione, in una mise domenicale: pantalone scuro e maglioncino grigio.
Rende positivo l'aspetto del Governatore della Sicilia, non necessariamente con il vestito d'ordinanza o con il doppiopetto blu, a voler segnare che non è necessario essere sempre impostati, ma Persone.
Primo congresso di transizione che diventa da orizzontale a verticale, nuova struttura con un modello verticistico che opera nella serena consapevolezza di avere coordinatori legittimati dalla base.
Eletto il coordinatore regionale nella persona di Raffaele Stancanelli, ad essere votata anche una mozione con la quale si deciderà la linea politica da seguire non solo a livello regionale ma anche nazionale.
L'adunanza di ieri ha celebrato solamente un congresso temponareo che porterà il movimento fino alle elezioni nazionali.
Presente il movimento marsalese di ProgettiAmo Marsala, guidato dall'avvocato Paolo Ruggieri: “ Sono lieto che molti aderenti a ProgettiAmo Marsala abbiano voluto essere a Palermo, con me, e che abbiano deciso di iscriversi a Diventerà Bellissima. Insieme abbiamo goduto di un “bagno” di Democrazia, con una molteplicità di interventi propositivi e tra questi quelli di Ginvito Zizzo e Giacomo Manzo. La Sicilia con Nello Musumeci può davvero ritrovare la via del buon governo. Con Diventerà Bellissima è stato ricostituito il luogo della Politica, dove ci si può realmente confrontare”.