Nel giorno della composizione delle commissioni parlamentari all'ARS, ecco che arriva la notizia che scuote il governo Musumeci: si è dimesso l'assessore Vincenzo Figuccia.
Le ultime polemiche innestate sul tetto dei compensi ai dirigenti non hanno lasciato scampo a Figuccia. Era entrato a gamba tesa nel dibattito politico e si era espresso sul presidente dell'Assemblea, Gianfranco Miccichè, con giudizi trancianti che poi si sono estesi alla maggioranza. Non aveva, Figuccia, trovato spalla nei suoi alleati di partito che, anzi, ne avevano preso le distanze. L'ex, oramai, assessore all'Energia si era candidato dentro le fila dell'UDC lasciando Forza Italia, tanto che la polemica su Miccichè sembrava, e di fatto lo era, più un regolamento di conti, tutto interno ai forzisti , che l'entrare nel merito di una questione tipicamente tecnica.
Non sono dimissioni che arrivano alla cieca, ci si leggeva dell'amarezza nelle parole pronunciate sul caso rifiuti, si sentiva lasciato solo a gestire un dramma tutto siciliano.
Non ha mancato di bollare la maggioranza di cui fa parte: “Questa maggioranza ha sbagliato a votare Micciché e avrebbe potuto fare scelte più coraggiose esprimendo un presidente dell'Ars di maggiore discontinuità”.
E così a correre ai ripari e fare quadrato attorno a Miccichè sono arrivati tutti da Saverio Romano a Michele Mancuso, al commissario regionale dell'UDC, Giuseppe Naro: “L'Udc regionale ribadisce stima e apprezzamento per il presidente Micciché che è stato voluto dalla maggioranza di cui l'Udc è parte integrante. Per questa ragione la dichiarazione dell'onorevole Figuccia è assolutamente inopportuna”.
Si sono poi susseguite le dichiarazioni e le prese di distanza di tanti altri, Francesco Scoma, vice commissario azzurro, ha incoraggiato le dimissioni di Figuccia e ha invocato l'intervento di Nello Musumeci, affinchè si riuscisse a tenere la maggioranza unita, coesa e non ci fossero fughe in avanti da parte dell'esecutivo regionale.
Detto, fatto. Musumeci parla da Catania. Seppure non nominando mai chiaramente la polemica, chiede a Figuccia di tacere e di lavore come ruolo istituzionale impone.
Non passa nemmeno il pomeriggio di ieri che arrivano le dimissioni di Vincenzo Figuccia da assessore all'Energia: “Sono un uomo libero, rimango fedele al mandato degli elettori che mi hanno votato per tutelare la posizione dei cittadini, di chi soffre, di chi vive una condizione di difficoltà economica e di chi è lontano dai palazzi dorati. La mia maggioranza è la gente che ha creduto in un’azione di cambiamento e di discontinuità. Ci sono tante aspettative verso questo governo, che sono certo non verranno disattese, ma non posso non tenere conto degli accadimenti politici, consumatisi nelle ultime ventiquattro ore, che ledono la dignità dei cittadini siciliani, consegnano un’immagine inopportuna e distorta e che rendono impossibile la prosecuzione del mandato di Assessore all’energia e ai servizi di pubblica utilità, conferitomi dal Presidente Musumeci. Si tratta di una decisione maturata dopo profonda e attenta riflessione, ponderata su aspetti di carattere politico e supportata da valutazioni di natura tecnica e personale. Per queste ragioni ho deciso di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni, rimanendo garante e anello di congiunzione fra i cittadini e i luoghi deputati a legiferare per il cambiamento. Continuerò a lavorare per le reali priorità di questa terra, in linea con i percorsi concreti che il Presidente Musumeci sono certo sarà capace di creare con il conforto, il sostegno e la condivisione dei siciliani che meritano di sognare e, soprattutto, di avere un futuro migliore”.
La decisione di Figuccia, lo dice lui, è stata maturata nel tempo. Ma quale? Sono trascorsi meno di due mesi dall'elezione e un mese dall'insediamento della Giunta regionale, pochino per capire la natura tecnica dell'assessorato. Le dimissioni hanno, invece, un sapore prettamente politico: non ha trovato sostegno in nessuno della maggioranza nel suo affondo contro Miccichè, soprattutto ha subito uno stop da parte di Musumeci alle incandescenti polemiche.
Ma in buona sostanza la questione degli stipendi d'oro all'ARS chi e cosa riguarda?
Cerchiamo di mettere ordine, almeno noi, e di capire cosa accadrà a partire dal prossimo gennaio.
Con il nuovo anno scade l'accordo sindacale con cui sono stati tagliati gli stipendi dei dirigenti regionali stabilendo un tetto massimo di 240 mila euro, tetto per tutte le figure apicali.
Con la scadenza di tale accordo verranno ripristinati i vecchi compensi, fino ad un massimo di 500 mila euro annui. Per fare un esempio, che meglio rende l'idea, i funzionari della Regione potranno guadagnare più di Sergio Mattarella, attuale Presidente della Repubblica. Tutto questo comporterà per le casse regionali un costo di 900 mila euro annui. Tra le tante figure, a godere di nuovi aumenti, anche quella degli stenografi che potrebbero guadagnare fino a 17 mila euro al mese.
E così Musumeci più che festeggiare l'arrivo del nuovo anno dovrà mettere mani alla sostituzione di Figuccia e ai malumori che questo comporterà. Non saranno mesi facili quelli che verranno, ma questo lo si sapeva già. Il Governatore della Sicilia, augurando buone festività ai giornalisti rappresentando il delicato lavoro che ogni giorno svolgono, ha fatto cenno a quello che sarà il suo modo di operare, un basso profilo senza troppi proclami che creerebbero false aspettative. Al momento, dice, c'è da rimboccarsi le maniche per rimediare ai danni del governo Crocetta.
Non alimenta illussioni Musumeci: “Noi con il tempo produrremo fatti concreti, ci vorrà qualche anno per rimuovere le macerie e credo che al terzo anno riusciremo a costruire una nuova Regione Siciliana. Dobbiamo dimostrare di essere discontinui con il passato e mantenere un alto profilo istituzionale”.
Nella giornata di ieri è tornata a riunirsi l'ARS, è stato difficile trovare l'intesa per le commissioni e per l'elezione dei loro presidenti e vice.
Tuttavia l'approvazione dell'esercizio provvisorio impone una certa celerità, non si potrà andare oltre il 31 gennaio.
Solamente nel pomeriggio di ieri le commissioni parlamentari hanno avuto la loro composizione. Vediamole nel dettaglio:
– Affari Istituzionali: Presidente Stefano Pellegrino di Forza Italia. I membri della commissione sono: Giancarlo Cancelleri (M5S), Matteo Mangiacavallo (M5S), Gianina Ciancio (M5S), Elena Pagana (M5S), Riccardo Savona (FI), Luigi Genovese (FI), Stefano Pellegrino (FI), Antonello Cracolici (PD), Giuseppe Lupo (PD), Pippo Compagnone (Autonomisti) , Giorgio Assenza (DB), Margherita La Rocca Ruvolo (UDC), Claudio Fava (Misto).
– Attività Produttive: Presidente Orazio Ragusa di Forza Italia. Gli altri componenti: Angela Foti (M5S), Valentina Zafarana(M5S), Josè Marano (M5S), Sergio Tancredi (M5S), Rossana Cannata (FI), Orazio Ragusa (FI), Riccardo Gallo Afflitto (FI), Giovanni Cafeo (PD), Michele Catanzaro (PD), Pippo Gennuso (Autonimisti), Giuseppe Galluzzo (DB),Giuseppe Zitelli (DB), Tony Rizzotto (Misto), Giovanni Bulla(UDC).
– Ambiente e Territorio: Presidente della commissione è Giusy Savarino di Diventerà Bellissima. Gli altri componenti sono: Giampiero Trizzino (M5S), Stefania Campo (M5S), Nunzio Di Paola (M5S), Valentina Palmeri (M5S), Stefano Pellegrino (FI), Alfio Papale (FI), Marianna Caronia(FI), Antony Barbagallo (PD), Luisa Lantieri (PD), Giuseppe Compagnone (Autonomisti), Alessandro Aricò (DB), Eleonora Lo Curto(UDC), Edy Tamajo( Sicilia Futura).
– Cultura, Formazione e Lavoro: Presidente della commissione è Luca Sammartino del PD. E' composta da: Roberta Schillaci, Nunzio Di Paola, Giovanni Di Caro, Giampiero Trizzino (M5S), Marianna Caronia, Michele Mancuso (FI), Nello Dipasquale, Luca Sammartino (PD), Carmelo Pullara (Popolari e Autonomisti), Alessandro Aricò (DB), Giovanni Bulla (UDC), Antonio Catalfamo (FDI), Claudio Fava (Misto).
– Bilancio e Finanze: Presidente Riccardo Savona di Forza Italia. Composta da: Sergio Tancredi, Stefano Zito, Luigi Sunseri (M5S), Riccardo Savona, Giuseppe Milazzo, Mancuso (Forza Italia), Baldo Gucciardi, Luca Sammartino (PD), Giovanni Di Mauro (Popolari e Autonomisti), Giusy Savarino (DB), Eleonora Lo Curto (UDC), Gaetano Galvagno (FDI), Cateno De Luca (Misto)
– Servizi Sociali e Sanitari: Presidente è Margherita La Rocca Ruvolo in quota UDC. I membri sono: Francesco Cappello, Salvatore Siragusa, Antonino De Luca, Giorgio Pasqua (M5S), Giuseppe Milazzo, Tommaso Calderone (FI), Giuseppe Arancio, Francesco De Domenico (PD), Carmelo Pullara (Popolari e autonomisti), Giusy Savarino (DB), Margherita La Rocca Ruvolo (UDC), Elvira Amata (FDI), Nicola D’Agostino (Sicilia Futura)
– Esame delle Attività dell’Unione Europea: Matteo Mangiacavallo, Luigi Sunseri, José Marano, Stefania Campo (M5S), Rossana Cannata, Riccardo Gallo Afflitto (FI), Nello Dipasquale, Giuseppe Lupo (PD), Giuseppe Gennuso, Giovanni Di Mauro (Popolari e autonomisti), Giuseppe Galluzzo (DB), Giuseppe Zitelli (Fdi), Edy Tamajo (Sicilia Futura)
Tre le presidenze delle commissioni andate a Forza Italia, in una di queste c'è il marsalese Stefano Pellegrino; una commissione (Sanità) dalla poltrona pesante è andata all'UDC la cui presidente è La Rocca Ruvolo; Diventerà Bellissima incassa una presidenza con Giusy Savarino all'Ambiente. Il Partito Democratico conta su Luca Sammartino alla Cultura, nessun posizionamento di riguardo per i deputati dem di lungo corso e con ex posizioni di governo crocettiano.