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06/01/2018 06:00:00

I tagli di Musumeci, protesta il mondo dell'antimafia

 Dopo i tagli ai contributi regionali, riconosciuti dalla cosiddetta tabella H, gli enti e le associazioni antimafia sono insorte.

I contributi incassati non sono infatti quelli richiesti, né tantomeno quelli sperati. Un taglio drastico che imporrà un ridimensionamento delle attività svolte sui territori.

La voce è unanime, dal Centro Pio La Torre alla Fondazione Falcone.

Il primo aveva chiesto un contributo di 279 mila euro, niente da fare. La somma in contributo è pari a 16.800 euro.
Per la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone non è andata meglio. Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia nella strage di Capaci del 1992, ha rappresentato la sua amarezza: “ Una fondazione che da 25 anni si dedica all'educazione alla legalità e alla diffusione della conoscenza della criminalità organizzata per creare nelle nuove generazioni una consapevolezza e una coscienza antimafiosa. Troviamo francamente grave che l’attività che da un quarto di secolo portiamo avanti sia stata sottovalutata proprio da chi, come la Regione che della fondazione è socio fondatore, ne conosce l’importanza".

Il Centro Pio La Torre chiede quali siano state le motivazioni che hanno portato ad un riduzione del contributo: “Vorremmo sapere dall'attuale governo e da quello precedente cosa pensano che il Centro Pio La Torre, dopo 32 anni di attività, abbia sbagliato".

Si schiera a favore delle associazione anche la CGIL: “Non comprendiamo come mai le risorse siano state tagliate in percentuale maggiore proprio alle associazioni culturali da anni impegnate in attività antimafia. Non è comunque un segnale positivo”.

A rispondere è l'assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao: “Non avevamo scelta. Le somme dei contributi sono il frutto dell'iter compiuto dalle commissioni interne agli assessorati che si sono basate sulla normativa del governo Crocetta”.

In buona sostanza la decisione poteva essere quella di annullare ogni sorta di contributo, quindi nessuna erogazione sarebbe avvenuta ovvero effettuare la distribuzione dei contributi per come decretato.

"Se occorre tagliare i costi, nessuna obiezione. A patto che i criteri per questi tagli siano legittimi, trasparenti e non punitivi - è intervenuto il deputato regionale Claudio Fava -. La decisione del governo Musumeci di ridurre i finanziamenti alla fondazione Pio La Torre ad un ventesimo di quelli richiesti (tutti per attività documentata) non è una scelta, sia pur opinabile ma legittima, di riduzione dei costi: è un atto di manifesta, umiliante e incomprensibile ostilità".

Stessa amarezza, di fronte ai tagli dei contributi, anche alla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. "Abbiamo appreso dalla stampa - è il commento invece di Maria Falcone, la presidente - del taglio dei fondi che la Regione avrebbe destinato alla nostra fondazione, una fondazione che da 25 anni si dedica all'educazione alla legalità e alla diffusione della conoscenza della criminalità organizzata per creare nelle nuove generazioni una consapevolezza e una coscienza antimafiosa. Troviamo francamente grave - ha aggiunto - che l’attività che da un quarto di secolo portiamo avanti sia stata sottovalutata proprio da chi, come la Regione che della fondazione è socio fondatore, ne conosce l’importanza"

Da giorni, poi, non si fa altro che parlare della nomina di Patrizia Monterosso alla dirigenza della Fondazione Federico II.
La Monterosso pare sia sempre super protetta da tutti i governi che si sono succeduti in Sicilia. Piazzata anni fa da Gianfranco Miccichè non è mai andata via. Nemmeno tutti gli assessori legati a Crocetta la disdegnavano, anzi caldeggiavano la sua riconferma. E così è stato fino alla naturale scadenza del contratto.
In questa nuova Legislatura non sarà più il segretario generale della Regione, per lei la poltrona è un'altra: si è insediata alla Fondazione Federico II.
La nomina diretta è stata perfezionata dal presidente dell'ARS, Miccichè, che è anche il presidente della stessa Fondazione.
Il Governatore Nello Musumeci si è smarcato dalla nomina della Monterosso, per la quale ha provato anche un certo imbarazzo. Sostiene che a volerla alla direzione della Federico II è stato Miccichè. Nessuna nomina concordata, dunque.
Dal canto suo, Miccichè dice di non avere bisogno di condividere o di cercare approvazione per la nomina alla direzione della Fondazione, trattasi di passaggio di esclusiva pertinenza del presidente dell'ARS.
Insomma, qualunque sia il motivo della nomina il fatto certo è che la Monterosso è lì.
Esce da una porta ed entra dall'altra, come anticipato dal deputato dei Cinque Stelle, Giancarlo Cancelleri.