Il Partito Democratico dall'implosione all'esplosione, linea di confine tra tossine e scorie, che potrebbero colpire quanti ancora vorrebbero votare quella parte politica.
I circoli dem sono tutti in subbuglio, stessa cosa per quelli provinciali.
Non c'è un'unica linea politica, non c'è la condivisione delle decisioni, né l'ascolto delle istanze della base.
Così rappresentato, il PD sembra in mano a quei pochi leader che sui territori vorrebbero imporre la loro, presunta, leadership. Senza averne merito. Un diktat a cui molti, adesso, si stanno ribellando.
Si sa, anche i congressi spesso hanno avuto un sapore amaro. I segretari altro non erano, e sono, che eletti per acclamazione. Nome concordato prima, su cui convogliare. Un nome che non nuoceva nessuno, che non alzava la testa e non scalpitava, soprattutto che sia da copertura alle decisioni che vengono prese altrove.
Agli attivisti tutto questo oggi non va più bene, meglio tardi che mai.
I territori vogliono dire la loro sulle candidature. Certo, ci sarebbe da capire: cosa si intende per territorio?
Se si indicano quelle tre o quattro persone, che nelle province vorrebbero dettare nomi e condizioni. allora trattasi di corrente.
Fausto Raciti, segretario regionale dem, al momento non ha una soluzione da prospettare. se non quella di convocare la direzione regionale. L'ultima parola dovrebbe spettare a Matteo Renzi, strano a dirsi, difficile a realizzarsi.
Una cosa è certa, il PD è in calo ovunque in Italia. In Sicilia poi è diviso.
Troppe correnti, troppe anime che tenterebbero la scalata politica.
Il gruppo all'ARS non ha mostrato fin dall'inizio segni di compattezza, al contrario, ha evidenziato che in mezzo a loro ci sono dei franchi tiratori, e anche dei bugiardi. C'è chi ha bluffato con la consapevolezza di farlo. La storia si ripete. Si puntano il dito tra di loro, l'uno dice all'altro traditore, senza però venirme mai a capo.
E quel partito, che all'ARS dovrebbe essere opposizione forte, l'unica manifestazione di cui si gloria è il personalismo. Ognuno con i suoi interessi da tutelare.
Adesso le liti sono per le candidature, per il posto in lista ad elezione certa.
Quale merito? Nessuno. Basta avere rapporti con i big nazionali e il paracadute è pronto.
La batosta è dietro l'angolo, proprio perchè i dem sui territori rappresentano una casta, non omogenea, che trasuda “esclusione”.
Dopo cento giorni di silenzio ecco che Raciti si decide a convocare la direzione regionale.
L'appuntamento, all'Hotel delle Palme, è per un momento di confronto interno.
Di cose da discutere ce ne sono, a cominciare dalla sconfitta piena alle Regionali di novembre.
Da più parti la lettura è quella di una possibile implosione del PD.
Nulla di fatto, è già imploso.
Il movimento Cinque Stelle, intanto, ha iniziato le operazioni di voto con le primarie sulla piattaforma Rousseau .
Nel sistema pare, però, ci siano dei problemi legati alla lentezza e ad alcuni nominativi mancanti.
In molti degli attivisti chiedono l'annullamento delle votazioni. Nulla di grave, fa sapere lo staff, piccoli inconvenienti tecnici che verranno presto risolti.
Alla parola onestà farà eco, ai grillini, quella di trasparenza.
Meno rumorose le candidature di centro destra alle Politiche. Ultimi accordi in fase di perfezionamento. Da Palazzo Grazioli, a Roma, ad Arcore i nomi sono stati già siglati, qualche collegio è ancora da denifire.
Il fine settimana a Roma ci sarà più chiarezza. I quadri dirigenti forzisti diranno la loro a Silvio Berlusconi.