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26/01/2018 16:12:00

Trattativa Stato - mafia, ecco le condanne chieste dall'accusa per Mori, Dell'Utri e...

 La Procura di Palermo ha chiesto la condanna a 15 anni di carcere dell'ex capo del Ros Mario Mori, imputato di minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

Chiesti rispettivamente 12 anni e 10 anni per gli altri due ufficiali dell'Arma accusati: Antonio Subranni, prima di Mori al comando del Raggruppamento Speciale dei carabinieri, e Giuseppe De Donno. Chiesta la condanna a 12 anni di carcere dell'ex senatore Marcello Dell'Utri, imputato di minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato che sta scontando una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Chiesta anche la condanna a sei anni di carcere per l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino imputato di falsa testimonianza.

Condanna rispettivamente a 16 e 12 anni di carcere chiesta per i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, accusati di minaccia a Corpo politico dello Stato nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Per il pentito Giovanni Brusca, che rispondeva dello stesso reato, i pm hanno chiesto l'applicazione dell'attenuante speciale prevista per i collaboratori di giustizia e la dichiarazione di prescrizione delle accuse.

Chiesta anche la dichiarazione della prescrizione per le accuse di concorso in associazione mafiosa contestate nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia a Massimo Ciancimino. Ciancimino rispondeva anche della calunnia dell'ex capo della polizia De Gennaro: per questo reato sono stati chiesti 5 anni di carcere. Per i pm le condotte di concorso in mafia sarebbero cessate con la cattura del boss Riina, a gennaio 1993, per questo la richiesta di dichiararle prescritte.

"Sono colpevoli e vanno condannati. Questo processo riguarda i rapporti indebiti fra Cosa nostra e alcuni esponenti delle istituzioni", hanno detto i pubblici ministeri Vittorio Teresi, Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene nel corso delle otto udienze della requisitoria.
"Nel 1992, con il delitto dell’eurodeputato Lima e poi con le stragi Falcone e Borsellino, i mafiosi volevano vendicarsi, ma anche inviare un messaggio di ricatto al governo e alle istituzioni, Cosa nostra cercava la mediazione".
"Riteniamo di aver raggiunto la prova piena della responsabilità degli imputati, ha detto ancora l'accusa, alcune tessere di questa storia sono sporche di sangue. Il sangue delle vittime delle stragi".